«Il tavolo interministeriale sul demanio marittimo deve lavorare bene e fare in fretta: l’obiettivo è presentare entro la fine di luglio dei dati completi e attendibili al governo, in modo da metterlo in grado di decidere sul futuro del settore». È l’appello del deputato di Fratelli d’Italia Riccardo Zucconi, intervistato da Mondo Balneare in seguito al secondo confronto fra ministeri e associazioni di categoria sulla mappatura del demanio marittimo, tenutosi martedì scorso a Roma. Zucconi vi ha preso parte insieme ad altri parlamentari, in qualità di deputato da sempre attento alle questioni legate al demanio, e ora tiene a precisare i propositi del lavoro in corso.
Zucconi, cosa è emerso dal tavolo di martedì?
«Sono state convocate tutte le associazioni di categoria che hanno interessi economici legati al demanio marittimo, quindi non solo stabilimenti balneari, ma anche campeggi, alberghi e porti turistici. Lo scopo era avere il loro riscontro sui primi dati grezzi della mappatura che abbiamo condiviso, e che già ci hanno fatto presupporre come le coste occupabili dalle attività di tipo turistico-ricreativo non siano una risorsa scarsa».
Come è stata calcolata la quantità di risorsa disponibile?
«Il dato grezzo per ora ha preso in considerazione l’estensione totale del demanio marittimo italiano, da cui sono state sottratte le superfici occupate da attività. Ora si dovrà procedere a fare altre verifiche, per esempio sottraendo dalle aree concedibili quelle relative alle riserve naturali protette, al demanio militare e ai beni statali. Poi bisognerà andare a vedere la morfologia delle coste: a questo proposito è stato fondamentale un dossier fornito da Assobalneari-Confindustria, che ha dimostrato come sia possibile costruire ed esercitare attività turistico-ricreative anche sulle scogliere e sulle coste rocciose. In sostanza, occorre concludere una volta per tutte questa benedetta mappatura per capire quante spiagge sono libere e concedibili, e dunque se la Bolkestein va applicata in caso di risorsa non scarsa».
Che tempi si prevedono per concludere la mappatura?
«Il prossimo tavolo è stato convocato per il 20 luglio e in quella data sarà necessario arrivare con un prodotto finito. Il fatto che il nuovo appuntamento del tavolo sia stato convocato così a ridosso del precedente, dimostra che si sta lavorando con celerità. In questo momento il carico più pesante è in capo al Ministero delle infrastrutture, che sta facendo un ottimo lavoro».
Regioni e Comuni chiedono di avere un ruolo maggiore nel tavolo.
«Occorre valutare con attenzione il ruolo delle Regioni su una materia che è di competenza statale, come ha detto più volte la Corte costituzionale. Per esempio, ogni Puad regionale ha imposto una diversa percentuale sulla quantità di spiagge da mantenere libere, mentre io credo che si debba fissare un limite nazionale uguale per tutti, del 15-20% al massimo. Non è possibile che ci siano Regioni che impongano che il 70% di coste debba essere non concedibile: oltre a invadere la competenza statale sul demanio, si tratta di scelte che vanno a ledere il principio di concorrenza. Si tratta di un problema che va affrontato una volta per tutte».
La scadenza delle concessioni demaniali è comunque imminente, e la mappatura non basta per restituire certezze al settore: urge una legge che decida cosa deve accadere dopo il 31 dicembre 2024, anche per fermare le amministrazioni comunali che stanno andando avanti per conto proprio.
«Ad oggi non sono stati ancora fissati i criteri nazionali per regolamentare i bandi, per cui non si capisce come un Comune possa fare le gare per conto suo. Mi pare che si tratti di tentativi impropri, da parte di alcune amministrazioni, di appropriarsi una tematica che non compete loro, se non nella fase finale di gestione delle riassegnazioni. Ma i Comuni non possono decidere le regole sulle evidenze pubbliche del demanio marittimo. Poi, certo, alcuni funzionari hanno il timore di non ottemperare agli obblighi di legge e di avere conseguenze con la Corte dei conti, e questo lo capisco. Per risolvere il problema e fare chiarezza, penso che lo strumento più opportuno sia una circolare governativa, ma soprattutto occorre fare in fretta. Prima il tavolo interministeriale arriva a dei risultati, meglio è. Poi il governo farà le sue scelte e andrà a confrontarsi in Europa. Ma il mio invito è che tutti corrano per produrre una mappatura attendibile e completa su cui ragionare. Non possiamo esporre il governo a indecisioni o incertezze su un tema così delicato. Il nostro dovere è elaborare dati attendibili».
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