di Fabrizio Licordari
Rimango sconcertato dalle dichiarazioni che ho letto su alcuni autorevoli organi di informazione rilasciate dal presidente della Provincia di Rimini Stefano Vitali e dal sindaco riminese Andrea Gnassi (vedi notizia), che si rifanno alla posizione dell’assessore regionale al turismo dell’ Emilia-Romagna Maurizio Melucci e che esprimono unanimemente contrarietà alla proposta che il governo ci ha presentato nella riunione di giovedì scorso presso il ministero dell’economia.
La mia sorpresa è provocata dal fatto che Vitali, Gnassi e Melucci stiano criticando la proposta proveniente dal governo e dalle forze politiche che lo compongono e, appunto maggioritariamente dal Pd, forza politica alla quale appartengono e alla quale appartiene anche il sottosegretario Pier Paolo Baretta che, con molto impegno, sta cercando di trovare soluzioni che possano ridare fiducia ad un comparto economico che sta rischiando l’estinzione a causa dell’applicazione di norme europee.
La proposta del governo ha suscitato un positivo interesse da parte nostra, che come imprenditori preoccupati per il futuro delle nostre aziende stiamo cercando di trovare, non senza fatica e sacrifici, una soluzione per tutelare il lavoro di chi fino ad oggi ha saputo creare un prodotto specificatamente italiano, e al quale altri paesi cercano di ispirarsi: il turismo balneare.
Parole di sostegno alla proposta Baretta sono state espresse sia dai parlamentari del Pdl presenti – i deputati Pizzolante e Abrignani e il senatore Gasparri – che dai rappresentanti del Pd – tra cui la senatrice Granaiola e i deputati Vazio, Giacobbe e Velo, che erano anche accompagnati dal responsabile per il turismo dello stesso Partito democratico Armando Cirillo.
Ma allora – mi domando – perché ora che si sta cercando di trovare una soluzione il più condivisa possibile escono dichiarazioni contrastanti di amministratori del riminese, non presenti ai tavoli di lavoro convocati da questo governo, in contrasto con la linea della loro stessa forza politica di appartenenza? È necessario fare chiarezza su un punto fondamentale: nessuno ha parlato di vendere le spiagge, che continueranno a essere demanio dello Stato, bensì ci è stata prospettata la possibilità dal governo di acquisire soltanto le aree sulle quali, con importanti investimenti, sono state costruite regolarmente le strutture balneari che nel corso degli anni hanno consolidato il sistema turistico delle comunità costiere del nostro Paese.
Dire che il governo vuole vendere le spiagge è falso e strumentale per bassi fini propagandistici. Davanti a questa importante proposta, oggi chiediamo responsabilità e avremo modo di capire e di vedere chi davvero tra politici e amministratori pubblici, che spesso intervengono a convegni e dibattiti con belle parole a sostegno del comparto balneare italiano, vorranno davvero, con serietà e impegno, andare avanti con una proposta concreta per rilanciare in un momento così difficile e drammatico per la nostra economia e per il comparto balneare che conta più di 30.000 aziende e migliaia di posti di lavoro. Il tempo delle chiacchiere e delle polemiche è finito. Noi siederemo al tavolo delle trattative con senso di responsabilità per contribuire a una proposta legislativa che possa essere il più condivisa possibile.
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