«I numerosi articoli giornalistici sull’erosione costiera confermano l’esistenza di un problema globale e, a quanto pare, ineludibile. Sul tema si sono sprecati fiumi di convegni, studi e ipotesi che, spesso ripetendosi, propongono soluzioni fantasiose e costose, spesso naufragate nell’irrilevanza, nel solo vantaggio economico del progetto o nell’immediata ma temporanea illusione della soluzione. Invece il mio sistema innovativo, efficace ed economico non viene preso in considerazione». Lo denuncia l’ingegnere Giuseppe Tamburrano, inventore di una barriera low cost per combattere l’erosione costiera.
«Una soluzione, che possa considerarsi tale, per la tutela degli arenili dovrebbe rispondere ad alcune determinate caratteristiche: efficienza, durata, incidenza ambientale, basso costo, amovibilità nel periodo di fruizione dell’arenile, utilizzo di materiali rigenerati, installazione manuale e consenso da parte di tutti gli attori interessati alla valutazione dell’installazione e degli effetti della stessa», sottolinea Tamburrano. «Tutti questi elementi sono caratteristiche del sistema innovativo Teti di mia invenzione, che ha ricevuto il sostegno delle maggiori associazioni ambientalistiche: il Wwf, membro del Consorzio dell’area marina protetta di Torre Guaceto, a gennaio 2022 ci ha consentito l’installazione di un impianto sperimentale su una delle spiagge di sua competenza, dichiarando, al termine del periodo sperimentale, una grande soddisfazione per i risultati ottenuti; e nel “Rapporto Spiagge 2022” di Legambiente il sistema Teti è stato inserito nel capitolo sulle “Buone pratiche contro l’erosione costiera e per la gestione dei litorali”».
Prosegue l’ingegnere: «Tuttavia la Regione Puglia, con una legge regionale del novembre 2022, ha avocato a sé le autorizzazioni per tutti gli interventi di protezione costiera e, su specifica richiesta di chiarimenti, ha assimilato l’installazione del mio sistema a quello delle opere rigide di non ritorno, richiedendo la procedura di valutazione di impatto ambientale ordinaria. Va da sé che, con i tempi e i costi di questa procedura, viene meno l’attrattiva dell’adozione di Teti per le peculiarità che la contraddistinguono: bassi costi, leggerezza, amovibilità stagionale, rapidissimi tempi d’installazione».
«Numerosi sono stati i riconoscimenti, anche europei, ottenuti dalla mia invenzione, ma nessun interesse è arrivato da parte degli uffici istituzionali preposti alla ricerca di soluzioni di merito», tuona Tamburrano. «Percepisco una sorta di marcata indifferenza, nonostante siano trascorsi alcuni anni dalla presentazione dell’invenzione e circa due dalla disponibilità sul mercato del dispositivo innovativo».
«La semplice domanda che sempre più spesso ci viene posta dai non addetti ai lavori è la seguente: ma se funziona e tutto va bene, perché non lo installate?», prosegue l’ingegnere. «Ci siamo dati due risposte probabili: la prima è che ogni regione ha le sue leggi in termini di autorizzazioni ambientali, nonostante i problemi siano comuni a livello nazionale; e la seconda è che l’installazione viene associata ad altri sistemi perché non c’è una bibliografia di riferimento specifica, se non la nostra. Ma ci domandiamo quale altra potrebbe essere, visto che si tratta di una soluzione innovativa e mai sperimentata altrove».

Conclude Tamburrano: «Vorremmo effettuare in serenità delle installazioni già programmabili, ma siamo una start up innovativa con ormai esaurite risorse economiche, e temiamo l’eventuale intervento sospensivo da parte di qualche zelante funzionario di uno dei tanti enti che gestiscono questo settore. La burocrazia ci sta ostacolando: per esempio, in merito a una richiesta d’installazione a Otranto, c’è una conferenza di servizi che per diverse ragioni è in piedi da due anni, mentre l’assessorato all’ambiente della Regione Puglia, pur avendo ricevuto una sovrabbondanza documentale, non riesce né a giustificare né a formalizzare le ragioni di merito della sua richiesta di una Via ordinaria per poter installare Teti su richiesta di un concessionario balneare di Gallipoli. Abbiamo la soluzione e abbiamo le richieste, per cui ci chiediamo come sia possibile che tutto venga bloccato da un farraginoso iter burocratico che ostacola l’applicazione di un’innovazione che sfrutta semplicemente le naturali dinamiche del mare. Ci domandiamo cosa dobbiamo dimostrare ancora e se è vero che si voglia risolvere il problema dell’erosione costiera degli arenili. Le stagioni autunnale e invernale sono quelle utili a far sì che la prossima estate i concessionari balneari non si trovino davanti all’ennesima riduzione di spiaggia, per cui occorre risolvere questi problemi in fretta».
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