Si è abbattuto un terremoto sul presidente di Confindustria Carlo Bonomi (nella foto), reo di avere attaccato i titolari di stabilimenti balneari e i partiti che li difendono. All’assemblea annuale dell’associazione tenutasi giovedì scorso, Bonomi è intervenuto sul decreto concorrenza in lavorazione alla presidenza del consiglio, che secondo gli intenti del premier Mario Draghi avrebbe dovuto contenere una norma sulla riassegnazione tramite gara delle concessioni balneari, poi slittata per l’opposizione delle forze di centrodestra. Queste sono state le parole del presidente di Confindustria: «I partiti non mollano nella difesa dei troppi settori dell’economia italiana sottratti alla logica della concorrenza e del mercato. Non voglio qui toccare il tema delle concessioni balneari e degli ambulanti: si commentano da sole le difese di partito perché si continui a protrarle senza gare». Ancora, Bonomi ha detto che «la durata delle concessioni pubbliche va ricondotta ai cinque anni standard europei, le eccezioni vanno giustificate solo laddove sia comprovato che davvero rechino benefici economici e non siano rendite dei concessionari».
Contro il presidente di Confindustria è andato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari aderente a Fipe-Confcommercio, che in una nota ha descritto l’intervento di Bonomi come un «attacco gratuito e superficiale alla questione delle concessioni balneari e degli ambulanti», denunciando anche «il quotidiano confindustriale che da tempo si distingue con periodiche polemiche sulla delicata questione» e che ieri ha dato ampia enfasi alle parole del presidente.
«L’espressione liquidatoria e arrogante elude la complessità della nostra vicenda che impone un bilanciamento di diversi diritti e interessi tutti meritevoli di tutela e considerazione», ha aggiunto Capacchione. «Infatti, com’è noto il nostro paese da tempo sta cercando di affrontare e risolvere la questione con serietà e senso di responsabilità nel pieno rispetto del diritto europeo e dei principi costituzionali che, è opportuno ricordarlo all’attuale capo del capitalismo nostrano, non tutela solo la concorrenza ma anche la proprietà aziendale, il legittimo affidamento e soprattutto il lavoro. Evidentemente sfugge al presidente di Confindustria la distinzione fra concessioni di capitali e quelle, come per i balneari e gli ambulanti, dove prevale o è esclusivo il fattore lavoro: quello fornito da decine di migliaia di famiglie che hanno determinato il successo del turismo italiano nel mercato internazionale delle vacanze. Successo dovuto alla professionalità degli attuali operatori ma anche e soprattutto alla sua caratteristica di aziende con una gestione diretta e familiare ben più efficiente e gradita dagli utenti rispetto a una eventualmente diversa, omologata e impersonale, fornita dal grande capitale nazionale o internazionale».
Così ha concluso la nota di Capacchione: «Comprendiamo le mire di qualche capitalista nostrano, ma in questo settore è quantomeno opportuno privilegiare non tanto l’investimento di capitale quanto quello del diretto lavoro del concessionario, sia perché economicamente più efficiente e sia per evitare un eccessivo carico edilizio sulla costa con lesione delle sue caratteristiche ambientali. È una questione che avrebbe comunque meritato una ben più profonda trattazione, ma soprattutto più rispetto per settori economici costituiti non da capitani d’industria dai forzieri ricolmi, ma da onesti lavoratori che anche quest’anno, come nello scorso, hanno determinato la ripartenza economica del paese».
Anche il senatore della Lega Gian Marco Centinaio ha commentato l’intervento di Bonomi con un tweet: «Sono allibito. Chi dovrebbe difendere gli imprenditori non può fare affermazioni di questo tipo».
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