di Alex Giuzio
Il parlamento europeo ha avuto occasione di aprire la strada a una modifica della direttiva Bolkestein, salvando gli stabilimenti balneari dalle evidenze pubbliche. Ma la maggioranza degli eurodeputati ha votato contro questo provvedimento. È accaduto oggi durante la plenaria di Strasburgo, in occasione del voto sulla relazione dell’eurodeputata del Ppe Anna Maria Corazza Bildt, riguardante la situazione attuale e le prossime tappe del mercato interno dei servizi. E questo fa riflettere molto i balneari italiani: prima di tutto per il voto contrario degli europarlamentari italiani del Ppe, tra cui ce ne sono alcuni che ben conoscono le problematiche della direttiva Bolkestein; e in secondo luogo perché, se l’attuale o i precedenti governi italiani fossero andati a Bruxelles a tentare di difendere le spiagge italiane, la storia sarebbe stata differente.
Seppure quella odierna fosse un’iniziativa parlamentare non vincolante, quanto è accaduto appare piuttosto sconcertante: sono infatti stati respinti tutti gli emendamenti presentati dal gruppo S&D (l’alleanza progressista di socialisti e democratici), che evidenziavano i rischi per il mercato del lavoro connessi all’applicazione della direttiva Bolkestein. Tra questi emendamenti, particolarmente importante era quello che richiedeva un’indagine ex-post sull’impatto della liberalizzazione dei servizi decisa appunto dalla direttiva Bolkestein.
Il Ppe (Partito popolare europeo) ha sempre votato contro gli emendamenti in questione, difendendo la sua relatrice Anna Maria Corazza Bildt. È noto che in queste votazioni i singoli parlamentari seguono le direttive di voto del loro gruppo, e dunque hanno una scarsa iniziativa individuale; tuttavia fa riflettere la volatilità di alcuni europarlamentari italiani del Ppe che ben conoscono i problemi della direttiva Bolkestein causati nelle spiagge del nostro paese. Le uniche astensioni all’interno del Ppe sono state quelle di Roberta Angelilli (vicepresidente del parlamento europeo), Niccolò Rinaldi (vicepresidente del gruppo Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa e capodelegazione Idv in europarlamento) e Sonia Alfano (membro Idv e Alde nonché presidente della commissione speciale antimafia). Ma con questi numeri, a nulla è servito il voto finale contrario alla risoluzione espresso dal gruppo S&D, di cui fa parte Andrea Cozzolino (vice capodelegazione Pd in europarlamento).
Commenta Claudio Morganti (europarlamentare indipendente dell’Eld) in una nota diffusa in giornata: «Oggi il parlamento europeo aveva l’occasione di rivedere il mercato interno dei servizi, incluse le problematiche legate alla Bolkestein, che rischia di affossare le nostre eccellenze territoriali, e invece solo 292 deputati, tra cui il sottoscritto, hanno votato contro una relazione in cui non vi era alcun riferimento alle conseguenze negative dovute all’applicazione della direttiva servizi in diversi Stati membri».
«Mi stupisce – dichiara Morganti – che ben 366 deputati, ovvero quelli che hanno votato a favore, si siano mostrati indifferenti nei confronti della crisi che sta colpendo diverse categorie, tra cui quella dei balneari, che rischiano di trovarsi, a breve, senza lavoro. È un delitto sacrificare questo patrimonio di micro imprese a conduzione familiare per lasciare spazio alle multinazionali del turismo, che non aspettano altro che mettere il proprio marchio sulle nostre coste. A guadagnarci non saranno né i cittadini né l’economia europea. Lo stesso vale per la liberalizzazione selvaggia delle qualifiche per determinate categorie professionali, come le guide turistiche, un’altra eccellenza italiana, le cui competenze sono frutto di una formazione rigorosa, volta a garantire il meglio per i turisti».
Secondo Morganti, che ieri sera è anche intervenuto in aula a sostegno dei balneari, «la bocciatura di questa relazione sarebbe stata un calcio alla Bolkestein. L’Europa – termina – dovrebbe posticipare l’applicazione della direttiva servizi a tempi più consoni rispetto a quelli attuali, e soprattutto dovrebbe imparare a rispettare le peculiarità dei propri Stati membri».
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