Discussione rimandata ancora prima di iniziare: il disegno di legge n. 4302 sul riordino delle concessioni demaniali marittime ha fatto solo esprimere un primo parere alle varie forze politiche rappresentate alla Camera dei deputati, dove ieri pomeriggio è iniziato l’iter verso la votazione del provvedimento che intende istituire le evidenze pubbliche degli stabilimenti balneari. Forza Italia ha infatti presentato una pregiudiziale di costituzionalità che ha fatto rimandare la discussione ad altra seduta, a partire da oggi pomeriggio: solo dopo avere sciolto tale questione, si passerà al voto dei singoli articoli del ddl (probabilmente non prima della prossima settimana). Ma da questo dibattito iniziale sono già emerse le varie posizioni in campo: oltre al partito di Berlusconi, a essere contrario è anche il Movimento 5 Stelle (ma per motivi diversi e anche un po’ confusi), mentre a sostenere il testo sono le forze di maggioranza, e cioè Partito democratico e Alternativa popolare. Anche il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta è intervenuto per esprimere il suo parere favorevole in nome del governo.
A introdurre è stato il relatore Tiziano Arlotti (Pd), che ha illustrato le vicende delle concessioni balneari dalla famigerata direttiva Bolkestein (la norma europea del 2006 sulla liberalizzazione dei servizi) e gli ormai noti contenuti del disegno di legge: un periodo transitorio in base al legittimo affidamento in capo ai precedenti concessionari e poi le procedure di evidenza pubblica per riassegnare le attività, ma tenendo conto del valore d’impresa e della professionalità acquisita per tutelare gli attuali imprenditori; e ancora la revisione dei canoni abbandonando i valori Omi e istituendo almeno tre fasce di calcolo, un numero massimo di concessioni per lo stesso soggetto, l’obbligo di pubblicare l’entità del canone sul sito internet della propria attività (clicca qui per conoscere i contenuti integrali del ddl). Arlotti ha sottolineato che il testo attuale «è stato molto migliorato rispetto alla stesura originaria presentata lo scorso 27 gennaio in consiglio dei ministri, soprattutto grazie alle audizioni con le associazioni di categoria», e in risposta alle osservazioni del Comitato legislativo della Camera, che lo scorso 27 settembre ha espresso perplessità su un testo che «si limita a previsioni generiche» e che «richiamano valori e interessi talora in contrasto tra loro» come l’apertura alla concorrenza e le forme di tutela per i precedenti concessionari, il relatore dem ha spiegato che tutti i principi del ddl si adeguano al diritto comunitario. «Nelle future evidenze pubbliche – ha giustificato Arlotti – non si potrà prescindere dal riconoscere l’equo valore delle imprese, altrimenti avverrebbe un esproprio dei beni aziendali, in contrasto con i principi del diritto europeo, e non ci sarebbe una vera apertura del mercato».
A esprimere il parere favorevole in rappresentanza del Partito democratico è poi intervenuto Federico Massa: «Ritengo ingeneroso il parere del Comitato legislativo – ha detto il deputato – poiché siamo davanti a interessi pubblici rilevanti che meritano una disciplina organica, non con la scelta di un profilo a scapito dell’altro, ma piuttosto instaurando un equilibrio tra i vari interessi in gioco. Per la prima volta da quando è stato abrogato il rinnovo automatico per adeguarsi al diritto europeo, c’è un disegno di legge che affronta la materia del demanio marittimo in maniera seria e concreta. Negli ultimi dieci anni, invece, abbiamo solo avuto una serie di interventi emergenziali che hanno rinviato il problema senza affrontarlo. Se capiamo questo, sono sicuro che il parlamento potrà approvare il disegno di legge a larga maggioranza, rispondendo così alle esigenze degli attuali operatori del settore ed evitando polemiche strumentali che non servirebbero a nessuno, se non a un effetto boomerang. Questa legge è in definitiva un passo in avanti che dà all’Italia la necessaria autorevolezza per discutere in Europa sulle problematiche delle concessioni balneari e consente agli imprenditori di non vivere più con l’angoscia per il futuro».
Per il Movimento 5 Stelle è intervenuto il deputato Sergio Battelli, che ha espresso contrarietà al testo perché «delega la revisione delle concessioni demaniali marittime a un governo che non sta più in piedi», ma che poi ha espresso la posizione del suo partito ripetendo molti dei concetti che in realtà sono già inseriti nel disegno di legge: una opposizione che è insomma sembrata di principio, con il deputato grillino che ha ripetuto princìpi tavolta contraddittori. «La disciplina non può più essere rimandata – ha esortato Battelli – e occorre adeguarsi al diritto europeo, rispettando i principi di concorrenza, libertà di stabilimento e tutela degli investimenti. Altrettanto importante è restituire certezze a un settore che ormai da troppi anni è fermo a causa dell’incertezza, quindi è necessario introdurre procedure di selezione che assicurino imparzialità e trasparenza e che tengano conto della professionalità acquisita nell’esercizio dei beni demaniali marittimi». In seguito, il deputato pentastellato se l’è presa con i precedenti governi che non hanno risolto l’annosa questione: «La direttiva Bolkestein è stata approvata nel 2006 e recepita nel 2010, siamo nel 2017 e nessun governo di centrodestra né di centrosinistra ha mai preso seriamente la questione, varando solo norme a tempo determinato che si sono rivelate ulteriori tasselli per l’incertezza. Pensavate di fare un favore alla categoria e invece avete solo rimandato e sotterrato il problema per anni, e con questa delega lo continuate a fare. La dimostrazione che centrodestra e centrosinistra prendono in giro gli operatori balneari è data anche dalle numerosi leggi regionali approvate o in corso di approvazione, pur sapendo che la materia non è di competenza regionale, al solo scopo di mettere bandierine in favore delle loro campagne elettorali». Infine, l’accusa: «Vi presentate con una delega scritta a immagine e somiglianza delle cooperative che vogliono prendersi tutta la torta, ma noi non vogliamo giocare a questo gioco. La verità è che prendete ancora in giro la categoria, sapete di non avere tempo per mandare in porto questo provvedimento e lascerete la palla a chi verrà dopo. Noi abbiamo le idee chiare su questa spinosa questione: non bisogna dimenticare gli operatori seri, che sono tantissimi, ma la prima cosa da fare è definire norme serie che tutelino la concorrenza leale e chi ha lavorato onestamente, facendo crescere il turismo in Italia. La maggior parte delle concessioni balneari è gestita da piccole imprese familiari e vogliamo aiutarle in questa fase di necessario cambiamento, proponendo di indennizzare il concessionario uscente che ha fatto investimenti e di creare premialità per chi ha lavorato bene e nel rispetto dei turisti e dell’ambiente».
Subito dopo, a nome di Forza Italia, la deputata Deborah Bergamini ha ribadito che «siamo contrari all’approvazione di questo provvedimento e non ne condividiamo l’intero impianto, la tempistica e l’opportunità. Ma mi sembra che né il governo, né la maggioranza di questo parlamento abbiano del tutto compreso le conseguenze dell’andare avanti con questo presunto riordino, che di fatto espropria oltre 30.000 imprese balneari italiane, un fiore all’occhiello riconosciuto del comparto turistico del nostro paese. Non capiamo la fretta di voler chiudere un provvedimento messo insieme in modo confuso, senza ragionare sul fatto che il nostro paese possiede 8.000 chilometri di coste e che ha le capacità tecniche di realizzare stabilimenti balneari ecocompatibili e non impattanti anche in luoghi diversi da quelli che sono già soggetti a concessione. Quindi, manca il presupposto fondante su cui si basa l’esecuzione della direttiva, cioè la scarsità delle risorse naturali, essendoci ancora il 48% di spiagge libere secondo le associazioni di categoria. Oltretutto, l’Agenzia del demanio alle audizioni ha confermato che non sappiamo quante concessioni abbiamo, quanto valgono, quanti contenziosi sono aperti e per quanto denaro; non sappiamo niente ma noi riordiniamo su questo non sapere niente». La deputata ha poi fatto un paragone con la Spagna, che «nel 2013 ha approvato la revisione della Ley de Costas del 1988, prevedendo una proroga da 30 a 75 anni delle concessioni in essere senza procedure di evidenza pubblica. In questo paese permane una concreta tutela per gli attuali titolari di concessioni balneari, mentre in Italia il disegno di legge-delega sembra la dimostrazione di quanto il governo proprio non comprenda il funzionamento, il potenziale e l’interesse nazionale del comparto balneare. Con questo disegno di legge si rischia di consegnarlo alla libera concorrenza, imposta solo alle piccole aziende familiari, mentre per i grandi gruppi di potere la libera concorrenza non c’è mai. Lo trovo disarmante. Rischiamo così di consegnare al mercato dei grandi interessi economici nazionali e internazionali le concessioni demaniali italiane, tra l’altro secondo un principio che non è di reciprocità, perché gli spagnoli, per esempio, potranno venire a partecipare alle aste per le nostre concessioni balneari ma gli imprenditori italiani non potranno fare la stessa cosa in Spagna». In conclusione, secondo Bergamini «l’approvazione di questo provvedimento avrebbe un risultato certo: la morte di migliaia di piccole e medie aziende italiane. E Forza Italia non lo permetterà».
È stato poi Sergio Pizzolante, altro relatore del disegno di legge, a rispondere a tutte le osservazioni contrarie: «A chi ci contesta la strada della legge-delega – ha esordito il deputato Ap – voglio ricordare che siamo già intervenuti, durante il governo Berlusconi, con un legge, e fu scelta la stessa modalità, cioè la delega al governo. E anche i contenuti erano simili: non c’era un mandato al governo per fare una proroga di trenta o più anni, bensì una struttura simile a quella attuale ma molto più povera, mancando allora, per esempio, il riferimento al legittimo affidamento, cioè il riconoscimento del fatto che, avendo gli operatori nei decenni precedenti fatto investimenti e creato impresa basandosi sulle leggi dello Stato che davano loro un affidamento legittimo infinito nel tempo, bisognerà tenerne conto nella costruzione della legge e dei decreti, sia per quanto riguarda il periodo transitorio sia per quanto riguarda la questione delle evidenze pubbliche». In merito alle richieste di lunghe proroghe, Pizzolante ha spiegato: «Non ho un’opposizione politica pregiudiziale rispetto a questa possibilità, ma bisogna guardare la realtà, e se noi non lo facessimo, prenderemmo in giro gli operatori. L’ultima proroga di cinque anni, firmata dal senatore Gasparri, è stata infatti oggetto di una sentenza dalla Corte di giustizia europea che la ritiene un rinnovo automatico, dunque in conflitto con il diritto europeo. Quindi qualcuno mi deve spiegare come sia possibile che, avendo la Corte di giustizia bocciato una proroga di cinque anni, poi possa non bocciare una proroga di vent’anni, trent’anni, quarant’anni, cinquant’anni. Sarebbe giustificabile solo abbandonando il campo della verità».
Passando al paragone con la Spagna, il deputato Ap ha ricordato che «fino al 1988 le spiagge spagnole erano private, furono espropriate e poi il governo diede trent’anni di concessione, come indennizzo a un esproprio. E oggi ha dato un ulteriore rinnovo, sino a 75 anni, ma come risposta a un esproprio, quindi non è la nostra stessa situazione». Inoltre, «a chi ci accusa di avere fretta – ha proseguito Pizzolante – poiché non ci sono procedure di infrazione in atto, rispondo che se non ci sono procedure di infrazione in atto, è proprio perché stiamo lavorando a una riforma». In conclusione, ha sostenuto Pizzolante, «abbiamo costruito un impianto che, dal nostro punto di vista, tutela e valorizza le nostre imprese, che hanno fatto grande la nostra offerta turistica balneare, pur rimanendo dentro il diritto europeo e le sentenze. Siamo per un periodo congruo di transizione, per il passaggio dal vecchio sistema al nuovo sistema, e se approviamo una legge con questi principi, saremo più forti nel confronto con l’Europa per definire un periodo più congruo possibile».
In rappresenanza del governo è infine intervenuto il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta, che ha sottolineato come «concludere la legislatura senza dare una risposta sul tema delicato delle concessioni balneari sarebbe irresponsabile. Continuare a negare la realtà non significa difendere gli operatori, bensì lasciarli allo sbando. Invece, ciò che si tenta di fare con questo disegno di legge è andare incontro agli imprenditori balneari italiani, mettendoli nelle condizioni di vincere la sfida che si è aperta. Queste le ragioni per cui penso che il parlamento faccia bene ad approvare la delega».
Qui sopra è disponibile il video integrale della seduta di ieri pomeriggio. In alternativa, è possibile guardarlo dalla web tv della Camera dei deputati cliccando qui.
Al termine del dibattito, la discussione è stata rimandata ad altra seduta a causa della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata da Forza Italia. I lavori sul testo riprenderanno in aula oggi alle 15, mentre alle 11 della stessa giornata in Senato si discuteranno alcune mozioni sull’esclusione dei balneari dalla direttiva Bolkestein presentate da Forza Italia e Lega Nord.
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