Ancora non sappiamo come andrà a finire l’attuale crisi di governo, ma è certo che siamo alle “battute finali” dell’esecutivo guidato da Mario Draghi. Noi balneari giudichiamo i governi e gli uomini politici esclusivamente dai fatti; e dalle decisioni prese da Draghi nei nostri riguardi, ricaviamo un giudizio nettamente negativo della sua azione di governo.
L’incarico a Draghi aveva ingenerato nei balneari fiducia e speranza, perché eravamo convinti che avrebbe utilizzato il suo prestigio europeo per la messa in sicurezza della balneazione attrezzata italiana. Purtroppo, invece, è andata completamente delusa la nostra aspettativa di un suo intervento in nostro favore in sede europea.
Al contrario, Draghi con caparbietà ha imposto a un parlamento giustamente recalcitrante una legge che, di fatto, rischia di distruggere il lavoro di migliaia di famiglie e un modello di servizi balneari di eccellenza che il mondo ci invidia. Noi balneari non dimentichiamo i ben due consigli dei ministri (il 14 febbraio e il 19 maggio) monotematici sulla questione balneare da lui convocati e nei quali è arrivato a minacciare una crisi di governo se non si fosse approvato un emendamento confuso e pasticciato che impone le gare per i titoli esistenti, ancorché sia possibile il rilascio di nuove concessioni demaniali e non ci sia alcun interesse economico transfrontaliero. Con ciò, Draghi è andato oltre persino a quanto chiarito dalla Corte di giustizia europea e chiesto dalla stessa Commissione europea. Tralasciamo poi ogni valutazione sulla decisione del Consiglio di Stato, che appare frutto di un “gioco delle parti” e definita dal mondo accademico persino “inquietante”.
È ingiusto e grave che i balneari italiani siano stati sacrificati per l’interesse di capitani d’industria o semplicemente per permettere a lui di dimostrare, ai circoli politici ed economici europei e internazionali, che è un loro degno rappresentante piuttosto, come sarebbe dovuto essere, uno strenuo difensore degli interessi degli italiani. Ecco perché salutiamo positivamente la notizia delle dimissioni annunciate dal premier e la crisi del suo governo. Convinti che senza l’ingombrante presenza di Draghi sia possibile una riforma più rispettosa dei balneari, delle altre istituzioni come le Regioni e i Comuni, e soprattutto delle prerogative parlamentari.
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