Con l’articolo 34 del decreto Milleproroghe, il governo ha deciso di sospendere fino al 30 giugno 2020 i pagamenti dei canoni sulle concessioni relative a pertinenze demaniali marittime con finalità turistico-ricreative e alle concessioni demaniali marittime per la realizzazione e la gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto (vedi notizia, NdR). Nella prima bozza del decreto la sospensione era prevista solo per le attività nautiche e per i soli canoni del 2019. Poi, grazie alla continua interlocuzione con diversi rappresentanti dell’esecutivo, siamo riusciti a migliorare la norma e far estendere il provvedimento anche alle attività turistiche e ricreative. E questa è già una buona notizia.
La sospensione può essere definita una norma-tampone, che ci dà il tempo di intervenire per cercare di risolvere definitivamente questa situazione una volta per tutte.
Cosa prevede la sospensiva del decreto Milleproroghe
Questo il testo dell’articolo 34, D.L. n.162 del 30/12/2019 “Nautica da diporto e pertinenze demaniali marittime con finalità turistico-ricreative”: «Al fine di sostenere il settore turistico-balneare e quello della nautica da diporto, è sospeso dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2020 il pagamento dei canoni dovuti riferiti alle concessioni relative a pertinenze demaniali marittime con finalità turistico-ricreative e alle concessioni demaniali marittime per la realizzazione e la gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto, di cui all’articolo 03 del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 400, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494».
I prossimi passi per risolvere la situazione
Ora, in sede di conversione in legge del decreto Milleproroghe, è necessario intervenire per chiudere i contenziosi in essere e riportare i canoni demaniali a importi sostenibili: una posizione, questa, che il parlamento ha già mostrato di condividere dato che lo scorso febbraio, durante l’approvazione del cosiddetto decreto Semplificazioni, aveva approvato sul tema un mio specifico ordine del giorno per tamponare gli effetti dei valori Omi.
Per fare questo abbiamo già aperto un confronto col governo, sia attraverso il ministro alle finanze Roberto Gualtieri che col ministero del turismo tramite la sottosegretaria Lorenza Buonaccorsi, da cui abbiamo ottenuto la disponibilità ad aprire un tavolo di confronto con i diversi rappresentanti delle aziende turistiche e della nautica da diporto colpite dai supercanoni, ma anche con le imprese balneari che attendono l’emanazione del DPCM previsto dalla legge finanziaria 2019 che ha disposto l’estensione delle concessioni fino al 2033.
Un po’ di storia sui pertinenziali
Il problema dei pertinenziali è sorto con la legge 296/2006 (finanziaria 2007) e con la decisione di applicare alle pertinenze demaniali un diverso metodo di calcolo dei canoni, applicando i valori dell’Osservatorio del mercato immobiliare che di fatto ha messo in crisi un intero settore e reso impraticabile economicamente qualsiasi ipotesi di investimento, poiché i canoni sono aumentati improvvisamente ed enormemente, anche con percentuali che vanno dall’800% al 5000%. In particolare, sono circa 300 i concessionari di pertinenze dello Stato, immobili ritenuti incamerati dallo Stato e in buona parte costruiti a suo tempo dagli stessi concessionari, che oggi arricchiscono il patrimonio dello Stato. Perdurando questa situazione si rischia di perdere circa 2500 posti di lavoro, di cui 2000 con contratti a tempo indeterminato e i restanti stagionali.
Un caso emblematico di questa miopia è stato, per esempio, il Cinema-teatro Politeama di Viareggio, che si è visto piombare sulla testa un super-canone di circa 150 mila euro: una tassazione così alta e fuori mercato che prima ha fatto chiudere l’attività e poi ha reso quel complesso inavvicinabile per chiunque avesse voglia di investire. Stessa situazione per l’ex ristorante Mokambo, un locale a 100 metri dalla famosa Capannina di Forte dei Marmi, abbandonato da anni e in condizione di avanzato degrado nonostante le diverse gare bandite per l’assegnazione ma andate deserte. Per non parlare degli imprenditori che si sono visti recapitare l’atto di decadenza della concessione per il mancato pagamento del canone, rimanendo debitori nei confronti dello Stato per decine migliaia di euro. Se non si modificherà il metodo di determinazione dei canoni a valori Omi, questi beni rimarranno improduttivi, trasformandosi in ruderi come testimoniano diverse situazioni in molte parti d’Italia.
Oltre agli stabilimenti balneari, a essere coinvolte sono anche le strutture dedicate alla nautica da diporto. Ventiquattro sono i porti turistici in contenzioso con lo Stato dal 2007 per la disciplina dettata dall’art. 1, comma 252 della legge 296/2006. I porti turistici infatti vennero equiparati agli stabilimenti balneari (fino a quel momento avevano un diverso sistema di calcolo dei canoni demaniali), con aumenti sui canoni fino a cinque volte.
Insomma, la riforma dei canoni demaniali attuata con la Finanziaria 2007 ha creato diversi contenziosi tra Stato e concessionari e determinato gravi crisi aziendali, tanto che negli anni ci sono stati diversi interventi normativi per tamponarne gli effetti, ma senza mai risolvere definitivamente la questione. Difformità e interpretazioni contrastanti anche del medesimo articolo di legge hanno determinato innumerevoli contenziosi giudiziari sulla natura dei beni edificati sul terreno demaniale e sulla quantificazione dei canoni, su cui le pronunce dei vari tribunali aditi si sono alternate, con diverse e opposte decisioni anche in merito all’attribuzione della giurisdizione.
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