La presidente del consiglio Giorgia Meloni ha assunto personalmente l’impegno di difendere le imprese balneari italiane. È quanto è emerso nella giornata di ieri, durante la quale la premier si è recata a Bruxelles per il primo incontro ufficiale tra il governo italiano e la commissione europea. Tra i tanti temi sul tavolo c’era anche la riforma delle concessioni balneari, che l’attuale esecutivo dovrà completare entro il prossimo febbraio: la legge sulla concorrenza approvata dal precedente governo Draghi prevede la riassegnazione tramite gare pubbliche entro il 2023 per adeguarsi alla direttiva europea Bolkestein, ma durante la campagna elettorale la leader di Fratelli d’Italia si è duramente opposta a tale norma e ha promesso che l’avrebbe rivista se si fosse trovata al governo. E ora che Meloni si trova effettivamente a capo del consiglio dei ministri, gli imprenditori balneari italiani confidano in un provvedimento più favorevole per continuare a gestire le loro aziende: una speranza alimentata dalle recenti dichiarazioni della presidente del consiglio, che anche ieri ha ribadito il suo impegno a favore degli attuali concessionari.
La promessa di Giorgia Meloni
La premier ha risposto alla lettera inviata ieri dal presidente del Sib-Confcommercio Antonio Capacchione, che in vista del vertice a Bruxelles, ha sollecitato il governo a negoziare la non applicazione della direttiva Bolkestein alle concessioni balneari. Questa la breve risposta, firmata personalmente da Giorgia Meloni: «Il nostro governo difenderà le imprese balneari italiane e le famiglie che lavorano nel settore. L’Italia non può permettere che le proprie coste e spiagge finiscano in mano chissà a chi, con il rischio di distruggere un tessuto economico sano e di mettere in pericolo anche l’integrità dell’ambiente» (scarica la lettera in pdf).
Un altro messaggio a favore degli imprenditori balneari era arrivato anche il giorno precedente, con le anticipazioni del prossimo libro di Bruno Vespa divulgate da alcune agenzie di stampa. Nel volume, che contiene un’intervista a Giorgia Meloni realizzata dopo la sua nomina a presidente del consiglio, alla domanda se in caso di contrasto prevale il diritto nazionale o il diritto europeo, la leader del governo cita l’articolo 11 della Costituzione, «che consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni». E come esempio, la premier cita proprio il caso dei balneari: «Prendiamo la legge Bolkestein sulla concorrenza, in questo caso sulle licenze per le spiagge. Vogliono costringere noi a fare le aste per le assegnazioni nel 2023, mentre altri paesi hanno prorogato le concessioni. Per me questa disparità è incostituzionale».
Le prossime tappe
Tanto è bastato, ai balneari italiani, per confidare che la presidente del consiglio tenga fede all’impegno e trovi davvero il modo per riuscire a escludere le concessioni balneari dalle gare pubbliche. L’impresa è comunque molto difficile: oltre alla sentenza del Consiglio di Stato che a novembre 2021 ha cancellato la proroga dei titoli al 2033 e imposto la riassegnazione tramite gare pubbliche entro due anni, ora in vigore c’è anche una norma approvata in via definitiva dal parlamento, ovvero la legge sulla concorrenza voluta a tutti i costi dal governo Draghi per imporre le gare delle concessioni. Le strade possibili per il governo Meloni sono due: abrogare la legge sulla concorrenza e avviare un negoziato con l’Europa per escludere le spiagge da qualsiasi forma di gara pubblica oppure lavorare sul decreto attuativo, che il governo dovrebbe varare entro il prossimo febbraio, per dare più margini di tutela agli attuali concessionari rispetto a quelli concessi da Draghi. Nel primo caso si tratta di una strada lunga e tortuosa, che oltre alla Bolkestein dovrebbe riguardare anche il Trattato fondativo dell’Unione europea; mentre nella seconda ipotesi la salvezza delle attuali imprese balneari passerebbe comunque dalle maglie del diritto comunitario, ovvero prevedendo le evidenze pubbliche ma con una sorta di diritto di prelazione per i precedenti titolari.
Al momento, tuttavia, è ancora presto per capire quali saranno gli atti concreti che seguiranno agli impegni assunti dalla premier. Nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa dopo il vertice con la Commissione Ue, Meloni non ha citato direttamente il tema dei balneari, ma ha comunque affermato che «l’Italia vuole difendere il proprio interesse nazionale all’interno della dimensione europea e cercando le soluzioni migliori sulle grandi sfide che stiamo affrontando»: una frase che potrebbe riguardare anche il negoziato sulle spiagge, su cui il governo dovrà decidere in fretta. L’anomalia, com’è noto, è che la vicenda riguarda migliaia di imprese private sorte su suolo pubblico: un’impasse che nessun governo negli ultimi dodici anni è stato in grado di risolvere, e a cui si spera che la neo premier riesca a mettere la parola fine per restituire certezze a un settore bloccato da troppi anni.
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