Reintrodurre il rinnovo automatico e rivedere l’applicazione della direttiva Bolkestein e del Trattato fondativo dell’Unione europea al fine di scongiurare le evidenze pubbliche sulle attuali imprese balneari. È la richiesta di Cna Balneatori, contenuta nel documento approvato lo scorso 26 febbraio durante l’assemblea tenutasi alla fiera Balnearia. Il sindacato chiede inoltre di appurare la non scarsità del “bene spiaggia”, di eliminare i valori Omi sui canoni pertinenziali e di abbassare l’aliquota Iva al 10% come avviene per tutte le altre imprese turistiche italiane.
Per ottenere questi obiettivi, afferma il documento nelle sue conclusioni, Cna Balneatori «proseguirà con le iniziative sul territorio per aprire un confronto con le forze politiche e istituzionali al fine di costruire un percorso normativo con il prossimo governo e con la prossima assemblea legislativa». Il sindacato ha inoltre in programma alcune «iniziative giuridiche e la richiesta di audizioni, nazionali e regionali, sulle proposte legislative sul legittimo affidamento e la continuità aziendale».
Le rivendicazioni di Cna Balneatori, motiva il documento, si basano anche sulla «recente pubblicazione di un importante studio commissionato dalla Commissione PETI del Parlamento Europeo datato novembre 2017, dal titolo “Le concessioni balneari italiane e la direttiva 2006/123/CE nel contesto europeo”, che avanza delle puntuali proposte per risolvere l’incertezza normativa in cui si trovano le imprese balneari italiane: dopo il recepimento della direttiva Bolkestein in Italia, che ha portato all’abrogazione del rinnovo automatico delle concessioni ai medesimi titolari, il settore è infatti da tempo in attesa di una nuova norma che restituisca un orizzonte temporale certo su cui basare gli investimenti. Spagna, Portogallo e Croazia hanno risolto la questione in maniera positiva per gli attuali imprenditori balneari, con delle lunghe concessioni dai 30 ai 75 anni che non hanno mai incassato procedure di infrazione europee e che sono state anzi promosse dallo studio in questione. La riforma delle concessioni balneari italiane deve tenere conto del legittimo affidamento agli attuali imprenditori e dell’ampia disponibilità di spiagge ancora libere, pertanto occorre agire su un “doppio binario” che tuteli gli interessi economici e i diritti di chi finora ha investito in queste attività».
Il documento di Cna Balneatori, che in otto pagine contiene tutte le argomentazioni giuridiche e sindacali a supporto delle proprie richieste, è scaricabile in pdf cliccando qui.
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