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”Balneari, i 15 anni sono un periodo transitorio mascherato da proroga”

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Giuseppe Ricci, presidente di Itb Italia, in merito alla recente estensione delle concessioni istituita dal governo. Ricci ha riportato queste parole all'incontro convocato lo scorso martedì a Roma da Forza Italia per incontrare tutte le associazioni di categoria.

Anno nuovo, questioni vecchie. Il 2019 è iniziato come era finito il 2018, ovvero cercando una soluzione che possa risolvere definitivamente i problemi che da anni affliggono il settore turistico balneare. Anche perché, con il passare dei giorni, ci si sta accorgendo sempre più che la proroga di 15 anni (in verità 13 anni, visto che il 2019 e il 2020 li avevamo già…) non è una soluzione capace di dare un futuro certo alle nostre imprese.

Ma perché, leggendo l’articolo 1 della legge di bilancio, invece di fermarci al comma 685 (l’ultimo degli undici commi che riguardano i balneari), non proseguiamo a leggere il successivo comma 686? Qui si scopre che, in poche righe, il governo esclude il commercio ambulante dall’applicazione della direttiva Bolkestein. Eppure, mi sembra di ricordare che un ministro del governo, in un incontro a Rimini, usando tralaltro un linguaggio colorito, ci assicurò che avrebbe salvato le nostre imprese… E adesso ci dicono che in 120 giorni fanno la riforma di tutto il settore e faranno quello che non è stato fatto in questi 12 anni.

Qui sorge la prima questione: perché ai balneari italiani sono stati concessi solo 15 anni di proroga (incerta), mentre alla categoria degli ambulanti è stata esclusa dalla Bolkestein? Perché per i balneari non è stato fatto lo stesso? Se penso alle dichiarazioni del deputato Sergio Battelli del Movimento 5 Stelle, c’è da preoccuparsi e non poco: «La legge di bilancio non prevede espressamente le gare per i concessionari del comparto balneare, ma queste saranno rimandate a un decreto del presidente del consiglio. Ecco perché siamo al lavoro per impegnare il governo, già in quella sede, ad adoperarsi per assegnare le concessioni attraverso procedure di evidenza pubblica. Il Movimento 5 Stelle ritiene infatti che sia questo lo strumento più efficace per garantire trasparenza, legalità e libera concorrenza. E ribadisco che parliamo di gare, non di aste» (vedi articolo).

Effettivamente, leggendo attentamente quanto scritto nella legge di bilancio nell’articolo 1 dal comma 675 al comma 685, fondamentalmente ritroviamo quanto ci era stato anticipato un anno fa dallo stesso Battelli in un incontro svoltosi a Roma nel gennaio del 2018, e che poi era stato effettivamente inserito nel programma elettorale del Movimento. È chiaro, dunque, come ci troviamo di fronte a un “periodo transitorio” mascherato da “proroga”, al termine del quale vi saranno le evidenze pubbliche. Inoltre resta da vedere come sarà accolta, non tanto in sede europea quanto in sede nazionale, questa cosiddetta proroga, dato che diverse sentenze italiane hanno ribadito, per quanto riguarda le concessioni in generale nel nostro paese, l’illegittimità di proroghe generalizzate e indiscriminate.

Vi sono poi gli “effetti perversi” che questa norma prevista in finanziaria sta portando e porterà: il primo è che molti degli attuali concessionari, di fronte a un nuovo, lungo (e che a molti sembrerà interminabile) periodo di incertezza, hanno già deciso di mettere in vendita la propria attività, spesso svalutando il lavoro svolto in anni e anni di attività. Secondariamente, chi ha deciso di continuare nella propria attività si troverà nuovamente di fronte a un periodo che non permetterà comunque di fare investimenti sulla propria struttura, limitandosi all’ordinaria amministrazione, in quanto non avrebbe il tempo sufficiente per ammortizzare.

Dunque si tratta di una nuova e pericolosa situazione di stallo per un settore importante per l’economia del nostro paese, che si troverebbe così a perdere ulteriori posizioni a livello di offerta internazionale, soprattutto se confrontato al fatto che le nazioni nostre dirette competitor (per esempio Spagna, Portogallo e Croazia) hanno già provveduto a escludere i loro balneari dall’applicazione della direttiva Bolkestein. Un danno che non possiamo e non dobbiamo permetterci.

Per questo ribadiamo ancora una volta il nostro appello affinché tutte le associazioni si uniscano per portare avanti una soluzione comune che salvi tutta la categoria, e che noi pensiamo possa essere quella della sdemanializzazione a favore degli attuali concessionari. Questa misura non solo permetterebbe allo stato un introito tale da alleggerire il debito pubblico (come previsto talaltro negli impegni che ha preso con l’Unione europea), ma garantirebbe anche, attraverso una clausola di “salvaguardia di destinazione d’uso” già prevista nell’attuale legislazione, l’attuale situazione ambientale e d’utilizzo delle aree sdemanializzate, impedendo varianti, speculazioni, cambi di destinazione e cementificazioni, che tanto vengono sbandierate da certi “ambientalisti” di professione.

Inoltre occorre impegnarsi, con l’appoggio unanime di tutte le associazioni sindacali, affinché vi sia una revisione complessiva della materia in merito ai canoni demaniali, in modo da risolvere una volta e per tutte il problema dei pertinenziali che stanno morendo a causa dei canoni Omi, e che tenga conto di tutti gli altri “oneri concessori” che i balneari si trovano a sostenere a mò di “canone occulto”, evitando quindi ulteriori penalizzazioni a una categoria che già si ritrova il regalo dell’Iva al 22%.

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Giuseppe Ricci

Presidente Itb Italia, associazione degli imprenditori turistici balneari con base a San Benedetto del Tronto.