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Balneari e politica insorgono: ‘Dall’Europa una posizione inaccettabile’

Sindacati e Regioni contestano le parole del commissario Evans che ha respinto la proposta di legge per riformare le concessioni balneari.

Non si sono fatte attendere le reazioni della politica e delle associazioni balneari italiane contro la Commissione europea, che si è opposta al disegno di legge del governo Renzi per la riforma delle concessioni demaniali ritenendolo “troppo orientato a privilegiare gli attuali imprenditori” (vedi notizia).

I sindacati di categoria hanno subito diramato dei comunicati, mentre le Regioni ne hanno parlato di persona lo scorso mercoledì con il ministro agli affari regionali Enrico Costa, incontrato a Roma per l’occasione. Riportiamo qui di seguito alcuni dei commenti giunti.

Riccardo Borgo (presidente Sib-Confcommercio), Vincenzo Lardinelli (presidente Fiba-Confesercenti) e Giorgio Mussoni (presidente Oasi-Confartigianato) hanno diramato un comunicato congiunto: «Ci risiamo. Ancora una volta un funzionario della Commissione europea (per di più inglese!) si esprime negativamente – o per lo meno con forti perplessità – sui possibili contenuti della legge di riforma sulle concessioni demaniali. E sì che il direttore generale Lowri Evans dovrebbe conoscere gli effetti causati dal sempre maggiore distacco di chi governa l’Europa seguendo le rigidità della burocrazia, senza tenere conto di realtà di vita che affondano le radici nelle diversità economiche e sociali delle varie nazioni e fanno dell’Europa un soggetto sempre più lontano, quando non avversario, delle esigenze dei popoli. Nel caso specifico, peraltro, questo altissimo burocrate europeo sembra tenere in poca considerazione sia i contenuti della recente sentenza della Corte di giustizia europea in materia di legittimo affidamento, sia una precedente della stessa Corte dove, in un caso analogo al nostro, ha sancito l’obbligo di riconoscere un eventuale indennizzo, pari al valore di mercato dell’impresa. Anche se, qui e là, si avvertono delle prese di coscienza e aperture che vanno ulteriormente approfondite. È quindi auspicabile che nessuno si faccia intimorire o condizionare da questo primo approccio nel quale, peraltro, la realtà italiana è stata ben rappresentata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Sandro Gozi. I sindacati di categoria ritengono necessario che quanto prima venga formalizzata la delega al governo, secondo i principi anticipati e illustrati dal ministro per gli affari regionali Enrico Costa, così che si possa lavorare – presto e bene – alla legge di riforma. I presupposti ci sono e, a meno di clamorose inversioni di marcia, ci sono anche le volontà e le condizioni politiche per raggiungere l’obiettivo. Lo abbiamo detto in tutte le occasioni: si faccia una riforma condivisa per renderne più forti i contenuti e determinata la volontà di difenderla e di far rispettare, anche in Europa, una grande peculiarità italiana, così da rafforzare e non destabilizzare il turismo balneare del nostro paese».

Così invece si è espresso Cristiano Tomei, coordinatore Cna Balneatori: «Purtroppo avevamo visto giusto quando, in passato, abbiamo sostenuto che “indennizzo” e “professionalità” non erano elementi forti idonei a tutelare gli imprenditori balneari italiani. Attraverso le motivazioni della sentenza, abbiamo capito che si deve lavorare sul “legittimo affidamento” dei concessionari e sulla “scarsità” della risorsa spiaggia, declinata in ambito nazionale e territoriale. Nell’ufficio di presidenza Cna Balneatori indetto per martedì prossimo discuteremo due distinte relazioni: una sindacale e una giuridica, necessarie per aprire nell’immediato un confronto diretto con governo, parlamento, regioni e comuni. Riteniamo che esistano ampi margini per trovare soluzioni normative adeguate al fine di garantire la continuità aziendale delle attuali imprese balneari italiane».

Da parte della politica, questo il commento del deputato Sergio Pizzolante (Ap): «Anche se si è trattato di un primo incontro preliminare su un piano prevalentemente tecnico, chi in questi anni ha speculato dicendoci che il problema non stava in Europa ma in Italia, leggendo il verbale avrà notato come ragionano in Europa e come invece il governo italiano non intenda essere trattato peggio di altri paesi europei. Tra le parole della Evans, è positivo il riconoscimento del concetto di transizione (il rischio che la transizione potesse essere confusa con una proroga era alto), ma non va affatto bene il resto. La dirigente europea sembra vivere sulla luna quando argomenta in maniera astratta iniqui principi europei ignorando quelli più equi e consapevoli; oltretutto la direttiva Bolkestein, nell’articolo 12 comma 3, dice che gli Stati possono far valere questioni di interesse nazionale (per noi 30 mila imprese, quasi un milione di posti di lavoro, servizi sussidiari prestati al posto dello Stato che consentono alle nostre coste di essere pulite e sicure), e anche la sentenza della Corte vi fa riferimento, aggiungendo il principio del legittimo affidamento (le imprese attuali non sono abusive, sono nate sull’affidamento determinato da una legge dello Stato). Nulla di tutto questo appare purtroppo negli argomenti del funzionario europeo, a cui occorre anche ricordare una sentenza della Corte Ue pronunciata lo scorso gennaio sulla vicenda dei giochi d’azzardo, la quale stabilisce con chiarezza che il valore d’impresa deve essere riconosciuto anche in presenza di una concessione che scade».

Per quanto riguarda la posizione delle Regioni, questa è emersa chiaramente dopo l’incontro tra il ministro Costa, gli assessori di Emilia-Romagna, Abruzzo e Liguria e i tecnici delle altre regioni costiere.

Questo il commento di Andrea Corsini, assessore al turismo della Regione Emilia-Romagna: «Le posizioni del commissario Evans sono inaccettabili e il sottosegretario Gozi è stato bravo a contestarle. La Commissione non ha idea dell’importanza che rappresentano le imprese balneari italiane e sembra non voler rispettare nemmeno la recente sentenza della Corte di giustizia Ue, che invece è molto più aperta. Mi aspetto purtroppo che il negoziato con Bruxelles sarà un duro braccio di ferro, ma noi siamo inamovibili ed esigiamo un adeguato periodo transitorio per le attuali imprese balneari prima dell’applicazione della riforma. Da questo punto di vista, abbiamo nuovamente registrato una positiva disponibilità da parte del ministro Costa, che ci ha chiesto di identificare un tempo secondo noi adeguato. Le Regioni non sono disposte a scendere sotto i 20-30 anni».

Aggiunge Marco Scajola, assessore all’urbanistica della Regione Liguria: «È molto grave quanto è emerso dall’incontro che si è svolto nei giorni scorsi tra il sottosegretario Sandro Gozi e il direttore generale della Commissione europea alla crescita Lowri Evans, che non solo metterebbe a rischio un’eventuale norma italiana di tutela dei balneari nel momento in cui l’Italia ne presentasse una, ma addirittura impugnerebbe la norma portoghese contenente la garanzia di una prelazione per l’azienda titolare della concessione, in quanto l’Europa non vuole riconoscere il valore commerciale delle imprese, ma solo gli investimenti non ancora ammortizzati, utilizzando l’eventuale nostra norma come un cavallo di troia contro il Portogallo».

Per quanto riguarda il vertice con Costa, aggiunge Scajola: «È molto apprezzabile che per la prima volta un ministro abbia partecipato nella sede di una regione a un confronto con gli enti territoriali. Cogliamo la sua disponibilità a percorrere ogni passo tenendo sempre vivo il confronto con le regioni, le quali hanno il contatto diretto con il territorio e le imprese balneari. Nel corso dell’incontro, come coordinatore, ho ribadito però la necessità di una norma che riconosca l’importanza del valore di impresa, ma soprattutto una proroga o periodo transitorio di almeno 30 anni. Richiediamo una proroga come hanno ottenuto altri paesi europei, Portogallo e Spagna, e non ci vergogniamo ad alzare la voce per tutelare gli investimenti effettuati dai nostri balneari. Sono preoccupanti le parole di Evans perché non tengono conto della storia dell’Italia che non è nella stessa condizione della Finlandia ed è inaccettabile che un direttore europeo possa cancellare 100 anni di storia, senza riconoscere professionalità ed esperienza. Infine ho chiesto al ministro, anche alla luce della Brexit, che il governo italiano faccia pressioni sull’Europa per ottenere garanzie e certezze per le nostre imprese».

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