di Alex Giuzio
Le evidenze pubbliche delle concessioni balneari sono «una forca caudina dalla quale si dovrà passare», ma «la durata delle concessioni sarà adeguata anche in via transitoria», e comunque «garantiremo un indennizzo per chi perderà la propria impresa». Così, in un’intervista rilasciata a Mondo Balneare, il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta ha annunciato i contenuti della riforma con cui il governo regolamenterà le concessioni degli stabilimenti balneari, attualmente in fase di incertezza dopo l’abrogazione del rinnovo automatico decisa dal governo Monti per uscire dalla procedura di infrazione europea. Una posizione che stride con quanto richiesto dalle associazioni di categoria, e che fa immaginare che la trattativa sarà ancora lunga e difficile.
Sottosegretario Baretta, in base alle ultime indiscrezioni, sembra che la riforma delle concessioni balneari italiane arriverà entro il prossimo autunno. Ci conferma questa tempistica?
Si tratta per l’appunto di indiscrezioni, poiché non c’è ancora nulla di certo. Il nuovo ministro agli affari regionali Enrico Costa, che ha la competenza in materia di demanio, si è insediato da un mese e ha appena riavviato il negoziato con le Regioni e le associazioni di categoria. Nel frattempo, sta continuando il nostro confronto con l’Europa. La valutazione sui tempi della riforma sarà fatta dal governo; a mio parere occorre prendere subito in mano il dossier ed è fondamentale far ripartire la discussione dal lavoro fatto finora con il disegno di legge delega.
Come si tenterà di equiparare i canoni demaniali, attualmente in forte squilibrio tra quelli eccessivamente bassi e quelli eccessivamente alti?
Nel lavoro interministeriale che abbiamo compiuto qualche mese fa era emersa l’idea di introdurre un nuovo criterio di calcolo strutturale, abbandonando gli attuali valori Omi e passando a un calcolo per metro quadro. Intendiamo ricostruire i coefficienti sulla base di questo elemento di novità che chiarirà molti degli equivoci oggi esistenti sui canoni.
Le associazioni nazionali degli imprenditori balneari hanno chiesto un periodo transitorio minimo di 30 anni. È plausibile che questa richiesta sia inserita nella riforma?
Bisogna che le associazioni siano consapevoli che, secondo le regole europee, le gare sono un punto di svolta inevitabile, una forca caudina dalla quale bisognerà passare. A partire da questo punto fermo, a mio parere il negoziato con l’Europa deve vertere su più questioni. Ne sintetizzo due: la durata delle concessioni, che non soltanto in via transitoria, ma in generale dovranno avere un tempo adeguato per remunerare gli investimenti; e l’indennizzo per coloro che hanno compiuto investimenti e che, nell’ipotesi della gara, non dovessero essere riconfermati. È evidente che l’investimento deve trovare una remunerazione o un ristoro. Questi sono i due criteri importanti su cui lavoreremo nella riforma.
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