L’Agenzia del demanio ha chiesto a tutti i Comuni costieri della Toscana di avviare le procedure di incameramento degli stabilimenti balneari. La lettera risale all’11 maggio scorso: in base all’articolo 49 del Codice della navigazione, alla scadenza della concessione demaniale tutte le strutture di “difficile rimozione” che vi insistono sopra diventano di proprietà dello Stato, secondo una procedura nota come “incameramento” che di fatto rappresenta un esproprio degli edifici senza alcun indennizzo. La legge è in vigore dal 1942, anno di approvazione del Codice della navigazione, e riguarda solo le opere fisse in cemento, ma finora di fatto non è mai stata applicata alle concessioni storiche, in quanto hanno goduto prima del regime di “rinnovo automatico” e poi di una lunga serie di proroghe che hanno sempre rinviato la scadenza dei titoli. Ma ora, con la scadenza fissata al 31 dicembre 2023 e la direttiva europea Bolkestein che impone le riassegnazioni tramite gare, l’articolo 49 rischia di essere applicato con effetti devastanti per decine di migliaia di piccole e medie imprese in prevalenza a gestione familiare.
La notizia ha cominciato a circolare nei giorni scorsi fra gli imprenditori balneari toscani, rappresentando una doccia fredda per migliaia di imprese, che potrebbe allargarsi a macchia d’olio lungo tutta la penisola. Se infatti il governo non darà seguito immediato alle promesse di approvare una riforma per decidere il futuro delle concessioni balneari a partire dal prossimo anno, l’Agenzia del demanio non potrà fare altro che applicare la legge attualmente in vigore, ovvero di procedere con gli incameramenti. Trattandosi di procedure lunghe e complesse, sembra che gli uffici toscani dell’Agenzia del demanio abbiano deciso di muoversi con un certo anticipo, sollecitando i Comuni costieri ad avviare l’iter entro 60 giorni. Tra i primi a recepire il diktat c’è l’amministrazione di Orbetello, in provincia di Grosseto, che mercoledì scorso ha già scritto a tutti i concessionari chiedendo loro di inviare, entro il 30 giugno, tutti i documenti relativi alla concessione demaniale e alla planimetria delle opere inamovibili da incamerare. L’ordine pare comunque arrivare direttamente dall’Agenzia del demanio nazionale, tanto che ci si aspetta da un momento all’altro l’arrivo di lettere analoghe in altre regioni italiane.
In tutto ciò, ovviamente, gli imprenditori balneari non ci stanno: una circolare interna inviata ieri dai dirigenti provinciali del Sindacato italiano balneari – Confcommercio, che Mondo Balneare ha avuto modo di visionare, informa infatti i concessionari che l’associazione si è «immediatamente attivata per incontrare urgentemente l’assessore regionale al demanio Leonardo Marras, al quale abbiamo anche richiesto il coinvolgimento di Anci Toscana e dell’Agenzia regionale del demanio». La lettera afferma anche che «abbiamo immediatamente informato del grave problema tutti i politici nazionali di riferimento e i ministri competenti, che si stanno interessando in queste ore per cercare di bloccare questa pericolosissima e intempestiva iniziativa dell’Agenzia del demanio. Riteniamo che in questo particolare momento storico sia assolutamente immotivato l’avvio di tale procedura e chiediamo che venga bloccata immediatamente».
Da tempo le associazioni di categoria degli imprenditori balneari chiedono l’abrogazione dell’articolo 49 del Codice della navigazione sull’incameramento delle strutture al termine della concessione. Se infatti la spiaggia su cui insistono è un bene pubblico, l’impresa che vi sorge sopra è una proprietà privata e con un certo valore aziendale. Tuttavia, finché tale norma resterà in vigore, i concessionari saranno esposti al rischio concreto di venire espropriati senza il riconoscimento di alcun indennizzo economico. Più volte il governo Meloni ha promesso di risolvere la situazione con una riforma, ma ad oggi non ha compiuto nessun atto concreto. Nel frattempo la scadenza delle concessioni si avvicina: la legge 118/2022 del governo Draghi, applicando la sentenza del Consiglio di Stato di novembre 2021 che ha annullato l’ultima proroga al 2033, l’aveva fissata al 31 dicembre 2023 e il decreto milleproroghe dello scorso febbraio l’ha ulteriormente posticipata al 31 dicembre 2024; tuttavia l’Agenzia del demanio non ha riconosciuto la validità di quest’ultima proroga: nella lettera inviata ai Comuni, infatti, si fa riferimento alla scadenza del 31 dicembre 2023 stabilita dalla 118/2022, in quanto la successiva proroga di un anno rappresenta un altro rinnovo automatico e generalizzato in contrasto col diritto europeo.
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