di Alex Giuzio
Il Comune gli ha presentato un conto da 20 mila euro per la Tarsu, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti urbani. Peccato che l’imposta fosse calcolata per l’intero anno, sebbene riferita a un’impresa stagionale come uno stabilimento balneare. E così, l’avveduto titolare della spiaggia ha presentato ben due ricorsi. Vincendoli entrambi.
È successo a Termoli, dove in seguito al ricorso l’amministrazione comununale ha dovuto dare una notevole sforbiciata alla Tarsu, riducendo l’imposta da 20 a 5 mila euro per lo stabilimento balneare "Il Panfilo" (nella foto). Luigi Napolitano, titolare della struttura situata sul lungomare nord e tra le più frequentate della località, ha spiegato che «se non mi fossi impuntato e se non avessi contestato la somma stratosferica che mi era stata chiesta, sicuro delle mie ragioni, a quest’ora avrei dovuto pagare i 20 mila euro per 5 anni di conguaglio Tarsu per un lido aperto solo tre mesi l’anno».
Napolitano – che è tra l’altro fondatore di un comitato per la difesa dei concessionari balneari pertinenziali – ha dovuto presentare due ricorsi tributari al giudice di Campobasso per risolvere la questione. La commissione ha stabilito che l’attività dello stabilimento balneare, essendo stagionale, deve pagare la Tarsu solo in riferimenti ai mesi di produzione dei rifiuti, e non per tutto l’anno come invece aveva calcolato l’amministrazione comunale. Per la precisione, il giudice ha stabilito che «la pretesa fiscale calcolata sull’intero anno debba essere ridotta a un quarto […], avendo la concessione carattere stagionale».
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Si tratta di un importante precedente per tutti gli imprenditori balneari italiani, che potranno prendere come esempio il positivo ricorso del titolare del Panfilo per contestare eventuali tasse sui rifiuti troppo esose: i costi per le nuove imposte di smaltimento della spazzatura, infatti, stanno rappresentando uno dei costi maggiori per gli stabilimenti balneari del nostro paese, proprio perché calcolati in base all’annualità.
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