La riforma delle concessioni balneari è definitivamente saltata: lo ha annunciato ieri pomeriggio un comunicato dei senatori del Partito democratico, che stavano tentando di approvare il disegno di legge entro la fine di questa legislatura. Le due relatrici del ddl in Senato, Stefania Pezzopane e Mara Valdinosi, hanno rimesso il loro mandato a causa dell’impossibilità di approvare il provvedimento.
Responsabile dell’affossamento è stato l’ostruzionismo delle opposizioni: la proposta del Pd era di approvare subito il disegno di legge-delega così come era uscito dalla Camera dei deputati lo scorso 26 ottobre, ma l’idea è stata respinta dai membri di Forza Italia, Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Mdp, che al contrario hanno richiesto di svolgere una lunga lista di audizioni nonché la possibilità di emendare il testo. Questa strada di fatto impedirà di avere i tempi necessari per convertire il ddl in Senato entro la fine di questa legislatura, e preso atto di questo, le relatrici hanno rinunciato all’esame del disegno di legge, come emerge dal verbale della seduta.
Salta così il tentativo del governo di adeguare le concessioni balneari alla direttiva europea Bolkestein, prevedendo le evidenze pubbliche delle spiagge dopo un periodo transitorio e con il riconoscimento del valore commerciale e della professionalità in favore degli attuali operatori, secondo quanto prevedeva il disegno di legge firmato dall’ex ministro agli affari regionali Enrico Costa. Ora la palla passerà al prossimo governo, che dovrà comunque risolvere rapidamente la questione, in quanto le attuali concessioni balneari hanno scadenza il 31 dicembre 2020 e sono da dieci anni in un grave vuoto normativo.
Furioso il commento del deputato dem Tiziano Arlotti, tra i maggiori sostenitori della riforma, che contattato ieri a caldo da Mondo Balneare, si è espresso così: «È stata gettata la maschera: ora tutti sanno chi voleva dare una risposta equilibrata ai problemi del settore balneare, e chi invece vuole raccontare ancora favole. La parte politica che con l’ostruzionismo ha affossato la possibilità di un rapido esame e della definitiva approvazione del provvedimento, strumentalizzando l’illusione di ulteriori proroghe a oltranza, è proprio quella che ha creato il danno originale ai balneari: quando il centrodestra era al governo con Berlusconi, anziché negoziare con l’Europa l’esclusione del comparto balneare dalla direttiva Bolkestein finché si era in tempo, ha preferito non risolvere il problema e concedere proroghe, incassando due procedure di infrazione. E oggi, invece, si sono opposti a un disegno di legge prima in modo goffo e maldestro alla Camera e poi in Senato, in questo secondo caso con dei numeri a loro favore. Ma da questo momento ognuno si assumerà le proprie responsabilità, e sono sicuro che la campagna elettorale sarà molto tesa sull’argomento delle concessioni balneari».
Esulta invece il senatore forzista Maurizio Gasparri, tra i principali oppositori del disegno di legge governativo, che così recita in una nota diramata ieri pomeriggio: «La legge sbagliata a danno dei balneari non si farà. Al Senato è ampio lo schieramento che, con Forza Italia, contrasta un provvedimento che penalizza le imprese italiane. La decisione di procedere con delle audizioni, come ha ammesso lo stesso Pd, di fatto mette questa delega su un binario morto. Il fatto poi che i relatori hanno rinunciato al mandato conferma la nostra vittoria su tutta la linea. Ne siamo felici perché bisogna puntare a cancellare la direttiva Bolkestein e impedire le gare che danneggerebbero chi ha fatto investimenti e creato imprese. Consideriamo un risultato positivo quello ottenuto e ci impegniamo sin da ora come Forza Italia a rinegoziare in Europa la direttiva Bolkestein».
L’annuncio ufficiale dei senatori Pd
La conferma dell’affossamento del testo è arrivata nel pomeriggio di ieri, dopo la riunione delle commissioni congiunte 6^ e 10^ che stavano esaminando il testo. Questo il comunicato dei senatori Pd Salvatore Tomaselli, Gianluca Rossi, Stefania Pezzopane e Mara Valdinosi, diramato alle 17 di ieri: «Nel corso della odierna seduta congiunta delle commissioni Industria e Finanze è stata affossata la possibilità di un rapido esame e della definitiva approvazione della legge-delega sul riordino delle concessioni demaniali, approvata in prima lettura nei mesi scorsi dalla Camera dei deputati. La proposta del Pd di procedere celermente nell’esame di tale provvedimento, rinunciando ai termini per gli emendamenti e passando subito alla sua approvazione, non è stata accolta dagli altri gruppi (Forza Italia, MDP, Lega e altri) che hanno invece proposto una lunga serie di audizioni. Una proposta del tutto strumentale e ipocrita, alla luce dell’ormai prossimo scioglimento delle camere, avanzata al solo scopo di produrre uno sterile ostruzionismo. Un atteggiamento irresponsabile e demagogico, che intende strumentalizzare il disagio in cui versano le decine di migliaia di imprese e i tanti lavoratori di un settore così importante e strategico, nell’illusione di poter procedere con il miraggio di ulteriori e indefinite proroghe a oltranza. La legge-delega approvata alla Camera era un testo certamente migliorabile – e lo avremmo fatto se ne avessimo avuto il tempo – ma che rappresentava un indubbio punto di equilibrio tra le legittime istanze di tutela e salvaguardia delle attuali imprese concessionarie e il quadro normativo e giuridico venutosi a comporre in questi ultimi anni, sia a livello nazionale che comunitario.
«Ancora una volta, anziché la responsabilità, è prevalso il meschino calcolo elettorale – proseguono i senatori – che lascerà nel limbo dell’incertezza l’intero settore dell’industria balneare, lì dove vive ormai da anni grazie a una improvvida scelta proprio di un governo di centrodestra, impedendo allo stesso di poter avere finalmente un quadro di regole certe, utili per tornare a investire e a creare ricchezza ed opportunità di sviluppo e occupazione».
Il comunicato dei senatori Pd si conclude informando che «Mara Valdinosi e Stefania Pezzopane, relatrici della legge delega sulle concessioni balneari, hanno rimesso il loro mandato alla luce della impossibilità di procedere nell’esame del provvedimento».
L’invito di Mdp: ”Ora si definisca la limitatezza delle spiagge”
La senatrice Manuela Granaiola, passata nelle file di Mdp dopo che nel Pd aveva sostenuto il provvedimento del governo, ieri in un comunicato ha espresso la sua contrarietà al testo: «Data l’imminente chiusura della legislatura, sarebbe stato davvero inutile e pericoloso approvare questo ddl senza aver chiarito e definito alcune questioni a mio parere fondamentali: 1) Stabilire adeguati criteri per tutelare il legittimo affidamento delle imprese balneari titolari di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali rilasciate anteriormente al 31/12/2009, con la conservazione del diritto alla continuità aziendale; 2) Chiarire una volta per tutte l’esistenza o meno della limitatezza del bene oggetto di concessione, di cui all’art.12 della direttiva Bolkestein. Si ricorda che su quasi 8000 km di coste in Italia, solo 2.500 sono stati dati in concessione! L’Agenzia del Demanio non ha mai potuto chiarire questo che è un punto fondamentale per stabilire la necessità di una evidenza pubblica che rimetta a bando le concessioni in essere; 3) Chiarire cosa si intendeva per “adeguato” periodo transitorio per l’applicazione della disciplina di riordino delle concessioni in essere al 31/12/2009».
I commenti dei sindacati
Per ora, gli unici due sindacati che espresso un commento su quanto successo ieri in Senato sono Cna Balneatori e Assobalneari-Confindustria.
Così Fabrizio Licordari, presidente Assobalneari-Confindustria: «Il DDL Spiagge è stato colpito e affondato. Infatti sono state accettate le richieste di audizione che Assobalneari Italia ha proposto sulla falsariga di quelle già svolte alla Camera. Ció ha decretato la fine del disegno di legge, proprio perchè mancheranno materialmente i tempi per affrontare l’argomento. Il senatore Tomaselli (Pd) ha dato la colpa a ció se la legge non sarà approvata; noi riteniamo invece che non si tratti di colpa bensì di merito, che ci attribuiamo senza falsa modestia, perché insieme alle forze di centrodestra, Assobalneari Italia ha messo in campo una strategia volta all’ostruzionismo che è stata condivisa prima alla Camera (Bergamini, Giacomoni, Palmizio, Savino) e poi al Senato (Gasparri e Pelino). Assobalneari Italia e Federturismo-Confindustria hanno insomma avuto un ruolo determinante per affondare questo provvedimento, mantenendo irremovibile la posizione abrogativa, contrariamente alle altre sigle sindacali che accettavano sostanzialmente la certificazione delle evidenze pubbliche, limitandosi a proporre emendamenti a un qualcosa che ci avrebbe rovinato. Ora la palla va al prossimo parlamento, che auspichiamo possa avere un’altra sensibilità sulla questione delle concessioni balneari e sappia tutelare le proprie imprese come Spagna e Portogallo».
Questa, invece, la nota di Cristiano Tomei, coordinatore Cna Balneatori: «Non si poteva approvare una legge senza la continuità aziendale per l’attuale comparto balneare italiano; senza audire chi rappresenta 30 mila imprese e altrettante famiglie che vivono nell’incertezza del proprio futuro e del proprio lavoro da più di 10 anni; senza scongiurare aste ed evidenze e pubbliche per ridare stabilità e far ripartire gli investimenti; senza aprire un confronto in Europa sulla direttiva Bolkestein per assodarne la non inerenza con il settore. Lo abbiamo affermato alla nostra ultima assemblea nazionale a Rimini e continueremo a lottare per affermare il legittimo affidamento».
Cosa succede ora?
Le perplessità sull’approvazione della riforma erano sempre più diffuse, man mano che si avvicinava la fine della legislatura. E ora che la notizia è definitivamente ufficiale, gli imprenditori balneari si chiedono che cosa succederà. Lo scenario che si apre è infatti molto complicato e merita una riflessione a parte, che pubblicheremo nei prossimi giorni su Mondo Balneare per tentare di riepilogare la situazione ai nostri lettori in questo momento molto particolare.
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