Continuano le polemiche tra le forze politiche in seguito all’affossamento del disegno di legge sulle concessioni balneari, che ieri è stato definitivamente accantonato in Senato a causa dell’ostruzionismo delle opposizioni (vedi notizia). Il Movimento 5 Stelle esce allo scoperto e chiede di istituire le evidenze pubbliche degli stabilimenti balneari, mentre Forza Italia al contrario promette di escludere le spiagge dalla direttiva europea Bolkestein, a cui il provvedimento governativo ormai insabbiato tentava di adeguarsi. A festeggiare ci sono anche Lega Nord e Fratelli d’Italia, mentre in tutta risposta il Partito democratico attacca il centrodestra per «l’irresponsabilità e la demagogia» con cui avrebbe trattato la questione balneare e ribadisce che i contenuti del suo disegno di legge sarebbero i più equilibrati e compatibili con il diritto comunitario.
Pubblichiamo qui di seguito le diverse posizioni in campo ribadite in vari comunicati giunti oggi alla nostra redazione, dando di fatto inizio a una nuova campagna elettorale che sarà molto accesa sulla questione delle concessioni balneari.
Movimento 5 Stelle verso le evidenze pubbliche
Il senatore Gianluca Castaldi, attuale portavoce del Movimento 5 Stelle, ha diffuso oggi un documento che riassume le idee del suo partito in merito alle concessioni di spiaggia, e che contiene l’esplicita richiesta di “predisporre un sistema di evidenza pubblica”, apparentemente senza specificare alcuna forma di tutela per gli attuali concessionari. I grillini infatti si impegnano a:
- al fine di chiarire il quadro giuridico in materia per un settore economico che vive da anni un’inaccettabile situazione di incertezza, a predisporre di concerto con le Regioni, le amministrazioni interessate, gli operatori di settore e gli utenti del servizio spiaggia, una nuova disciplina organica delle concessioni demaniali che contempli da un lato la necessità di incrementare l’efficienza del sistema turistico italiano, riqualificando e rilanciando l’offerta turistica balneare e dall’altro garantendo la pianificazione e gestione delle coste in un’ottica di tutela ambientale con precisi limiti nella determinazione delle aree concedibili per attività di carattere economico salvaguardando la più ampia fruizione da parte dei cittadini delle aree non soggette a pagamento;
- al fine di valorizzate le aree demaniali in concessione, a prevedere una nuova rimodulazione delle tariffe dei canoni concessori, aumentando la classificazione delle aree dalle attuali due vigenti al fine di potere meglio 5 rappresentare le differenze delle diverse realtà italiane, tenendo conto di diversi fattori tra cui la redditività dell’area demaniale e le potenzialità di sviluppo della stessa;
- a predisporre un sistema di evidenza pubblica per l’assegnazione delle concessioni demaniali a fini turistico-ricreativi con una durata ragionevole delle stesse che possa da un lato permettere gli investimenti strettamente necessari nel settore balneare e dall’altro garantire l’accesso al mercato, prevedendo apposite clausole sociali, nonché evitando possibili fenomeni di concentrazione da parte dei partecipanti alle gare e pertanto a prevedere precisi limiti (soprattutto per le società di capitale) al numero di concessioni ottenibili su tutto il territorio nazionale, prevedendo un numero limitato di concessioni per Regione per ogni impresa o gruppo di imprese tra loro collegate e gestite dalla stessa società o gruppo societario con la stessa o parziale coincidenza della compagine sociale;
- a disporre che le nuove gare pubbliche siano realizzate con criteri chiari e trasparenti, prevedendo a cura delle amministrazioni interessate sia la pubblicazione tempestiva online dei risultati, sia dei punteggi raggiunti.
Questa la dicharazione diffusa dal pentastellato Castaldi insieme al documento, per commentare l’affossamento del ddl: «Il governo non ha mantenuto l’impegno preso di riformare una volta per tutte la normativa sulle concessioni demaniali marittime. Il fallimento di questo disegno di legge è emblematico di una situazione che si è costantemente ripetuta nei cinque anni di sciagurata legislatura. A farne le spese saranno sia i concessionari delle spiagge, sia i cittadini che ne usufruiscono, lasciati in balia di un caos normativo la cui soluzione è rimandata al dopo elezioni. Da un lato il Movimento 5 Stelle fa opposizione in modo costruttivo, proponendo emendamenti per migliorare una legge fatta male, emendamenti pensati non nell’ottica di fare un favore a questa o quella lobby, ma semplicemente nell’interesse dei cittadini. Dall’altro lato, una maggioranza inaffidabile e incapace si chiude a ogni forma di dialogo, pretendendo non di governare, ma di comandare. Inaffidabile perché, come ho già ricordato, non rispetta la parola data. Incapace perché vuole imporre una legge così com’è, senza accettare alcuna modifica, per poi scoprire di non avere i numeri per farla passare e mandare tutto all’aria. L’ennesimo ricorso allo strumento della delega al governo, finito per l’ennesima volta con un buco nell’acqua, dimostra che questo Paese non si cambia con velleitari colpi di mano a poche settimane dalle elezioni, bensì con il lavoro di tutto il Parlamento, non solo della maggioranza, e con l’ascolto delle parti sociali coinvolte. Ancora una volta mi ritrovo a dirlo: difendere i cittadini sarà compito del M5S quando andrà al governo».
Forza Italia: ”Legge affossata è nostra vittoria, ora cancellare Bolkestein”
In un comunicato diramato oggi alle 12.43, gli esponenti di Forza Italia Maurizio Gasparri, Deborah Bergamini e Paola Pelino si prendono il merito per l’insabbiamento definitivo del ddl e promettono di “cancellare la Bolkestein” se saranno al governo. Questa la loro dichiarazione congiunta: «Abbiamo detto per anni che una legge iniqua a danno delle imprese balneari non si sarebbe fatta. Bisogna cancellare la Bolkestein e l’ipotesi delle gare, non distruggere un settore produttivo, fondamentale per l’economia italiana. Il Pd ha cercato fino all’ultimo di mettere in ginocchio questo settore con la complicità di alcune organizzazioni di settore. Associazioni che sono state svuotate completamente della loro rappresentatività perché la base ha sostenuto e condiviso la nostra battaglia sul campo. Battaglia che hanno invece condiviso con noi altre organizzazioni come Federturismo Confindustria – Assobalneari Italia e ITB. Speriamo che le altre organizzazioni, con le quali abbiamo comunque dialogato per anni, prendano atto della nostra vittoria che è la vittoria degli imprenditori liberi e delle loro famiglie a cui il governo invece voleva togliere il lavoro e cancellare anni di sacrifici e investimenti. Quando avremo vinto le elezioni andremo a Bruxelles per eliminare la direttiva Bolkestein per alcuni settori, in particolare le imprese balneari e il commercio ambulante, e per restituire dignità e speranza alle imprese e ai lavoratori italiani mortificati da questa sinistra».
Festeggia anche Fratelli d’Italia
«Oggi celebriamo una sconfitta clamorosa per il Pd, che ha tenuto impegnate le Camere per mesi nel tentativo di portare a compimento il suo piano scellerato. È una vittoria di quei tanti operatori che non hanno accettato i ricatti di un governo servo che voleva consegnare un patrimonio inestimabile di lavoro italiano alle multinazionali e alle grandi cooperative. È una vittoria del centrodestra che compattamente ha difeso questa categoria dall’esproprio e si è impegnato, una volta al governo, a varare finalmente una legge che dia stabilità al settore e certezza agli investimenti». Così in una nota Carlo Fidanza, responsabile enti locali di Fratelli d’Italia e già europarlamentare da sempre vicino alle questioni dei balneari, commenta il definitivo affossamento del ddl delega in commissione al Senato.
Il Partito democratico attacca i responsabili dell’ostruzionismo
Infine il deputato del Pd Tiziano Arlotti, relatore del ddl alla Camera e tra i suoi principali sostenitori, se la prende con il centrodestra e ricorda come il governo Berlusconi ha gestito la questione in passato. Pubblichiamo qui di seguito la sua lunga nota che riepiloga le ultime vicende.
Mercoledì, nella seduta congiunta delle commissioni Industria e Finanze del Senato, la proposta del Pd di procedere nell’esame della legge delega sul riordino delle concessioni demaniali passando subito alla sua approvazione e rinunciando ai termini per gli emendamenti e non è stata accolta dagli altri gruppi (Forza Italia, Mdp, Lega, M5S e altri), che hanno invece proposto una lunga serie di audizioni. È stata gettata la maschera: ora tutti sanno chi voleva dare una risposta equilibrata ai problemi del settore balneare, e chi invece vuole raccontare ancora favole.
La parte politica che con l’ostruzionismo ha affossato la possibilità di un rapido esame e della definitiva approvazione del provvedimento, strumentalizzando l’illusione di ulteriori proroghe ad oltranza, è proprio quella che ha creato il danno originale ai balneari. Quando infatti il centrodestra era al governo con Berlusconi, anziché aprire un negoziato con l’Europa l’esclusione del comparto balneare dalla direttiva Bolkestein finché si era in tempo, ha preferito non risolvere il problema e concedere proroghe, incassando due procedure di infrazione.
Chi ha affossato il ddl si accontenta di far saltare il banco, ma io ho la memoria lunga e ne parleremo nella prossima campagna elettorale. La demagogia e l’irresponsabilità hanno caratterizzato negli ultimi dieci anni l’approccio del centrodestra al problema in cui versano le decine di migliaia di imprese e i tanti lavoratori di un settore così importante e strategico come l’industria balneare. Ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Abbiamo bisogno di norme chiare e il lavoro che abbiamo fatto permetterà già all’avvio della prossima legislatura di avere una base per varare subito il provvedimento, altrimenti scatterà la procedura di infrazione dall’UE e a pagare saranno gli operatori.
Un po’ di storia. Dopo l’adozione della Direttiva Servizi (cd Bolkestein) 2006/123/CE del dicembre 2006 da parte del Consiglio Europeo, questa doveva essere integrata nella normativa nazionale di tutti i paesi dell’UE. Cosa che non è accaduta, al punto che nel 2008 la Commissione Europea ammonisce l’Italia formalmente con la procedura d’infrazione 2008/4908 intimando la revisione dell’ordinamento giuridico interno e di armonizzare le disposizioni normative ai principi comunitari entro il termine ultimo del 31 dicembre 2009. La “soluzione” trovata dal governo Berlusconi è stata (col DL 194/2009 convertito con la Legge 25/2010) l’abrogazione del cosiddetto “diritto di insistenza” previsto dal codice della navigazione e la proroga sino al 31/12/2015 della scadenza di tutte le concessioni, facendo salva la disposizione dell’art.1 comma 2 del DL 400/1993 recante il rinnovo di sei anni in sei anni delle concessioni demaniali marittime. Tale emendamento ha comportato l’apertura di una seconda infrazione (n.2010/2734) accessoria e conseguente alla prima.
Colgo l’occasione per ricordare che il legislatore italiano, in sede di recepimento della Direttiva Servizi con la trasposizione pedissequa dell’articolo 12 della Direttiva, nell’articolo 16 del Decreto Legislativo 59/2010, non ha previsto regimi transitori o specifici per alcune categorie di beni, come invece la Direttiva, prima della sua trasposizione, avrebbe consentito. Il Governo Berlusconi non ha esercitato questa opzione notificando attraverso specifica richiesta all’Europa. Infatti gli articoli 17 e 18 della Direttiva avrebbero consentito agli Stati membri di adottare delle “deroghe caso per caso”, da notificare alla Commissione, la quale avrebbe dovuto valutarne la compatibilità con il diritto dell’Unione. Ciò avrebbe permesso al legislatore nazionale, essendo comunque limitate nel tempo tali deroghe, di operare un riordino puntuale e specifico della legislazione di settore, tenendo conto anche delle caratteristiche e delle peculiarità territoriali e nazionali di questo importante settore turistico. Cosa che invece hanno fatto altri Stati membri.
La procedura di infrazione è stata chiusa definitivamente solo con la Legge 15/12/2011 n.217 (Governo Monti), che ha disposto l’abrogazione dell’istituto del rinnovo automatico delle concessioni delegando il Governo ad adottare un decreto legislativo. Col DL 18 Ottobre 2012, convertito in legge 221/2012, sono state prorogate, nonostante il parere contrario del Governo, le concessioni demaniali in essere alla data del 30 Dicembre 2009, e in scadenza al 31 Dicembre 2015, fino al 31 Dicembre 2020.
Il 14 Luglio 2016 la Corte di Giustizia Europea ha ritenuto illegittima la proroga generalizzata delle concessioni demaniali marittime e, nello stesso tempo, ha riconosciuto che è consentito agli Stati membri di tener conto, nello stabilire la procedura di selezione, di motivi imperativi di interesse generale, quali, in particolare, la necessità di tutelare il legittimo affidamento ed ha sancito che spetta al giudice nazionale verificare, ai fini dell’applicazione della direttiva, se le concessioni italiane debbano essere oggetto di un numero limitato di autorizzazioni per via della scarsità delle risorse naturali. Tali principi sono stati recepiti nel “Disegno di Legge di delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo” approvato il 27 gennaio 2017.
Le audizioni delle associazioni di categoria, della Conferenza delle regioni, nonché dell’Agenzia del demanio e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per la parte dei dati in possesso dell’ex Ministero della Marina mercantile, hanno consentito di poter integrare e migliorare il testo del disegno di legge approvato in autunno alla Camera, arrivando ad un punto di equilibrio tra le legittime istanze di tutela e salvaguardia delle attuali imprese concessionarie, che necessitano di regole certe, per investire e creare ricchezza e opportunità di sviluppo e occupazione, e il quadro normativo e giuridico venutosi a comporre in questi ultimi anni a livello nazionale e comunitario.
© Riproduzione Riservata