RICCIONE (ore 18.49) – Il fronte del “no alle evidenze pubbliche” per gli stabilimenti balneari si è schierato: Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia i partiti politici che promettono agli imprenditori di non mandare a gara le loro aziende, Assobalneari Italia – Federturismo Confindustria l’associazione di categoria che, stamane a Riccione, ha organizzato una nutrita assemblea pubblica per contestare il disegno di legge del governo che vuole applicare la direttiva europea nota come “Bolkestein” sulla liberalizzazione dei servizi. I bandi previsti dal ddl arriverebbero dopo un periodo transitorio la cui entità è ancora da definire e garantirebbero un indennizzo agli attuali titolari, ma Assobalneari non lo accetta, sottolineando che Spagna e Portogallo hanno istituito proroghe dai 30 ai 75 anni senza alcuna gara e attaccando i partiti di maggioranza: «Chi ci difende è venuto qui da lontano a dimostrarlo – ha detto il presidente Fabrizio Licordari – mentre chi ci vuole espropriare delle nostre imprese, nonostante sia di casa, non si è nemmeno presentato», riferendosi ai due relatori del disegno di legge, i deputati riminesi Tiziano Arlotti (Pd) e Sergio Pizzolante (Ncd).
Sono intervenuti all’assemblea il senatore Stefano Candiani (Lega Nord), i deputati Elio Massimo Palmizio e Deborah Bergamini (Forza Italia) e l’assessore al turismo della Regione Liguria Marco Scajola, autore di una legge che ha esteso di trent’anni le concessioni liguri (vedi notizia). Tutti hanno espresso sintonia con le posizioni di Assobalneari: «La nostra idea è che la direttiva Bolkestein non debba essere applicata alle spiagge italiane», ha spiegato il deputato azzurro Palmizio, mentre il leghista Candiani ha accusato il governo di «non fare gli interessi nazionali», paventando la possibilità che il disegno di legge – già approvato alla Camera ma non ancora in Senato – possa essere inglobato dalla manovra finanziaria di fine anno: «La legislatura è agli sgoccioli e non ci sono i tempi per portare a termine questo ddl – ha evidenziato il senatore – ma il rischio è che i suoi contenuti vengano inseriti in un maxiemendamento del governo alla legge di bilancio, da approvare con la fiducia, e questo sarebbe un atto gravissimo».
La proposta delle forze di centrodestra, infatti, è di tutt’altro avviso ed è stata così sintetizzata dalla forzista Bergamini: «Non nego che in passato anche il mio partito abbia sbagliato la valutazione della Bolkestein, poiché si tratta di una direttiva molto complicata su cui i giuristi ancora oggi dibattono, ma oggi abbiamo una visione diversa: le piccole e medie imprese balneari sono l’unica risorsa per il nostro turismo e vanno tutelate escludendole dalle procedure di gara. Il Partito democratico, invece, vuole utilizzare la Bolkestein in modo surrettizio per regalare le spiagge alle multinazionali, e mi dispiace soprattutto che il deputato Pizzolante, eletto con me sotto l’egida di “Berlusconi presidente”, ora sia in prima linea a portare avanti questo disegno. Ma finora il nostro ostruzionismo è riuscito ad arginare il ddl: l’intento dei relatori era quello di approvarlo alla Camera entro il mese di agosto, invece ci sono riusciti solo un mese fa, e ora non c’è più tempo sufficiente per portarlo a compimento in Senato».
Non ha potuto essere presente, ma ha inviato un audiomessaggio il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, assicurando che «la cancellazione della Bolkestein sarà una delle nostre priorità una volta che torneremo al governo e chiederò di inserire questo punto nel nostro programma elettorale». > Clicca qui per scaricare l’audiomessaggio di Gasparri.
Nel suo intervento, il presidente di Assobalneari Fabrizio Licordari ha espresso il suo «rammarico» per l’assenza dei relatori del disegno di legge: «Abbiamo organizzato questa assemblea a Riccione non a caso, perché il confronto diretto sarebbe stato utile. Invece si continuano a portare avanti sterili polemiche attraverso dichiarazioni a distanza che non fanno altro che alimentare le angosce dei balneari. E si badi che oggi non stiamo facendo politica, ma piuttosto, da bravi imprenditori, stiamo portando la politica dalla nostra parte». E in merito alla posizione di Assobalneari, Licordari ha chiarito che «ci opponiamo a un disegno di legge che al suo primo capoverso certifica le evidenze pubbliche per le nostre imprese. Abbiamo ricevuto in concessione una spiaggia e ci abbiamo creato un’impresa che produce valore, reddito e lavoro, ora non è giusto portarcela via; siamo liberi imprenditori e abbiamo il diritto di vendere la nostra azienda sul mercato, se e quando vogliamo. Questa non si chiama concorrenza, ma sostituzione di impresa, e per questo invitiamo tutti i balneari, quando andranno a votare alle prossime elezioni, a ricordarsi di non sostenere chi ci sta distruggendo in modo così diabolico. Speriamo sempre che il governo capisca il suo errore e cambi strada, ma se il disegno di legge non passerà, sarà solo per merito della mancanza di tempo, per cui dobbiamo ringraziare i partiti di minoranza e la loro azione di rallentamento portata avanti con determinazione».
Infine non è mancato un approfondimento sul cavallo di battaglia di Assobalneari, la questione di Spagna e Portogallo: «Questi due paesi hanno istituito delle proroghe dai 30 ai 75 anni in favore degli attuali imprenditori balneari – ha evidenziato Licordari – e persino l’ufficio legislativo della Camera, producendo una relazione sui sistemi normativi della penisola iberica, sottolinea la disparità di trattamento rispetto all’Italia. La verità è che oggi un imprenditore italiano non può concorrere per aggiudicarsi uno stabilimento balneare spagnolo o portoghese, mentre il contrario potrà avvenire se questo disegno di legge sarà approvato in via definitiva. Per questo diciamo che il problema delle concessioni balneari è tutto politico, e basta la volontà politica a risolverlo».
All’assemblea, come detto, è intervenuto anche l’assessore al turismo della Regione Liguria Marco Scajola, che ha condiviso la sua esperienza in merito all’approvazione, avvenuta lo scorso 31 ottobre, di due leggi regionali che istituiscono tra l’altro l’estensione delle attuali concessioni per 30 anni. «Non ci riteniamo dei fenomeni, abbiamo solo fatto ciò che riteniamo normale: tutelare le nostre imprese. Il 40% delle spiagge liguri rimarrà a libera fruizione e faremo anche delle gare per aprire nuove imprese in litorali ancora non occupati, ma nessuno può toccare gli stabilimenti già esistenti. Se tutti seguissero questa strada, dalle altre Regioni che possono approvare leggi simili ai Comuni che devono applicarle, il governo avrebbe molte più difficoltà ad attuare il suo piano sciagurato».
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