Nei precedenti articoli dedicati al primo soccorso e salvataggio abbiamo cercato di portare a conoscenza molti dei delicati aspetti legati alla sicurezza della vita umana. Argomenti a me molto cari, in quanto me ne occupo da molti anni, prima come soccorritore professionale, poi come professionista della formazione in ambito sanitario e in quello del salvataggio acquatico. Negli ultimi due anni, insieme ai miei più stretti collaboratori e al supporto di un’importante azienda multinazionale del settore medicale, ho studiato con molta attenzione la tematica legata all’utilizzo dell’ossigeno nelle emergenze balneari. Lo studio approfondito delle normative e della realtà ha evidenziato alcune evidenti criticità, che ci hanno portato a intraprendere un lungo e difficoltoso percorso di “educazione” dei vari soggetti che a vario titolo sono coinvolti in questa filiera. Quindi abbiamo preso contatto e incontrato praticamente tutti a qualsiasi livello: Ministero della salute, Aifa, Istituto superiore della sanità, Regioni, Comando generale della Guardia costiera, Direzioni marittime, Capitanerie di porto, Carabinieri dei Nas e altre forze dell’ordine, associazioni di categoria, titolari di stabilimenti balneari e bagnini di salvataggio. Abbiamo partecipato a fiere del settore, convegni e conferenze online, scritto articoli e fatto promozione sulle maggiori riviste specializzate. Un confronto che è sempre stato cordiale e apparentemente costruttivo, ma poi nella pratica il risultato ottenuto non ha sortito l’effetto sperato per lo sforzo dedicato, mancando l’obiettivo principale di mettere in condizione i titolari delle attività di essere in regola con la legge, i bagnini di operare con dispositivi efficienti, le autorità preposte al controllo di verificare con criterio le dotazioni previste, allo scopo generale di salvaguardare la vita di chi si reca al mare o in piscina.
Andiamo per ordine. Un tempo le ordinanze balneari erano di esclusiva competenza delle Capitanerie di porto. I compiti in seguito furono divisi e l’aspetto amministrativo è passato sotto la competenza delle Regioni che a loro volta, nella maggioranza dei casi, lo hanno delegato ai Comuni. Alle Capitanerie è invece rimasto il compito di regolamentare tutto ciò che riguardava la sicurezza della balneazione, tra cui le dotazioni di primo soccorso e salvataggio. Oggi la situazione è ancora più ibrida, almeno per quanto riguarda le dotazioni di primo soccorso: a occuparsene troviamo le Regioni (alle quali compete la sanità), i Comuni (delegati dalle Regioni), oppure, dove non intervengono questi, ecco che ci sono le ordinanze emanate dalle Capitanerie. Sono quindi ben tre i soggetti deputati a regolamentare la presenza o meno della bombola di ossigeno negli stabilimenti balneari.
Come ben sappiamo, se ogni Regione è autonoma sulla gestione della sanità, le Capitanerie di porto, invece, facevano riferimento agli indirizzi dettati dalla propria Direzione marittima per le ordinanze di sicurezza balneare, in modo da uniformare le regole sul proprio territorio di competenza. Il risultato è un giungla di norme che pur trattando lo stesso tema, cioè le dotazioni di primo soccorso, e nonostante esistano dei protocolli internazionali, non trovano una unicità: insomma, non c’è un’ordinanza balneare uguale all’altra e peraltro spesso queste sono in contrasto con quanto dettato dalle indicazioni del Ministero della salute e quello delle infrastrutture e dei trasporti a cui fanno capo le Capitanerie. Un esempio su tutti è quello della Capitaneria di Napoli e in generale di quelle che operano in Campania, che prevedono tre bombole di ossigeno medicale di almeno un litro caricate a 150 atm con manometro: peccato che una bombola di queste caratteristiche non esiste! E purtroppo non è l’unica ordinanza balneare che riporta simili storture. Probabilmente in questo caso il principale e inconsapevole colpevole è il compianto Larry Tesler, l’informatico e matematico statunitense inventore della funzione “copia e incolla”.
Scherzi a parte, l’argomento è molto serio e c’è da dire che, come già riportato in un nostro recente articolo, l’ordinanza balneare della Capitaneria di porto è un semplice atto amministrativo che, per quanto riguarda le disposizioni in materia di primo soccorso, indica le dotazioni minime richieste; poi sta al titolare dell’azienda, secondo quanto previsto dalla legge 81/08 (ex 626), a stabilire quali sono i dispositivi e le azioni da mettere in campo in base alle caratteristiche ambientali e alle attività svolte nella propria struttura, che dovranno poi essere riportate nel DVR. Insomma, non c’è cosa peggiore che ripararsi, o meglio nascondersi, dietro la frase «ma io sono in regola con l’ordinanza balneare» oppure «abbiamo sempre fatto così». A ricordarcelo è una recentissima circolare del Ministero della salute emanata il 5 giugno scorso con oggetto “Indicazioni emergenziali per il contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nelle operazioni di primo soccorso e per la formazione in sicurezza dei soccorritori”, la quale chiarisce molto bene gli aspetti di cui stiamo parlando. In particolare la circolare afferma che «non si deve pertanto confondere la figura del Bagnino di Salvataggio (BDS) con quella del “personale laico” abilitato al BLSD occasionale, in quanto il BDS, pur definito “non sanitario”, riceve una formazione professionale specializzata tanto da poter utilizzare presidi, farmaci (l’ossigeno)» e continua dicendo che «la rianimazione cardiopolmonare per una vittima di sommersione/annegamento deve essere completa (ventilazioni e compressioni) e non può prescindere da una corretta ventilazione con uso di ossigeno». Da rilevare inoltre che la circolare prescrive le ventilazioni di emergenza con l’ausilio del pallone ambu con reservoir collegato al catetere di Mount e filtro antibatterico con l’arricchimento di ossigeno, esattamente come anticipato circa un mese fa dal dott. Riccardo Ristori, direttore scientifico della Salvamento Academy e oggetto di un articolo pubblicato su Mondo Balneare. Da sottolineare che per riempire il resorvoir (sacco polmone) del pallone ambu è necessario un consistente flusso di ossigeno (circa 12-15 litri/minuto), che solo una bombola ricaricabile dotata di flussimetro regolabile è in grado di garantire.
Questa esaustiva circolare del Ministero della salute conferma quindi quello che da quasi un anno cerchiamo di far capire agli addetti ai lavori, e cioè che nell’implementazione di un programma per la somministrazione dell’ossigeno nell’emergenza è importante considerare:
- la formazione degli operatori di soccorso (bagnini e istruttori subacquei);
- la manutenzione e la gestione delle attrezzature;
- la tracciabilità delle bombole;
- la loro corretta prescrizione e controllo da parte del medico (non essendo un farmaco a utilizzo personale ma utilizzato per terzi);
- la ricarica e lo smaltimento delle bombole.
L’attrezzatura idonea alla somministrazione dell’ossigeno in urgenza dovrebbe comprendere:
- una bombola di ossigeno ricaricabile da 5 litri caricata a 200 atm oppure 2 bombole da 3 ltitri caricate a 200 atm.
- tutto il materiale per la somministrazione dell’ossigeno: cannule di guedel (adulto e pediatrica); cannule naso faringee (adulto e pediatrica); pallone autoespandibile (adulto e pediatrico) con maschere (adulto e pediatrico) e ingresso per la somministrazione di ossigeno; fruste conduzione ossigeno; maschere facciali con reservoir.
Pertanto consigliamo di non farsi trovare impreparati, poiché oggi più che mai la sicurezza è prioritaria. Bombola di ossigeno, maschere per la ventilazione, saturimetro e personale addestrato e certificato Oxygen provider sono l’unica risposta adeguata alle esigenze di prevenzione dettate dall’emergenza Covid e non solo. Salvamento Academy, azienda leader nella formazione degli operatori del soccorso, offre per esempio un servizio completo a norma di legge con la consegna direttamente a domicilio della bombola di ossigeno ricaricabile in formula noleggio, oltre ai seguenti servizi fondamentali:
- Prescrizione della ricetta medica specifica per l’emergenza come previsto dalla legge per l’acquisto dei farmaci.
- Rilascio della scheda di sicurezza della bombola di ossigeno per l’integrazione nel DVR.
- Assistenza per l’eventuale ripristino in caso di utilizzo o scadenza del farmaco, così da non rimanere mai senza.
- Formazione online gratuita del personale addetto al primo soccorso e salvataggio, come richiesto dal Ministero della salute.
- Fornitura, su richiesta opzionale, della borsa d’emergenza con tutti i presidi necessari per la ventilazione assistita arricchita di ossigeno. Inoltre la bombola è fornita di:
- manometro per monitorare la quantità dell’ossigeno all’interno, a garanzia dell’efficienza dell’intervento di soccorso;
- valvola di regolazione del flusso dell’ossigeno, per una corretta adozione del protocollo di soccorso previsto dalle linee guida internazionali (la valvola è integrata con la bombola, a garanzia di una maggiore sicurezza nell’utilizzo e nella disponibilità e accessibilità quando serve);
- cappellotto di sicurezza sopra l’ogiva a protezione delle valvole in caso di urti o cadute accidentali.
Il tutto a meno di 13 euro + Iva al mese (con contratto biennale). A titolo comparativo, si segnala anche che le bombole monouso contengono 100 litri, rispetto ai 1000 di una bombola ricaricabile proposta da Salvamento Academy (10 volte in più).
Infine, è bene ricordare che per legge non è consentito l’acquisto in farmacia dell’ossigeno senza la ricetta medica e non è consentita la somministrazione dell’ossigeno a personale di soccorso privo di abilitazione e senza l’uso del saturimetro.
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