Una parte del governo Meloni sarebbe restia a concedere la proroga di un anno alle concessioni balneari, proposta dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri tramite un emendamento al decreto milleproroghe. È quanto è emerso, secondo alcune autorevoli indiscrezioni riferite a Mondo Balneare, a margine di un incontro avvenuto ieri tra alcuni esponenti di Fratelli d’Italia per affrontare il tema del riordino del demanio marittimo. Il più strenuo oppositore della proroga sarebbe il ministro agli affari europei Raffaele Fitto, una vecchia conoscenza degli imprenditori balneari: Fitto fu infatti autore, quando era ministro nel 2009 con l’ultimo governo Berlusconi, della prima proposta di riforma che voleva introdurre la riassegnazione dei titoli tramite gare pubbliche. Quella bozza di legge fu respinta grazie all’opposizione della categoria, che attaccò duramente il ministro con insulti e lanci di monetine, e il ministro si sarebbe legato al dito quegli attacchi. E così il timore che avevamo già evidenziato lo scorso ottobre sulle nostre pagine – quello cioè di un ministro che la categoria si è fatto nemico – sembrerebbe essere diventato realtà, con Fitto che all’incontro di ieri si sarebbe fermamente opposto a qualsiasi forma di prolungamento delle concessioni rispetto alla scadenza del 31 dicembre 2023 imposta dalla legge sulla concorrenza approvata lo scorso agosto in via definitiva.
Gli stessi parlamentari di Fratelli d’Italia sarebbero incerti e divisi sul da farsi, tanto che la proroga di un anno – motivata con l’esigenza di avere più tempo per disciplinare le gare, ma in realtà anche una possibile finestra per negoziare con l’Europa l’esclusione delle concessioni balneari dalla direttiva Bolkestein – non sarebbe affatto una proposta di sicura approvazione, nonostante provenga da una forza di maggioranza.
Resta però il fatto che il tempo a disposizione per attuare lo scenario previsto dalla legge sulla concorrenza è troppo poco. Il provvedimento, voluto dall’ex premier Mario Draghi, prevede innanzitutto di completare una mappatura delle concessioni demaniali marittime tramite un nuovo sistema informatico chiamato Siconbep; dopodiché il parlamento dovrebbe approvare il decreto attuativo per disciplinare le evidenze pubbliche e le amministrazioni comunali scrivere i piani spiaggia e indire i bandi. Un iter a dir poco irrealistico da completare entro undici mesi, dal momento che il precedente esecutivo si è dimesso e la nuova compagine governativa non ha avuto ancora il tempo di esaminare la questione. Oltretutto, in campagna elettorale le forze di centrodestra hanno più volte dichiarato di essere di tutt’altra idea in merito alle attuali concessioni balneari, promettendone l’esclusione dalle gare previste dalla direttiva europea Bolkestein. La matassa sembra insomma sempre più difficile da sbrogliare, ma nel frattempo il tempo passa, alcuni Comuni stanno iniziando a indire i bandi nonostante manchino i decreti attuativi, e migliaia di imprenditori del settore non possono essere lasciati privi di certezze sul proprio futuro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA