di Alex Giuzio
Un emendamento per salvare le imprese balneari pertinenziali è stato presentato nel decreto Milleproroghe, in corso di approvazione alla Camera. Lo ha fatto sapere oggi Rete Imprese Italia, che si è attivata per un nuovo tentativo di prorogare il pagamento degli onerosi canoni di circa 300 imprese balneari insistenti sul demanio marittimo e incamerate dallo Stato. Per tali imprese, a causa dell’errata applicazione dei valori OMI, i canoni sono aumentati fino al 1500%, raggiungendo cifre spropositate – da 100 a 300 mila euro annui – che manderebbero queste aziende in fallimento.
L’attivazione di Rete Imprese Italia per l’approvazione dell’emendamento dà una forza maggiore all’iniziativa, che appare così congiunta anziché di un singolo sindacato di categoria. Ora lo scopo è raggiungere il massimo del consenso anche tra i deputati: se l’emendamento sarà bipartisan, con firme da parte di tutti i principali partiti di opposizione e di governo, le possibilità di un’approvazione saranno molto maggiori. Per il momento, pare che tra i firmatari dell’emendamento figurino Tiziano Arlotti (Pd), Anna Giacobbe (Pd) e Sergio Pizzolante (Ncd), ma rete Imprese Italia è attiva in queste ore per coinvolgere deputati di Lega, Movimento 5 Stelle e Forza Italia.
L’emendamento sospenderebbe il pagamento dei canoni pertinenziali e la decadenza delle rispettive concessioni. Questo il testo:
All’art. 8, dopo il comma 10, aggiungere il seguente:
10-bis. Nelle more del riordino della materia previsto dall’articolo 1, comma 732, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 così come modificata dall’articolo 12 bis del decreto legge 24 aprile 2014 n. 66 convertito con modificazioni dalla legge 23 giugno 2014 n. 89, fino al 31 dicembre 2015 è sospesa la riscossione coattiva ai sensi del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 602 dei canoni dovuti per effetto del comma 1 lettera b) punto 2.1 dell’articolo 03 del decreto legge 5 ottobre 1993 n. 400, convertito con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494, come modificato dall’articolo 1 comma 251 della legge 27 dicembre 2006 n. 296 nonché sono sospesi gli eventuali procedimenti amministrativi e i relativi effetti, avviati dalle amministrazioni competenti, concernenti il rilascio, la sospensione, la revoca o la decadenza della concessione demaniale marittima derivanti dal mancato versamento del canone nonché i procedimenti amministrativi finalizzati alla devoluzione delle opere non amovibili di cui all’articolo 49 del R.D. 30 marzo 1942 n. 327.
Come si legge dalle motivazioni allegate all’emendamento, «finalità della norma è permettere alle imprese "pertinenziali" di continuare a esercitare la propria attività, a fronte dell’oggettiva difficoltà di corrispondere gli importi – spesso insostenibili – di tali canoni, individuati per le cosiddette pertinenze dall’Osservatorio Mobiliare Italiano ai sensi della legge 196/2006. La legge finanziaria per il 2007 ha modificato infatti il calcolo delle concessioni demaniali marittime, stabilendo che, nel caso delle pertinenze (beni di difficile rimozione insistenti sul demanio marittimo che, allo scadere della concessione, sono stati incamerati dallo Stato che non ne ha disposto l’abbattimento), il canone annuo versato all’erario venga stabilito sulla base dei valori rilevati dall’Osservatorio Mobiliare Italiano, generando fortissime sperequazioni tra soggetti che svolgono la medesima attività in spazi in cui l’unica differenza riguarda l’incameramento o meno del bene. Le imprese balneari pertinenziali si vedono così costrette al pagamento di canoni spropositati da 100 a 300 mila euro all’anno, a causa dell’errata applicazione dei valori OMI, colpendo oltre 300 aziende attualmente sull’orlo del fallimento. Al fine di garantire a tali imprese la continuità dell’esercizio della propria attività, la presente proposta emendativa prevede dunque una moratoria della riscossione coattiva di tali canoni nelle more del riordino generale delle concessioni balneari a cui il governo sta lavorando».
Per quanto riguarda l’ormai superata distinzione tra facile e difficile rimozione, «la proposta di modifica intende altresì prorogare al 31 dicembre 2015 i procedimenti amministrativi volti all’incameramento delle opere non amovibili. Relativamente a tali due procedimenti, infatti, sussiste una grande incertezza in merito alla qualificazione delle opere che insistono sul demanio marittimo, in particolare circa la fattispecie se queste siano di facile o difficile rimozione. Si ricorda, a tal proposito, che il Consiglio superiore dei lavori pubblici, sezione III, con la decisione n. 842011, del 21 settembre 2011, ha deliberato che “in base all’attuale evoluzione intervenuta negli ultimi anni sia nell’uso di nuovi materiali che nella tipologia costruttiva dei manufatti edilizi è ormai difficile dettare criteri oggettivi per definire compiutamente e correttamente la facile o la difficile rimozione di un manufatto”. Nonostante il Consiglio di Stato si sia più volte espresso per lo spostamento allo spirare della concessione dell’attività finalizzata alla devoluzione delle opere (v. C.d.S. 26 maggio 2010, n. 3348; 1 febbraio 2013 n. 626; 14 maggio 2013 n.3196), e chiarendo che cosa si intenda per "spirare della concessione", diverse amministrazioni periferiche si stanno attivando per l’incameramento. Pertanto, nelle more del riordino della materia, si propone di sospendere anche le procedure amministrative di incameramento delle opere al fine di evitare un inutile quanto costoso contenzioso nonché una ulteriore fonte di allarme per i concessionari di demanio marittimo». (clicca qui per leggere il testo integrale dell’emendamento e delle motivazioni)
Molto soddisfatte le associazioni balneari. Come dichiara Cristiano Tomei, coordinatore nazionale Cna Balneatori e tra i principali promotori dell’emendamento, «Questa proposta unitaria di modifica è necessaria e va sostenuta per garantire la continuità dell’esercizio della propria attività alle imprese balneari pertinenziali che non riescono più a sostenere la corresponsione di canoni elevatissimi e fuori mercato».
Si spera che questo ennesimo tentativo di salvare le imprese balneari pertinenziali vada a buon fine. Non si tratta della prima volta: lo scorso dicembre, un emendamento presentato dalla senatrice Manuela Granaiola alla legge di Stabilità era arrivato in punto di ammissione, ma è poi saltato all’ultimo (vedi notizia). La strategia dei sindacati si è allora concentrata sul Milleproroghe.
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