Opinioni

La questione balneare è tornata indietro di due anni

La riforma proposta da Centinaio ha riacceso le stesse polemiche dei tempi di Arlotti e Pizzolante. E noi ci togliamo qualche sassolino dalla scarpa.

I titolari degli stabilimenti balneari erano sin troppo tranquilli, e invece nel pieno della stagione estiva è arrivata la notizia che non si aspettavano: il ministro del turismo Gian Marco Centinaio, dopo avere disposto l’estensione di 15 anni delle concessioni di spiaggia e dopo avere promesso in tutte le salse che avrebbe escluso l’intero settore dalle gare previste dalla direttiva europea Bolkestein, mercoledì scorso si è presentato con una bozza di provvedimento che istituisce le procedure di evidenza pubblica per le spiagge italiane. Il motivo di questo apparente cambio di rotta? Blindare l’estensione di 15 anni – che ancora non è sicura perché la maggior parte dei Comuni costieri non l’ha convalidata – ed evitare una procedura di infrazione europea. Così la racconta il ministro leghista, che ha comunque assicurato come l’esclusione dalle gare e dalla Bolkestein resterebbe l’obiettivo ultimo su cui concentrarsi, a patto che le associazioni di categoria restino unite nell’appoggiare questa strada.

Tuttavia proprio le associazioni – tanto per cambiare – sembrano piuttosto divise: la maggioranza si è dichiarata disposta a lavorare partendo da questa bozza di provvedimento (Sib-Confcommercio, Cna Balneari, Fiba-Confesercenti, Oasi-Confartigianato, Federbalneari) e una minoranza rifiuta invece qualsiasi testo contenente la previsione delle gare per i balneari (Assobalneari-Confindustria, Itb Italia e i vari gruppi autonomi del “no alle aste”).

È proprio vero: la storia si ripete e questo scenario lo abbiamo già visto due anni fa, ai tempi del governo Gentiloni, quando il disegno di legge firmato dai deputati Tiziano Arlotti e Sergio Pizzolante spaccò i sindacati di categoria tra chi collaborava e chi contestava, tra chi accettava le evidenze pubbliche con qualche tutela per gli attuali balneari e chi invece gridava al “no alle gare” e denunciava il “basso profilo” degli altri. Allora al governo c’era il Partito democratico, oggi abbiamo Lega e Movimento 5 Stelle, ma i contenuti della riforma balneare sono i medesimi. Anzi, volendoli confrontare, il ddl Arlotti-Pizzolante era pure meno peggio rispetto a quello di Centinaio: in entrambi si parla di evidenze pubbliche, ma almeno il testo battezzato due anni fa dal ministro Costa riconosceva il valore commerciale delle imprese, era frutto di un percorso più trasparente (cioè senza nessuna promessa disattesa) e soprattutto non conteneva le madornali contraddizioni e i numerosi errori tecnici che abbiamo letto nella bozza partorita dal governo Conte (vedi articolo).

E dire che lo avevamo detto (per una volta ci togliamo qualche sassolino dalla scarpa). Già a dicembre 2018, cioè persino prima che il parlamento approvasse l’estensione di 15 anni, analizzando una dichiarazione in cui il ministro Centinaio parlava di “doppio binario” avevamo letto tra le righe che l’impianto della sua riforma avrebbe ricalcato il ddl Pizzolante-Arlotti e avevamo intuito che sarebbe accaduto proprio ciò che è avvenuto nei giorni scorsi (leggi il nostro articolo del 5 dicembre 2018: “Riforma spiagge, il retroscena: già in pista ddl su doppio binario“).

Per questa nostra considerazione, come se avessimo detto una blasfemia, eravamo stati attaccati da parte di qualche indefesso  e polemico sostenitore di Centinaio (gli stessi sostenitori che probabilmente nell’ultima settimana si sono in parte ricreduti). Invece possiamo dire che avevamo ragione, anche se della ragione non ce ne facciamo molto, in questa situazione tragica. Infatti da settembre i balneari, volenti o nolenti, dovranno negoziare a partire da questa base di provvedimento, perché questo è il governo con cui confrontarsi (finché non cadrà) e questa è la sua proposta. Una proposta che deve essere migliorata sotto molti aspetti, dall’eccessiva responsabilità demandata ai Comuni alla mancanza del valore commerciale, dal bizzarro elenco a punti all’irrisolta disparità sui canoni.

Se poi l’attuale esecutivo riuscirà davvero a evitare le gare, potremo saperlo solo col tempo (ma dubitiamo che ci si riesca finché la Lega dovrà governare insieme al Movimento 5 Stelle, che anche una settimana fa invocava le evidenze pubbliche delle spiagge, vedi articolo). Quel che è certo – lo ripetiamo – è che la discussione è tornata indietro di due anni. Ma speriamo che gli errori del passato servano a non sbagliare nell’immediato futuro. Altrimenti possiamo immaginarci già come sarà la prossima fiera di settore, il Sun di Rimini in programma dal 9 all’11 ottobre prossimi: l’ennesimo evento con decine di assemblee, polemiche tra associazioni, fischi ai politici di maggioranza e applausi a quelli di opposizione che hanno sempre la vita più facile.

Il problema è che, andando avanti così, si andrà a finire male e allora sì che arriveranno le gare indiscriminate e le multinazionali. Ma speriamo che i balneari abbiamo tempo di rifletterci durante il mese di agosto: per loro è il periodo più impegnativo, lo sappiamo, ma ci troviamo anche nel momento storico più delicato per la categoria, con un’estensione di 15 anni ancora ballerina e con la dittatura dei tribunali in assenza di una legge nazionale certa e definitiva. La lotta sarà dura, è meglio unire le forze e non ripetere gli sbagli.

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Alex Giuzio

Caporedattore di Mondo Balneare, dal 2008 è giornalista specializzato in economia turistica e questioni ambientali e normative legate al mare e alle spiagge. Ha pubblicato "La linea fragile", un saggio sui problemi ecologici delle coste italiane (Edizioni dell'Asino, 2022), e ha curato il volume "Critica del turismo" (Grifo Edizioni 2023).
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