«Non possiamo che prendere atto della mancanza di volontà dell’attuale parlamento e del governo di legiferare un provvedimento sull’ingiustizia che subiamo da ormai dodici anni». Lo afferma una nota del Coordinamento balneari pertinenziali italiani, che raggruppa le circa 250 imprese colpite dai maxi canoni Omi a causa di una sperequazione fiscale che non è stata risolta nemmeno nel recente decreto Semplificazione, nonostante gli svariati emendamenti.
«Non si è riusciti a legiferare neanche una soluzione temporanea, una sospensione dei pagamenti e delle decadenze anche per un tempo breve in attesa dell’agognata riforma dei canoni demaniali», denunciano i pertinenziali. «Esponenti della maggioranza parlamentare e del governo ci hanno riferito che si era raggiunta un’intesa totale su un testo che sospendeva pagamenti e decadenze fino a fine 2019, un testo che prevedeva anche la copertura finanziaria condivisa anche dalla Ragioneria di Stato. Ma nel momento in cui il governo si accingeva a presentarlo in aula, è nato il problema di ammissibilità per incompatibilità con gli obiettivi del decreto Semplificazioni».
«Per noi problemi di ammissibilità non sussistevano per vari motivi», rende noto il Coordinamento pertinenziali. «Il decreto legge in discussione prevedeva provvedimenti urgenti di sostegno e semplificazioni per le imprese, e secondo noi il nostro provvedimento era conforme perché la norma avrebbe dato sostegno a circa 250 piccole imprese familiari a rischio chiusura, avendo subìto aumenti del canone dal +3000% al +4500% nonché la perdita di circa 1500 posti di lavoro principalmente a tempo indeterminato».
«A dimostrazione di ciò – prosegue la nota – in aula un emendamento presentato dai senatori Mallegni, Gasparri e altri aveva passato il taglio perpetuato dal presidente del Senato su sollecitazione del Quirinale, tant’è vero che è stato votato in aula con pareri contrari dei relatori e del governo, quindi dal nostro punto di vista si sarebbe potuta chiedere una riformulazione del testo e dare parere favorevole e votarlo in aula. Invece si è votato contro a un testo molto simile a quello concordato dalla maggioranza».
«Questo è quanto accaduto nelle scorse ore, ma ormai i giochi sono fatti e la situazione è rimasta drammatica per le nostre famiglie e per le nostre piccole imprese. In queste ore stiamo decidendo la nostra risposta nelle modalità e gli obiettivi che ci poniamo di ottenere nei prossimi giorni. Noi non molleremo di un centimetro la lotta contro l’ingiustizia che ha distrutto le nostra vita e dei nostri familiari, pertanto il primo passo sarà chiedere un incontro immediato con le forze di maggioranza e l’Agenzia del demanio per l’immediata approvazione di un provvedimento con decretazione di urgenza. Siamo ormai in una situazione dove non abbiamo più niente da perdere – conclude il comunicato – e non tollereremo più mancanze, ritardi e l’assenza di assunzione di responsabilità da parte dei legislatori attuali a risolvere una ingiustizia che si protrae da oltre dodici anni».
© Riproduzione Riservata