di Maura Delle Case
Il tranello non era voluto, ma ci sono caduti tutti. Dalla maggioranza pronta ad assicurare vigilanza, all’opposizione salita subito in trincea. Oggetto: la proroga delle concessioni demaniali delle spiagge, decisa dallo Stato e bocciata dalla Corte europea con effetti che rischiano di compromettere le gestioni in corso. Tutte, a livello nazionale, salvo quelle degli arenili friulgiuliani, non già prorogate, ma affidate attraverso regolari procedure di gara ormai quasi 10 anni fa.
Del “dettaglio”, commentando a bruciapelo la sentenza, si sono scordati sia l’assessore regionale alle finanze, Francesco Peroni, che il direttore generale di Promoturismo Fvg, Marco Tullio Petrangelo, come pure la senatrice dem Laura Fasiolo e il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, Riccardo Riccardi. «Non basta vigilare – ha ammonito ieri l’azzurro -, occorre invece agire con urgenza e determinazione per evitare un vero e proprio collasso economico per le imprese e i lavoratori che operano nel settore balneare».
A dispetto dei commenti, il Friuli Venezia Giulia in realtà non rischia nulla perché non è investito dalla bocciatura. Forte dell’autonomia, la Regione ha infatti affidato le spiagge 10 anni fa mediante procedura di gara. Con successo. A ricordarlo è Lodovico Sonego, oggi senatore in forze al Pd, all’epoca titolare della materia in seno alla giunta Illy. «Sono molto preoccupato per la mia Regione. I responsabili della gestione del turismo in Friuli – ha detto riferendosi alle dichiarazioni comparse sulla stampa – dimostrano di non sapere che gli arenili sono stati messi a gara. Diversamente dall’Italia, la Regione è infatti in regola con le norme comunitarie e con i principi della buona amministrazione».
Incassato da Roma il trasferimento delle competenze in materia di demanio marittimo, nel 2006 il Friuli Venezia Giulia passa dalla gestione degli arenili per proroghe al mettere le concessioni a gara. La materia è disciplinata dalla legge 22, approvata in coda a quello stesso anno. Il cambiamento è epocale: dalla logica dell’affitto si passa a quella degli investimenti. «La gara fu fatta con successo – ricorda ancora il democratico – con un bando che premiava la quantità e qualità degli investimenti che il concessionario si impegnava a fare piuttosto che il canone annuo da versare alla Regione. Investimenti in grado di ammodernare l’offerta turistica delle nostre località che oggi è tempo di verificare».
Pesano nel complesso per 54 milioni di euro, in parte hanno visto la luce, in parte no come l’albergo e la collegata ristrutturazione delle terme progettate dalla Sil di Lignano, opere attendono ancora di vedere il via, in parte per problemi di natura economica, in parte per difficoltà legate ad autorizzazioni paesaggistiche. «L’occasione è propizia per accertare se gli ingenti investimenti contrattualizzati sono stati davvero fatti. È una domanda che rivolgo a chi è venuto dopo: Tondo e Serracchiani».
fonte: Messaggero Veneto
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