di Alex Giuzio
«Non è previsto, da parte del governo, alcun intervento sulle concessioni demaniali marittime nella legge di stabilità in corso di discussione al Senato. E le ipotesi di soluzione riportate dalla stampa sono impraticabili in quanto in contraddizione con la disciplina comunitaria». Così, ieri mattina, il viceministro dell’economia Stefano Fassina (Pd) ha risposto all’interpellanza della deputata Claudia Mannino (Movimento 5 Stelle), che chiedeva delucidazioni in merito ai provvedimenti sulle concessioni demaniali marittime che dovrebbero essere contenuti nella legge di stabilità.
Con la sua dichiarazione, il viceministro Fassina (nella foto) ha di nuovo annullato le speranze degli imprenditori balneari italiani che i loro gravi problemi, legati alla minaccia di evidenza pubblica delle concessioni demaniali marittime, vengano risolti nell’immediato.
Si riporta in seguito uno stralcio dello scambio di battute tra Mannino e Fassina. Vista la lunghezza dell’intervento, si rimanda a questa pagina per leggere la stenografia completa. Nei passaggi evidenziati del discorso della Mannino riportato qui di seguito, emergono purtroppo numerose imprecisioni e svariati pregiudizi che denotano, da parte della deputata grillina, una conoscenza incompleta della materia demaniale marittima e una posizione ideologica avversa che non aiuta il Movimento 5 Stelle a rendersi conto della gravità del problema che sta colpendo trentamila piccole imprese italiane.
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CLAUDIA MANNINO: «Da settimane ormai, attraverso organi di stampa, il sottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta, con delega al demanio, ha più volte manifestato l’intenzione del governo di inserire la riforma del demanio marittimo nella legge di stabilità. […] Sempre da notizie di stampa, abbiamo appreso che il progetto governativo prevederebbe la sdemanializzazione e la vendita della parte economica redditizia del demanio marittimo, senza evidenza pubblica e senza diretto coinvolgimento delle regioni e degli enti locali. L’idea sarebbe di trasformare in patrimonio dello Stato il tratto di arenile che comprende stabilimenti balneari, bar, cabine, ristoranti, per poi cederlo a prezzo calmierato agli operatori già concessionari. L’urgenza dell’adozione di tali misure, ovviamente, ha origine dall’impossibilità di procedere al rinnovo automatico delle stesse concessioni, dall’obbligo di procedere all’assegnazione delle stesse concessioni con procedura ad evidenza pubblica e dall’assenza di un quadro normativo che regoli la situazione giuridica dei soggetti che attualmente sono titolari di concessioni demaniali in scadenza. Ma da dove sorge l’urgenza di intervenire così massivamente sulla disciplina vigente, tanto da realizzare una sostanziale privatizzazione delle spiagge? […] Sono a chiederle, signor viceministro, un’opinione definitiva del governo sullo schema, sul progetto Baretta. In particolare, chiedo al governo di esprimersi sul rischio – a nostro giudizio certezza – di palese violazione della normativa comunitaria, di una svendita in saldo di beni della collettività da realizzarsi attraverso una concessione a prezzi inferiori a quelli di mercato, di beni statali, per giunta già trasferiti alle regioni, con procedure preordinate ad assicurare l’acquisizione degli stessi beni da parte dei soggetti che, attualmente, già vi conducono un’attività economica in forza di una concessione demaniale. Vede, signor ministro, lo so, lei ora ci dirà che nella legge di stabilità non v’è traccia delle norme che sto richiamando, ma sia io che lei sappiamo che tale circostanza non impedisce, con mani accorte, che, nel corso della discussione parlamentare, si aggiungano queste norme. Al riguardo, chiedo che lei, a nome del governo che rappresenta, esprima solennemente la sua contrarietà ad aggiungere normative del genere ed anticipi, qui ed ora, la sua indisponibilità ad inserimenti last minute di eventuali maxiemendamenti governativi nel disegno di legge di stabilità. Su questo tema, anche un’ipotetica neutralità del governo sarebbe pelosa, ipocrita ed irresponsabile nei confronti dei cittadini e delle istituzioni europee. Non penso – o quanto meno mi auguro – che il governo italiano, alla vigilia del semestre europeo di presidenza, voglia presentarsi con un biglietto da visita che viola formalmente una norma di funzionamento dell’Unione europea. Quello che inoltre non può essere smentito è che il suo collega di governo ha convocato formalmente i rappresentanti delle associazioni dei balneari per illustrare questa proposta ed ha anche ricevuto esponenti politici del suo partito, il Pd, che – occorre ricordarlo – hanno fatto la campagna elettorale basata sui beni comuni, o, generalizzando, esponenti di quel partito che, per origine geografica e legami con quel mondo, sono molto interessati a definire questa problematica. Infine, le chiedo di esprimersi in merito all’articolo pubblicato su l’Espresso lo scorso 22 ottobre intitolato: "Così svendiamo le nostre spiagge" a firma di Gianfrancesco Turano che, ritenendo superato il discorso della sdemanializzazione, descrive una nuova proposta elaborata dall’Agenzia del demanio e invita il suo ministero a superare la disciplina europea, senza scontentare i balneari. Leggo, quindi, uno stralcio dell’articolo, che cito testualmente: «L’uovo di Colombo sta in un documento riservato, spedito dall’Agenzia del demanio al ministero di riferimento, il ministero dell’economia guidato da Fabrizio Saccomanni, il 9 ottobre scorso, ossia il giorno prima che Saccomanni deliberasse la cessione alla Cassa depositi e prestiti degli immobili pubblici affittati a uffici e ministeri. Il documento cambia in profondità le linee-guida in materia di concessioni demaniali marittime. Oggi funziona così. Lo Stato affida la gestione delle concessioni balneari alle regioni, che la trasferiscono ai comuni per la definizione del canone. Ma i comuni non beccano un euro perché tutti i soldi vanno a Roma». Quindi, nella migliore delle ipotesi, ai sindaci non interessa tirare sul prezzo, nella peggiore, vanno d’amore e d’accordo con i balneari, che portano voti, benessere e, spesso, siedono nelle giunte comunali. La prima rivoluzione del 9 ottobre è che i proventi degli ombrelloni e dei lettini vanno alle regioni e non più allo Stato, ma questa cifra sarà compensata da una pari decurtazione dei trasferimenti dallo Stato alle regioni. Le regioni perciò non guadagnano nulla ad alzare il prezzo delle concessioni e a litigare con i balneari, che si sono dotati di una schiera di sindacati battaglieri: Federbalneari, Assobalneari, Cna Balneatori, eccetera. In quanto alla procedura di gara, l’articolo 4 del progetto avanzato dall’Agenzia di Stefano Scalera, un uomo di Vittorio Grilli, nominato nell’ottobre 2011, è una chiara occasione da goal per chi ha già una licenza in mano, in quanto non si fa menzione di aumentare il canone, ma l’offerta più vantaggiosa è valutata sulla base di un piano economico-finanziario di copertura degli investimenti, come per le concessioni autostradali. Insomma, chi più investe in nuove strutture fisse o amovibili ha più possibilità di aggiudicarsi la concessione. Non è una buona notizia per chi pensa che le spiagge italiane siano già abbastanza costruite. Per avvantaggiare i concessionari esistenti, il comma j) dello stesso progetto, all’articolo 4, è quello decisivo: il 40 per cento del punteggio complessivo si basa sulla professionalità acquisita dall’offerente nell’esercizio di concessioni di beni demaniali marittimi per finalità turistico ricettive e la professionalità acquisita relativamente all’area alla quale si riferisce la procedura. Insomma, chi ha già in gestione un’area messa a gara parte con un bel vantaggio e, se proprio dovesse riuscire a perdere, ha diritto addirittura a un indennizzo dal concessionario subentrante. Al riguardo, infine, signor ministro, le chiedo quanto ci sia di vero in quanto letto e quali siano gli orientamenti del dicastero di cui lei condivide la responsabilità».
STEFANO FASSINA: «[…] Gli onorevoli interpellanti riferiscono di avere appreso da notizie di stampa che presso gli uffici del sottosegretario di Stato all’economia, onorevole Baretta, al fine di un riordino della disciplina delle concessioni demaniali e marittime, è stato istituito un tavolo tecnico, cui partecipano tutte le amministrazioni interessate, le associazioni di categoria delle imprese balneari e in alcune occasioni sono stati presenti esponenti parlamentari di diversi partiti, non soltanto del Partito Democratico. Come ricordato dall’onorevole interpellante, secondo notizie di stampa il sottosegretario avrebbe reso note le linee di intervento di un progetto di riforma che prevederebbe, tra l’altro: in primo luogo, la sdemanializzazione delle aree frontali delle spiagge, dove insistono gli immobili dello stabilimento e la loro cessione a un prezzo calmierato, da definirsi a livello nazionale, con diritto di prelazione a beneficio del concessionario uscente; in secondo luogo, l’assegnazione della parte restante dell’area demaniale, con meccanismi che riconoscono un diritto di prelazione ai soggetti che acquistano la parte della spiaggia retrostante sdemanializzata. In merito alla richiesta e al rischio paventato dagli interpellanti sull’apertura di un’ennesima procedura di infrazione da parte delle istituzioni comunitarie, vorrei precisare quanto segue. Come ho ricordato, il sottosegretario Baretta coordina un tavolo nel quale sono presenti rappresentanti delle amministrazioni statali coinvolte, dell’Anci e delle associazioni di categoria dei balneari. Nella discussione a tale tavolo sono state approfondite, registrando le posizioni dei partecipanti, le tematiche più volte oggetto di attenzione circa l’onerosità dei canoni relativi alle pertinenze demaniali marittime nonché in ordine alla disciplina del rinnovo delle concessioni. Fatta questa premessa, voglio chiarire che i temi normativi attribuiti con il documento in esame all’iniziativa del sottosegretario di Stato non sono la posizione del governo, ma sono il riflesso delle questioni in discussione destinate ad ogni ulteriore necessario approfondimento, un percorso che vedrà il coinvolgimento pieno anche della Conferenza delle regioni per arrivare alla definizione di una normativa di delega. Non è previsto, da parte del governo, alcun intervento sulle concessioni demaniali marittime nella legge di stabilità in corso di discussione al Senato. Infine, colgo l’occasione per segnalare che le ipotesi di soluzione riportate dalla stampa sono impraticabili in quanto in contraddizione con la disciplina comunitaria».
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