La questione dei concessionari pertinenziali torna a essere sollevata all’attenzione del parlamento. L’avvocato Bartolo Ravenna, nuovo portavoce del Coordinamento concessionari pertinenziali che raggruppa le imprese colpite dagli spropositati canoni Omi (leggi l’intervista in cui analizziamo il problema), ha scritto nei giorni scorsi una lettera al premier Conte, ai presidenti di Camera e Senato e a vari ministri e rappresentanti istituzionali per denunciare la grave situazione in cui versano circa trecento imprenditori italiani: ciò ha portato la deputata Maria Teresa Baldini (Fratelli d’Italia) a intervenire alla Camera sollecitando «il riordino complessivo dei canoni demaniali marittimi» al fine di eliminare le disparità e dei «correttivi alle procedure di definizione dei procedimenti giudiziari e amministrativi pendenti per contenere il contenzioso in atto» (guarda il video dell’intervento).
Nella sua lettera, l’avvocato Ravenna ricorda che «la legge 296/2006 con l’introduzione dei criteri Omi ha generato un incremento esponenziale dei canoni per le pertinenze demaniali (a volte superiore al 1000%), rivelatosi insostenibile per la categoria che si è vista costretta ad avviare numerosi
contenziosi. Nonostante il legislatore abbia da subito riconosciuto la stortura della norma e si sia impegnato a cambiarla “nelle more di un riordino della materia”, si è però limitato ad adottare soluzioni temporanee (definizione agevolata dei contenziosi, sospensioni a termine dei pagamenti e delle decadenze) non idonee a garantire la prosecuzione delle attività, decimate dai provvedimenti di decadenza».
Il portavoce dei concessionari pertinenziali ritiene insufficiente anche la misura approvata nel recente “decreto rilancio”: «Nell’ambito di tali “soluzioni tampone” si inquadra anche l’art. 182 comma 2 del recente d.l. 19 maggio 2020 n. 128 che, tenuto conto dell’emergenza Covid-19 e in conformità a quanto stabilito dall’art. 1 commi 682 e 683 della legge 145/2018 (estensione di 15 anni), ribadisce l’efficacia dei titoli in essere, statuendo che “per le aree e le relative pertinenze oggetto di riacquisizione già disposta o comunque avviata o da avviare, gli operatori proseguono l’attività nel rispetto degli obblighi inerenti al rapporto concessorio già in atto, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 34 del d.l. 30/12/19 n. 162 e, cioè, la sospensione dei pagamenti dei canoni pertinenziali fino al 30 settembre 2020“», Tale norma, rileva Ravenna dopo una lunga disamina, «non potrà non generare problematiche applicative che finirebbero per riverberarsi su un comparto, qual è quello dei Concessionari pertinenziali italiani, già in grande difficoltà per la delicatissima problematica dei maxi-canoni, per cui sono al vaglio del legislatore proposte emendative».
La lettera conclude dunque chiedendo «agli organi amministrativi, politici e di governo di voler chiarire l’esatta portata dell’art. 182 comma 2 nell’immediato, al fine di garantirne omogeneità applicativa sul territorio, e in sede di conversione del d.l. 128/2020, pure adottando ogni iniziativa legislativa volta a superare definitivamente le problematiche della categoria attraverso la definizione del passato (riapertura dei termini per la definizione agevolata del contenzioso) e l’abrogazione definitiva dei
canoni Omi».
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