La vicenda dei Bagni Liggia di Genova è il caso più noto di ingiustizia subita da concessionario demaniale, ma purtroppo non è l’unico. Anche in Lazio in questi giorni si sta consumando un grave contenzioso tra il Comune di Pomezia e il titolare di uno stabilimento balneare, La Perla Nera di Torvajanica. In questo caso non si tratta di un sequestro come quello disposto per il noto lido ligure, bensì di un’amara scoperta: dopo essere stati vittime dei maxi canoni Omi sui manufatti pertinenziali e avere subìto una contestazione per presunti abusi, i titolari lo scorso settembre hanno scoperto che la loro attività si troverebbe al di fuori della dividente demaniale marittima e, secondo il loro perito, su un’area privata. Ma gli appelli per chiedere la restituzione dei canoni versati e l’annullamento delle accuse sono rimasti inascoltati, e così uno dei titolari ha scritto alla redazione di Mondo Balneare per diffondere la storia, sensibilizzare le istituzioni e chiedere aiuto ai colleghi e alle autorità.
Così Sandro D’Antoni, uno dei soci della Perla Nera, ricostruisce i fatti: «La dividente demaniale non è mai stata dichiarata dal Comune di Pomezia, ma a settembre scorso tale linea è apparsa per la prima volta in una relazione della Regione Lazio: abbiamo così notato che il nostro stabilimento era escluso da ogni competenza demaniale, in quanto si trovava al di fuori dalla linea. Di conseguenza l’applicazione dei maxi canoni, subita alcuni anni fa, sarebbe ingiusta».
«Abbiamo immediatamente effettuato varie denunce al Comune e alla Corte dei Conti, chiedendo la restituzione dei canoni non dovuti e di tutti i procedimenti penali nei miei confronti, ma nessuno ad oggi è intervenuto», denuncia D’Antoni. «Riteniamo di avere subito una gravissima ingiustizia e la cosa più assurda è che nessuna istituzione mi ha degnato di una risposta. La dividente demaniale dimostra che non avremmo dovuto corrispondere le esose somme richieste».
Ma le assurdità di questa situazione grottesca non sono finite qui. Prosegue infatti l’imprenditore: «Ho commissionato una relazione al mio perito di fiducia, dalla quale è emerso che lo stabilimento balneare La Perla Nera ricade su una porzione di terreno che non può neanche essere qualificata come pubblica, poiché non risulta nessuna trascrizione nei confronti degli enti pubblici, né al catasto né tantomeno al demanio. Si tratta in sostanza di un “terreno fantasma“, su cui tuttavia le istituzioni non solo hanno preteso il pagamento di canoni ingiusti, ma hanno anche tentato di appropriarsene tramite l’incameramento. Sui giornali si parla solo dei presunti canoni bassi di 2.500/5.000 euro all’anno pagati dai concessionari balneari, mentre invece non si citano mai le cifre grandi come i miei 60.000 euro annui (che sommati all’Imu e alla Tari, fanno lievitare i costi a 100.000 euro annui), peraltro in questo caso richiesti senza averne diritto. Eppure, nessuno ci risponde su quel che dovrebbe essere un incontro tra cittadino e amministrazione. La giustizia tace».

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