Prendo spunto dalla lettera del senatore Maurizio Gasparri per ricordare a tutti, imprenditori e operatori balneari, amministrazioni locali e nazionali e soprattutto ai turisti, l’importanza di arrivare entro quest’anno all’estensione delle concessioni fino al 2033, prevista dalla legge 145/2018. Non possiamo accettare la scomparsa di un intero comparto del turismo, perché così rischia di accadere: se la norma continuerà a non essere applicata dalle amministrazioni comunali, l’Italia perderà una parte importante del proprio tesoro che, inesorabilmente, cambierà di mano e sarà alla mercé di multinazionali estere che stravolgeranno il nostro modello imprenditoriale. E oltre alle multinazionali estere, ci saranno anche forti rischi, in certe zone d’Italia, di vedere strani personaggi, collusi con la malavita, mettersi a gestire questo bene prezioso.
Il turismo balneare partecipa al Pil nazionale con circa 6,6 miliardi all’anno e 120 milioni di presenze. Se si è arrivati a questi livelli, è bene ricordarlo, è solo grazie alla competenza, alla preparazione, all’esperienza di oltre un secolo maturata dai nostri imprenditori balneari.
Fare turismo balneare non è solo affittare ombrelloni e sdraio, bensì significa gestire i turisti e accudirli, conoscere i loto bisogni e le loro esigenze, accontentarli e soprattutto fidelizzarli, affinché anche i prossimi anni tornino a trovarci. Tutto ciò non è trasferibile a imprese internazionali, a operatori che non conoscono la nostra cultura, che non hanno né possono avere la nostra capacità di capire e intercettare i bisogni dei turisti.
Se il nostro turismo balneare deve essere ancora una voce importante del Pil nazionale, bisogna concludere l’allucinante telenovela dell’estensione delle concessioni fino al 2033. Noi operatori siamo convinti che non arriveremo nelle aule dei tribunali per difendere i nostri diritti, ma siamo anche pronti con i nostri migliori avvocati, se si dovesse andare in causa col governo, a difendere sino in fondo il nostro lavoro.
Arrivare fino al 2033 ci permetterà di fare investimenti, di sviluppare nuove forme di intrattenimento e di migliorare, ove possibile, i nostri servizi. Ma la possibilità di far fruttare, a beneficio di tutti, il settore balneare è quella legata alla sdemanializzazione delle nostre spiagge: una sdemanializzazione che si fa via via più possibile, solo riflettendo sui vantaggi per tutti che ne deriverebbero:
- Lo Stato vedrebbe affluire il denaro relativo alle maggiori presenze turistiche legate agli investimenti che verranno fatti proprio nell’ottica di una sdemanializzazione e dei maggiori introiti dal turismo balneare e non, legati ai migliori e più variati servizi dedicati ai turisti.
- Gli imprenditori balneari vedrebbero consolidata la propria posizione e potrebbero investire sapendo che i loro investimenti non sarebbero a fondo perduto, bensì garantirebbero aumenti degli introiti e possibilità future di investire ancora.
- L’indotto delle località balneari (aziende edili e dell’intrattenimento, bar e ristoranti, eccetera) beneficerebbero dei turisti che non vivono di solo ombrellone, ma dopo la permanenza in spiaggia frequentano bar, ristoranti, discoteche e negozi.
Con il denaro proveniente dalla sdemanializzazione onerosa riservata agli attuali concessionari per le sole aree occupate dalle strutture (come previsto dai piani di spiaggia comunali e regionali), inoltre, potrebbe arrivare nelle casse dello Stato molto denaro da utilizzare per la protezione della costa e per migliorare le infrastrutture necessarie a incrementare l’offerta turistica balneare italiana.
Infine, puntando lo sguardo più in alto: in quale settore investire in maniera saggia i soldi europei che arriveranno dal recovery fund o dal Mes, sapendo che ne trarranno giovamento le città, le regioni, le finanze statali, le imprese e i lavoratori, se non nel settore balneare?
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