di Alex Giuzio
È di particolare tensione e attesa il clima in cui si trova in questi giorni la categoria balneare, più di quanto non sia accaduto in questi ultimi anni di incertezza normativa. Dopo le ultime, contrastanti dichiarazioni da parte di alcuni esponenti di governo e in attesa della sentenza della Corte di giustizia europea che con ogni probabilità si opporrà alla proroga al 2020 delle concessioni balneari, questo articolo vorrebbe tentare di fare il punto della situazione, proprio come sta avvenendo nel corso dei numerosi incontri che le associazioni di categoria stanno organizzando in questo periodo in varie località costiere.
La politica
Le recenti dichiarazioni dei sottosegretari Sandro Gozi e Pier Paolo Baretta, intervistati da Mondo Balneare (vedi qui e qui), hanno sollevato qualche perplessità nella categoria: il governo continua a rimanere ambiguo, con posizioni contrastanti tra loro e senza che ancora sia uscita almeno una bozza di legge.
Documenti interni alle associazioni balneari ritengono che «queste esternazioni alla stampa dei sottosegretari, fino a oggi molto silenziosi, sono da imputarsi a logiche politiche di visibilità nei confronti del ministro incaricato», ora che Enrico Costa si è insediato il ministero agli affari regionali e ha preso in mano la questione, addirittura presentandosi a Carrara durante l’assemblea delle principali associazioni balneari (vedi notizia). Ad affermarlo è il verbale di una recente riunione del Sib Liguria.
Il ministro Costa ha già iniziato le consultazioni per occuparsi sin da subito della questione balneare, partendo dal lavoro fatto dai sottosegretari Gozi e Baretta. Ora è attesa la convocazione delle Regioni, forse per il 24 marzo, mentre subito dopo seguiranno i colloqui con le associazioni nazionali dei balneari. Ma non ci sono ancora tempi certi per il varo della riforma, che non arriverà comunque prima del prossimo autunno.
I sindacati
È rimasto inascoltato l’invito di Cristiano Tomei, coordinatore Cna Balneatori, a ricompattare l’unità sindacale dopo alcuni mesi di percorso autonomo della stessa Cna. Nessuna delle altre associazioni ha replicato alle dichiarazioni di Tomei, ma anche questa “non risposta” rappresenta comunque una risposta che ciascuno può interpretare come meglio crede.
Sono invece ancora scottanti le dichiarazioni del senatore Maurizio Gasparri, che ha attaccato i sindacati Sib e Fiba accusandoli di essere complici del governo (vedi notizia). I presidenti delle associazioni hanno replicato all’istante, ma non sono mancate tensioni e polemiche interne.
L’opinione pubblica
Tra La7, Rai3, Fatto Quotidiano e altre emittenti e testate, sono stati insolitamente numerosi i servizi che la stampa generalista ha dedicato nelle ultime due settimane alla questione balneare, pur conservando troppo spesso la solita imprecisione nell’affrontare la complessa vicenda.
Il lavoro di sensibilizzazione da fare nei confronti dell’opinione pubblica resta ancora tanto ingente quanto importante, per evitare lo scatenarsi di furiose polemiche quando la legge sulle concessioni balneari sarà in fase di discussione. Qualsiasi falsità lanciata dai media avrebbe ancora effetti devastanti, come i balneari hanno già visto troppe volte (proroga al 2020, canoni pertinenziali, conclusioni dell’Avvocatura europea, solo per citare gli ultimi esempi).
L’opinione pubblica non è ancora adeguatamente informata sui problemi degli imprenditori balneari italiani, e per risolvere la situazione occorrerebbe un’ampia campagna simile a quella che le associazioni ambientaliste stanno portando avanti sul referendum del 17 aprile, informando i cittadini su un voto e su un argomento ancora poco noti, combattendo contro i grandi gruppi petroliferi che riescono a controllare il consenso grazie alle ingenti economie che muovono. Nel caso del referendum c’è in gioco il quorum, con 25 milioni di italiani che devono andare a votare informati; mentre per i balneari si rischia il futuro delle loro imprese e dell’intero sistema turistico italiano.
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