«Apprendiamo che il governo è in procinto di emanare un decreto legge detto "sblocca cantieri" per dare sollievo alle imprese e far ripartire investimenti pubblici e privati ostacolati da inefficienti e ingiuste disposizioni normative. Riteniamo che questo provvedimento, stante l’estrema urgenza della questione, debba contenere una norma di tutela dei cosiddetti pertinenziali, e cioè di alcune centinaia di famiglie di balneari i cui canoni sono ingiustamente alti e insostenibili». Lo afferma Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari – Confcommercio, in una lettera inviata al presidente del consiglio Giuseppe Conte.
«Ancora una volta si sottolinea il dramma di queste famiglie che rischiano di perdere non solo le loro aziende e il loro lavoro, ma anche i loro beni», prosegue Capacchione. «È urgente e non più rinviabile l’emanazione di una norma di tutela per almeno sospendere gli effetti perversi di un meccanismo di determinazione dei canoni sbagliato. Insistiamo, pertanto, che nelle more di una doverosa revisione dei canoni demaniali prevista dalla recente disposizione ex art. 1 comma 675 e seguenti della legge 30 dicembre 2018 n. 145, si adotti una moratoria sia del pagamento di siffatti canoni sia dei procedimenti amministrativi di decadenza delle concessioni per il mancato pagamento del canone medesimo».
«Giova infine ancora una volta ricordare che, nel recente passato, è stata approvata all’unanimità del parlamento una norma analoga a quella perorata con la presente istanza (art. 1 comma 484 della legge 28 dicembre 2015 n. 208, così come modificata dall’art. 24 comma 3 octies del decreto legge 24 giugno 2016 nr. 113 convertito nella legge 7 agosto 2016 nr. 160), a conferma della giustezza e necessità di un intervento di moratoria in attesa di quello riparatore», conclude Capacchione. «Confidiamo nella vostra consapevolezza della drammaticità della condizione di queste poche centinaia di famiglie e nel vostro concreto e fattivo impegno affinché si ponga finalmente termine a questa situazione di profonda e intollerabile ingiustizia».
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