L’iniziativa di Roma con Frits Bolkestein ha di fatto evidenziato che le spiagge sono “beni” e non di “servizi”, ma non vi sono mai stati dubbi su questo. Ora però occorrono fatti sostanziali.
L’ex commissario ci è parso però un po’ troppo in libertà per le sue tardive “riflessioni” dopo dodici anni, e siamo in molti a chiedergli il perché. Si potevano evitare anni di ricorsi e revisioni di norme statali che ci hanno visti soccombenti e inerti dinanzi alle diverse procedure d’infrazione emesse dall’Unione europea nei confronti dello Stato italiano. Ora però bisogna avere la forza e il coraggio, che alla categoria non mancano di certo, di attendere il nuovo e solido governo italiano – posto che possa nascere presto – il quale potrà chiedere all’UE di stralciare la posizione delle concessioni demaniali dalla direttiva Servizi del 2006. Ma questo certamente non basterà, anzi occorreranno atti certi e sostanziali.
Si dovrà infatti ripartire e fronteggiare, in senso politico, la sentenza 458-c della Corte di giustizia europea che lascia pochissimo spazio all’interpretazione e rischia di generare una nuova e imminente procedura d’infrazione, con il rischio serio che la stessa finisca per sancire presto anche l’effettiva nullità delle proroghe al 2020, confermate ancora oggi attraverso il decreto enti locali del 2016, oggi in bilico anch’esso, così pure l’attuale intero impianto delle concessioni demaniali italiane, rischiando una forte accelerazione verso una evidenza pubblica “al buio” senza alcuna regola d’ingaggio chiara e definita per i concessionari uscenti.
Credo dunque che sia opportuno fare alcune considerazioni, poiché il comparto si trova dinanzi a delle scelte da fare e vi sono dei percorsi sui quali è opportuno attivarsi celermente:
- Il futuro governo deve puntare con decisione a richiedere l’inapplicabilità della direttiva Servizi, stralciando dalla stessa la posizione delle concessioni demaniali, ammesso che vi siano i tempi giusti per procedere. Si dovrà ricercare in tempi strettissimi quella risposta in UE auspicata dalla categoria, che dovrà essere ratificata con una serie di atti che consentiranno alle imprese di vedersi non più inserite nella direttiva Servizi, seppure con la consapevolezza di verificare cosa fare a scadenza della concessione demaniale.
- Vista l’imminente scadenza delle concessioni demaniali al 31 dicembre 2020, il nuovo governo dovrà attivare al più presto un tavolo di lavoro per l’individuazione di una norma statale che riconfiguri il sistema concessorio demaniale italiano, vero asset strategico dell’economia del turismo del Paese, puntando ad assegnare una maggiore durata temporale dei termini concessori. Va stimolata una norma in grado di attivare una serie di processi da condividere con gli enti locali e finalizzata alla piena valorizzazione turistica del territorio, puntando sull’ambiente e sulle opere pubbliche che solo un buon sistema concessorio organizzato in rete e per ambito costiero potrà riuscire a sviluppare, dando seguito a un adeguato processo di valorizzazione ambientale e turistica decisamente più performante per gli obiettivi pubblici che le parti intenderanno raggiungere a fronte di periodi concessori molto lunghi.
La nuova norma statale dovrà puntare a rendere compatibili gli sforzi del sistema balneare con quelli di programma dei Comuni costieri, includendo anche eventuali misure e interventi ricadenti nella finanza di progetto e puntando a eliminare quella amara consapevolezza di una “evidenza pubblica dei 6 anni concedibili senza rinnovo”, che di fatto non gratificherebbe il lavoro di tante imprese familiari italiane che si sono dedicate a rendere importante il turismo costiero in Italia, valorizzando le aree costiere sulle quali insistono le concessioni demaniali e fornendo un servizio a elevata valenza pubblica. Per i Comuni costieri sarebbe certamente utile avviare un piano di valorizzazione dei vari ambiti costieri d’intesa con il sistema balneare in rete e solo una norma ben strutturata potrà stimolare questo percorso virtuoso e condiviso tra pubblico e privato.
Questo nuovo percorso dovrà certamente riallineare la futura nuova norma di riordino delle concessioni con la normativa sui porti turistici e dovrà semplificare e risolvere le annose controversie ancora vigenti in materia di canoni concessori, decisamente antistoriche, riordinando le modalità di calcolo dei canoni in modo chiaro e inequivocabile, senza dare adito a interpretazioni di alcun genere.
Si dovrà dunque ripartire con vigore da una norma statale che abbia il compito di stimolare la nascita di una “nuova coscienza d’impresa”, con la consapevolezza di non fermarsi proprio in questo momento ad attendere, poiché la politica ha tempi molto diversi da quelli dell’impresa, la quale deve vivere per riorganizzarsi al meglio puntando a riprogrammare le proprie certezze e il proprio futuro nell’ambito di un nuovo modello di concessioni demaniali in rete tra loro. Anzi, le nuove concessioni dovranno saper esprimere la piena risultanza di quell’auspicato e ricercato “valore aggiunto di sistema”.
Credo che la nuova coscienza d’impresa dovrà essere certamente orientata a comprendere che il periodo concessorio non potrà più essere breve, con l’obiettivo di assicurare certezze al sistema demaniale e per remunerare gli investimenti, che dovranno essere programmati con i Comuni costieri. Sarà dunque molto importante e determinante, nell’immediato futuro, il ruolo dei Comuni costieri italiani e la qualità della rappresentanza di categoria per puntare a individare già da ora un percorso di tipo pluriennale, in attesa che giungano le auspicate risposte da Bruxelles che il nuovo governo saprà porre in sede UE.
In ultima analisi, occorre riflettere anche sullo studio pubblicato dalla Direzione generale delle Politiche interne dell’UE, che ha approfondito per la Commissione Petizioni il tema delle concessioni demaniali nei paesi dell’UE. Dall’elaborato si evince in modo chiaro che ben presto i sistemi concessori degli altri paesi costieri UE (Spagna, Portogallo, eccetera), peraltro diversi rispetto a quello tipicamente italiano, saranno molto presto ricondotti alle medesime condizioni di quello italiano secondo i principi di tutela della concorrenza. Mentre per il sistema concessorio italiano, conferma lo studio elaborato dall’UE, si tratta di individuare un percorso di riforma del settore che dovrà essere disciplinato da una “procedura di evidenza pubblica temperata” finalizzato all’assegnazione delle concessioni demaniali a seguito di naturale scadenza. Dunque molti esempi positivi europei ben presto non lo saranno più, e occorrerà rimboccarsi le maniche e lavorare a una norma di riordino statale in attesa che il governo italiano, ormai prossimo, porti a casa lo stralcio delle concessioni demaniali dalla direttiva Servizi che tutta la rappresentanza di categoria chiede con decisione e a gran voce ormai da tempo.
Credo in ogni caso che sia necessario verificare l’opportunità di riflettere meglio sull’applicazione della direttiva Bolkstein o nel novero dei “beni” per le concessioni demaniali marittime con finalità turistico ricreativa rispondendo con la dovuta serietà a questo quesito. Tenendo nella dovuta considerazione che, alla sua naturale scadenza, la superficie in concessione demaniale sulla quale è ubicata e opera l’impresa balneare, essendo pubblica, potrebbe essere richiesta da terzi per realizzare una specifica e nuova progettualità imprenditoriale.
Se le spiagge fossero inquadrabili nei beni e non nei servizi, come si potrà riuscire, senza evidenza pubblica, a dare continuità all’impresa turistica balneare che insiste su area demaniale marittima (area pubblica), evitando di dare corso a procedure di evidenza pubblica per periodi temporali concessori con scadenza determinata lunga o breve che fosse?
In conclusione, credo sia giunto il momento di ragionare nella direzione di una rappresentanza di categoria unitaria e coesa che sia in grado di offrire quel giusto valore aggiunto senza disperdere energie ulteriori, poiché se ne sono disperse sin troppe sinora, a soli due anni dalla scadenza del periodo concessorio. Il nuovo modello dovrà contenere principi di coordinamento e di pensiero diversi rispetto all’attuale, ritenuto ormai obsoleto. Credo sia giusto avviare delle riflessioni piuttosto serie sulla situazione in cui versano le concessioni demaniali, poiché la situazione pare essere ancora molto complessa e non “semplice” come prospettato dalle dichiarazioni rilasciate dal dott. Bolkestein a distanza di anni, e che non ci portano di certo gli obiettivi sperati.
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