«Ci dispiace che ci siano pochi eurodeputati in sala». Così ha esordito Cecilia Wikström, chair della Commissione europea alle petizioni, dove martedì scorso è stato presentato l’importante studio redatto da Cristiana Benetazzo (docente all’Università di Padova) e Sara Gobbato (avvocato di Treviso) in materia di concessioni balneari. In effetti, erano solo due (su 73) gli europarlamentari italiani presenti – Alberto Cirio di Forza Italia e Marco Affronte, ex 5 Stelle ora nelle fila dei Verdi – nonostante la nostra politica dedichi di solito molta più attenzione alla complessa vicenda delle spiagge italiane (soprattutto in periodi di campagna elettorale). E invece, persino la successiva audizione sul “taglio delle code ai suini” è stata molto più seguita dagli eurodeputati danesi e svedesi, per i quali rappresenta una questione di interesse nazionale, proprio come dovrebbe avvenire per le coste italiane che invece, almeno in questa occasione, sono state piuttosto snobbate da parte di chi dovrebbe occuparsene a Bruxelles.
Eppure, i contenuti dello studio commissionato dal Parlamento europeo – di cui avevamo parlato qualche settimana fa – andrebbero a nostro parere considerati con attenzione da chiunque dovrà occuparsi dell’urgente riforma delle concessioni balneari in Italia. In 69 pagine la ricerca di Benetazzo e Gobbato – commissionata dall’europarlamento in conseguenza alle numerose petizioni sostenute dai balneari italiani per denunciare la violazione dei loro diritti imprenditoriali in assenza di una normativa certa – suggerisce come risolvere un vuoto normativo che va avanti da ormai dieci anni, e lo fa semplificando una questione molto tecnica e articolata. In breve, secondo lo studio, la riforma delle concessioni balneari italiane deve tenere conto del legittimo affidamento agli attuali imprenditori e dell’ampia disponibilità di spiagge ancora libere, pertanto occorre agire su un “doppio binario” che tuteli gli interessi economici e i diritti di chi finora ha investito in queste attività (per leggere la ricerca integrale, clicca qui).
«Abbiamo centinaia e centinaia di petizioni su questo tema, non solo in Italia ma anche in Spagna: segno che l’argomento è importantissimo», ha detto ancora la Wikström davanti a una sala desolantemente vuota, come è possibile constatare dal video integrale dell’incontro (da cui abbiamo tratto il fermo immagine in apertura dell’articolo). E d’altronde, se il problema non avesse avuto un certo peso, il parlamento Ue non avrebbe mai commissionato uno studio che, in maniera autorevole e imparziale, suggerisce degli utili spunti al legislatore italiano per risolvere la vicenda Bolkestein tutelando i diritti degli attuali concessionari, come hanno fatto Spagna, Portogallo e Croazia, i cui sistemi normativi sono studiati in maniera approfondita dalla ricerca.
In particolare, secondo l’avvocato Gobbato, sono cinque i punti fermi che la nuova disciplina dovrà seguire, e che si possono così sintetizzare:
- le disposizioni nazionali che prevedono rinnovi automatici orizzontalmente applicabili a tutti i concessionari non sono compatibili con l’art. 49 del TFUE né con l’art. 12 della direttiva 2006/123/CE “Bolkestein”;
- spetta alle autorità nazionali valutare se le concessioni balneari rientrino nel campo di applicazione dell’art. 12 della Bolkestein (in caso di “risorse naturali scarse”) oppure nell’art. 49 TFUE (in caso di “interesse transfrontaliero certo”);
- in entrambi i casi, l’affidamento delle concessioni deve avvenire in base a procedure di selezione trasparenti e non discriminatorie;
- nelle regole per le procedure di selezione, l’autorità nazionale può tenere conto di “motivi imperativi di interesse generale“;
- nel rispetto dei principi generali del diritto europeo, le autorità nazionali sono ammesse a valutare caso per caso la posizione dei concessionari uscenti secondo il principio del legittimo affidamento, che permette di tutelare gli investimenti svolti dai concessionari uscenti che hanno confidato nel prolungamento delle concessioni. E sta in questo ultimo punto l’appliglio con cui gli attuali imprenditori balneari possono difendere le proprie aziende.
In risposta a una domanda dell’eurodeputato Affronte, che ha chiesto se il disegno di legge proposto dal governo Gentiloni fosse compatibile con i risultati del loro studio e con le normative europee, la professoressa Benetazzo ha inoltre commentato che «il ddl era un buon punto di partenza, ma migliorabile in alcuni aspetti». Questo perché, ha argomentato la ricercatrice, «la proposta recepiva alcune indicazioni sul legittimo affidamento e prevedeva un periodo transitorio e un regime di “doppio binario”», pur senza specificare ulteriormente questi aspetti. Tuttavia quella proposta di legge, dopo l’approvazione alla Camera, è stata bloccata lo scorso dicembre in Senato: e come la riforma prenderà corpo nei prossimi mesi, dipenderà molto dal colore politico del prossimo governo. A patto che presti la giusta attenzione a una vicenda grave e urgente.
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