“L’abrogazione del rinnovo automatico è incostituzionale”: questa la certezza a cui si sta aggrappando un nutrito gruppo di imprenditori balneari che ha aderito al ricorso lanciato dall’associazione Donnedamare per riportare in vigore la legge 88/2001 sul cosiddetto 6+6, ovvero il rinnovo automatico delle concessioni demaniali allo stesso titolare, su cui si è basato lo sviluppo degli stabilimenti balneari italiani prima che il governo Berlusconi abrogasse questa misura per adeguarsi alla direttiva europea Bolkestein, bloccando però di fatto gli investimenti.
Il ricorso, curato dagli avvocati specialisti in demanio marittimo Roberto Righi ed Ettore Nesi, è stato illustrato ieri pomeriggio alla fiera Balnearia, nel corso di un’assemblea gremita a cui ha partecipato anche l’ex senatore Massimo Baldini, autore della legge sul rinnovo automatico.
Come sostiene la documentazione prodotta da Righi e Nesi, scaricabile da questo link, «l’applicazione indifferenziata e retroattiva della direttiva Bolkestein e del principio dell’evidenza pubblica conculca il legittimo affidamento dei concessionari le cui imprese sono sorte anteriormente all’affermarsi di tale principio. Da qui la necessità che le imprese balneari tutelino tale aspettativa, agendo in sede giurisdizionale al fine di sentir accertare il loro diritto alla stabilità del rapporto; diritto irragionevolmente vulnerato da una riforma normativa (soppressione del diritto di insistenza e del rinnovo automatico) che ha trattato indifferentemente vecchie e nuove concessioni».
Per questo, Donnedamare sta raccogliendo adesioni tra gli imprenditori balneari al fine di presentare un maxi ricorso e riottenere così il rinnovo automatico. «La nostra operazione si basa su un principio sacrosanto: un’impresa sana non può avere scadenza», spiega la presidente Bettina Bolla. «È stato grazie al rinnovo automatico se abbiamo dato il via a importanti investimenti, e per questo intendiamo ripristinarlo, avviando un ricorso se il governo non stralcerà il disegno di legge “ammazza balneari” approvato il 27 gennaio in consiglio dei ministri», chiosa la leader di Donnedamare.
Presenti all’assemblea anche l’assessore regionale all’urbanistica della Regione Liguria Marco Scajola e il consigliere regionale Angelo Vaccarezza, artefici di un progetto di legge che intende restituire certezza alle imprese balneari liguri tramite una proroga di 30 anni. Vaccarezza, in particolare, ha attaccato la Regione Emilia-Romagna: «Lì si trova la causa dei mali dei balneari – ha tuonato – e se vogliamo risolverli, dobbiamo bloccare l’intera città di Bologna». Vaccarezza, Scajola e Baldini, infatti, si sono detti contrari al disegno di legge licenziato lo scorso 27 gennaio in consiglio dei ministri per istituire le evidenze pubbliche delle concessioni balneari, trovando il largo consenso della platea.
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