Lo scenario politico degli ultimi giorni, tra le pressioni per il voto anticipato e lo scontro tra Pd e Ncd, sta influenzando la riforma delle concessioni balneari a cui sta lavorando il governo Gentiloni: l’ipotesi è che la legge-delega che intende istituire le evidenze pubbliche delle spiagge possa non andare in porto, perché mancherebbero i tempi tecnici per concluderla.
Cosa sta accadendo
Nei giorni scorsi si sono fatte sempre più insistenti, negli ambienti politici romani, le voci su presunte pressioni da parte del segretario del Pd Matteo Renzi ad anticipare le elezioni politiche a ottobre, anziché a febbraio quando ci sarà la scadenza naturale dell’attuale legislatura.
Queste indiscrezioni sono state confermate in particolare da Sergio Pizzolante, deputato Ap-Ncd (il partito di Angelino Alfano, tra i principali alleati di governo). Pizzolante, in un’intervista rilasciata a Repubblica Tv, ha affermato che «è da febbraio che Renzi ci chiede di far cadere Gentiloni». L’ex premier, sostiene Pizzolante, avrebbe messo sul piatto l’offerta di far scrivere la legge elettorale ad Ap-Ncd, e in cambio gli alfaniani avrebbero dovuto far cadere Gentiloni. Ma l’offerta sarebbe stata declinata da Ap-Ncd.
Le dichiarazioni di Pizzolante hanno scatenato un terremoto politico, portando allo scontro tra Pd e Ap-Ncd che sta facendo scricchiolare la maggioranza di governo.
Le ripercussioni sulle spiagge
Tutto ciò, come detto, ha delle dirette conseguenze sul riordino delle concessioni balneari, il cui disegno di legge è attualmente in discussione in parlamento.
Innanzitutto, Pd e Ncd sono proprio le due forze che stanno lavorando in stretta collaborazione alla riforma del demanio marittimo, con il ministro agli affari regionali Enrico Costa (Ncd) da una parte, in qualità di coordinatore, e con i deputati Tiziano Arlotti (Pd) e Sergio Pizzolante (Ncd) che sono relatori nelle rispettive commissioni X e VI alla Camera dei deputati. E le polemiche in corso tra i due partiti potrebbero non aiutare l’accelerazione del ddl.
Ma, soprattutto, a mancare sono i tempi tecnici in caso di voto anticipato: la strada scelta dal governo per riformare le concessioni balneari è quella di una legge-delega, cioè un testo composto da linee-guida in base alle quali il parlamento concede la delega al governo per legiferare in materia. Per sua natura, la legge-delega è strettamente legata al governo in carica, pertanto in caso di caduta di Gentiloni anche il testo, seppure approvato, non avrebbe più valore.
Peraltro, in caso di voto anticipato a ottobre, mancherebbero i tempi tecnici per portare a compimento il ddl: Camera e Senato devono ancora approvare la delega (l’intenzione dei relatori Arlotti e Pizzolante è di farlo entro l’estate), poi il governo avrebbe sei mesi di tempo per scrivere il decreto attuativo. Ma con l’eventuale voto anticipato a ottobre, tutto andrebbe all’aria. E in caso questo scenario si dovesse confermare, sarebbbero tutte da vedere sia le conseguenze sulla gestione delle spiagge, che attualmente si trovano in una fase di vuoto normativo, sia le reazioni degli imprenditori balneari e dell’Unione europea, che da anni attende dall’Italia una riforma delle concessioni demaniali marittime.
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