(ore 16.55) – La Camera dei deputati ha approvato in via definitiva e con ampia maggioranza il disegno di legge n. 4302 sul riordino delle concessioni demaniali marittime. Ora il testo passerà al Senato, e se anche lì sarà approvato, il governo avrà la delega per istituire le evidenze pubbliche che riassegneranno la gestione degli stabilimenti balneari italiani, dopo un periodo transitorio la cui entità è ancora da definire.
173 i deputati favorevoli, 82 i contrari e 41 gli astenuti al voto, concluso alle 13.45 di oggi. Ad approvare il provvedimento Pd, Ap-Ncd e le liste dei civici, di centro e di centrosinistra (tranne Mdp e Sinistra italiana che si sono astenuti); mentre hanno espresso contrarietà tutto il centrodestra (Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia) e anche il Movimento 5 Stelle. Esultano i parlamentari di maggioranza, con Tiziano Arlotti soddisfatto per essere «arrivati finalmente al traguardo atteso dal settore balneare» e Sergio Pizzolante che ritiene «il nostro disegno di legge l’unica strada possibile tutela il presente e il futuro del settore» (vedi tutti i commenti politici in fondo a questo articolo, NdR).
Ecco la proiezione del voto (in verde i seggi favorevoli, in rosso i contrari, in giallo gli astenuti), che si può confrontare con la ripartizione dei seggi (clicca qui per la mappa).
Dopo la votazione dei primi emendamenti avvenuta ieri pomeriggio (vedi notizia), che aveva già fatto intendere una larga maggioranza in favore del ddl, oggi si è avuta dunque la conferma che oltre i due terzi del parlamento approva il testo che, se approvato anche dal Senato, darà la delega al governo per istituire le evidenze pubbliche delle concessioni balneari, garantendo però alcuni princìpi in favore dei precedenti titolari: il periodo transitorio prima delle procedure di gara, il riconoscimento economico del valore commerciale delle aziende, il legittimo affidamento e il punteggio premiante, in fase di gara, per chi dimostrerà di avere esperienza professionale nel settore. Il complesso progetto del governo vuole infatti da una parte rispettare le disposizioni europee sulla liberalizzazione dei servizi (a partire dalla direttiva Bolkestein) e dall’altra vorrebbe tutelare i diritti di chi in passato ha costruito aziende in base al precedente contratto di rinnovo automatico, poi abrogato, su cui si erano basati ingenti investimenti.
Il caso dei 5 stelle
Il partito di Beppe Grillo continua a mantenere una posizione ambigua in materia di concessioni balneari. Ieri infatti hanno votato contro gli emendamenti del centrodestra che volevano abrogare il disegno di legge del governo o stravolgerlo con lunghe proroghe in favore degli attuali concessionari, facendo dunque presupporre di essere favorevoli al provvedimento del governo. Ma oggi hanno votato contro anche al disegno di legge del governo. Un’ipotesi plausibile vede i grillini come favorevoli alle immediate gare (così si spiegherebbe il doppio voto contrario), ma in assenza di dichiarazioni ufficiali da parte dei principali esponenti del movimento, queste restano solo ipotesi.
In realtà, le argomentazioni di voto pronunciate dal pentastellato Sergio Battelli sono state piuttosto contraddittorie: «Noi pensiamo che in primo luogo sia necessario introdurre procedure di selezione che assicurino garanzie di imparzialità e di trasparenza, che siano davvero premianti della professionalità, tenendo conto – ha detto il deputato – della professionalità acquisita, ma anche delle capacità e della proposta in essere. Al contempo, è necessario ricordare che tutti hanno diritto di usufruire delle aree di demanio perché sono un bene pubblico e quindi tutti devono essere messi nelle condizioni di accedervi. Chiariamo una volta per tutte: la spiaggia non è una proprietà privata. Questa convinzione deve finire, la spiaggia può essere data in concessione a un privato che fornisce un servizio per un tempo limitato. Proprio per questo è altrettanto necessario stabilire i limiti minimi e massimi di durata delle concessioni in maniera chiara e definitiva. Per noi: non meno di dieci anni e non più di quindici anni, con la previsione di un adeguato periodo transitorio per l’applicazione della disciplina di riordino. Il Movimento 5 Stelle vuole aiutare le piccole imprese, e nella nostra visione proponiamo una concessione per regione e massimo due su tutto il territorio nazionale. Questo permetterà di tenere lontano le grandi multinazionali. Inoltre, nel passaggio tra il sistema attuale e quello nuovo, è necessario indennizzare il concessionario uscente se ha effettivamente fatto investimenti certificati negli ultimi dieci anni, che è un tempo congruo per gli ammortamenti».
L’attacco di Santanché contro i “parassiti balneari”
Un altro fronte politicamente caldo è quello sollevato da Daniela Santanché, deputata Forza Italia, che ha attaccato chi è titolare di una concessione balneare e la subaffitta senza gestirla direttamente. «In questo comparto, che ha circa 30 mila imprese – ha detto la Santanché – ce ne sono circa 5 mila in cui, invece, c’è un rapporto fondamentale che è quello del gestore. Il concessionario ha la concessione e, addirittura, fa pagare al gestore un affitto che è 15, 20, 25 volte rispetto a quello che lui paga. Il concessionario in questo caso non assume i dipendenti, non fa gli investimenti, ma, per usare una sintesi, è un parassita che gode di una concessione che ha avuto senza capire bene come mai l’ha avuta, e allora chiedo al governo e a questa maggioranza se si occupa dei parassiti, di coloro che non ci mettono i soldi, non ci mettono nemmeno la faccia, non sono lì tutti i giorni a lavorare. Chiedo a questo governo e a questa maggioranza come intenda regolamentare queste circa 5 mila aziende, istituti balneari in Italia, che fanno molto bene il loro lavoro e che, di fatto, sono la terra di nessuno, perché sono in balia delle richieste economiche spropositate rispetto a quelli che pagano la concessione».
A questo proposito, il relatore Sergio Pizzolante ha risposto informando che tra le modifiche approvate al disegno di legge c’è un punto che tutela la professionalità degli effettivi gestori delle spiagge.
I contenuti del provvedimento
Il disegno di legge approvato dalla Camera è quello uscito dalle commissioni referenti VI e X, che lo avevano modificato rispetto al testo originario presentato lo scorso 27 gennaio in consiglio dei ministri da parte dell’ex ministro agli affari regionali Enrico Costa (clicca qui per leggere il testo del ddl attuale).
Essendo una legge-delega, il governo chiede con essa al parlamento di legiferare in base ai principi suddetti. Dunque, se il ddl sarà approvato in via definitiva anche dal Senato, il governo avrà tre mesi di tempo per emanare il decreto attuativo che renderà la legge valida a tutti gli effetti.
In concreto, il disegno di legge prevede dei limiti minimi e massimi di durata delle concessioni definiti dalle Regioni, un numero massimo di concessioni per lo stesso soggetto (anche questo di competenza regionale), un periodo transitorio da definire nel decreto attuativo e poi le evidenze pubbliche con riconoscimento di valore commerciale e professionalità. Il governo viene inoltre delegato alla revisione dei canoni concessori, “che dovranno essere determinati con l’applicazione di valori tabellari – recita la legge – tenendo conto della tipologia dei beni oggetto di concessione, anche con riguardo alle pertinenze e alle relative situazioni pregresse. Nel caso di concessioni demaniali di più elevata valenza turistica, il canone è maggiorato e una quota è destinata alla regione di riferimento”.
Le tempistiche e l’ostruzionismo
Sui tempi per l’approvazione del disegno di legge 4302 pende l’imminente fine della legislatura: a marzo il popolo italiano sarà infatti chiamato a votare il nuovo parlamento, perciò sono rimasti pochi mesi utili per concludere l’iter, tenendo anche conto che il Senato sarà impegnato con la redazione della legge finanziaria.
Inoltre, i partiti di centrodestra (Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia) hanno annunciato un forte ostruzionismo poiché sono contrari alle evidenze pubbliche delle imprese balneari, e in Senato ciò potrebbe fare la differenza per l’approvazione definitiva o meno del disegno di legge. Proprio in questi minuti è infatti in corso una conferenza stampa convocata a Montecitorio dalle forze di centrodestra per annunciare le ragioni e le tecniche dell’opposizione (daremo notizia domani su quanto detto alla conferenza).
Il governo e la maggioranza, pur essendo consapevoli di queste difficoltà, sembrano comunque intenzionati a provarci fino in fondo.
I commenti
Riportiamo qui di seguito alcuni commenti che abbiamo ricevuto in seguito all’approvazione in aula.
Sergio Pizzolante (deputato Ap, relatore del ddl per la commissione VI finanze): «Con il ddl Spiagge abbiamo fatto un ottimo lavoro. L’obiettivo è quello di tutelare le imprese, il turismo balneare e far ripartire gli investimenti. Ricordo che si tratta di un settore che vale il 50 per cento del turismo italiano, uno dei pochi in cui vive una logica industriale. Siamo intervenuti perché le sentenze dei tribunali italiani già nel 2009 hanno dichiarato illegittimo il rinnovo automatico delle concessioni rispetto al diritto europeo. Per i trattati, prima della Bolkenstein. Sono arrivate poi anche le procedure di infrazione europee. Se non avessimo reagito, già nel 2009, con una proroga al 2015, le concessioni sarebbero andate a gara senza riconoscimento del valore delle imprese esistenti. Poi la Corte di giustizia europea ha dichiarato illegittima la proroga al 2020, equiparandola al rinnovo automatico. Chi oggi propone proroghe di 50 anni sa benissimo che sarebbero bocciate dalla Corte di giustizia europea senza più possibilità di appello per il legislatore italiano, portando così il settore a gare immediate. Dopo la sentenza della Corte di giustizia di un anno fa, abbiamo messo in sicurezza le imprese con il decreto Enti locali, che dichiara legittime le attuali concessioni, in attesa della legge di riforma. Che oggi abbiamo approvato alla Camera e che presto, spero, sarà approvata al Senato per poi scrivere e approvare i decreti attuativi. Le alternative a questo percorso sarebbero una nuova procedura di infrazione e gare subito, senza rete. La delega prevede un congruo periodo di transizione dal vecchio al nuovo sistema, poi evidenze pubbliche, e non le aste, che presuppongono una gara al rialzo dell’offerta economica che non ci sarà, perché i canoni saranno stabiliti prima. Nelle evidenze pubbliche saranno previsti meccanismi premianti per le imprese attuali, per la professionalità acquisita e il riconoscimento del valore economico d’impresa. Il tutto grazie ai princìpi, stabiliti nella delega, del legittimo affidamento e dell’interesse nazionale, ritenuti legittimi anche dalle sentenze della Corte Ue. Penso che questo sia l’equilibrio migliore possibile per proteggere e valorizzare le imprese e per far ripartire gli investimenti. Le polemiche di Forza Italia sullo strumento della delega e sui contenuti sono strumentali e puerili. Perché anche il governo Berlusconi era intervenuto con una delega, poi scaduta, che regolamentava le gare, senza periodo di transizione e senza proroghe».
Tiziano Arlotti (deputato Pd, relatore del ddl per la commissione X Attività produttive, turismo e commercio): «Siamo arrivati finalmente al traguardo atteso da tempo dal settore, una riforma che favorisce, nel rispetto della normativa europea, lo sviluppo e l’innovazione dell’impresa turistico-ricreativa e del settore balneare, che rappresenta il nostro comparto turistico più importante. Il testo approvato risulta integrato e migliorato in molti aspetti rispetto a quello iniziale approvato dal consiglio dei ministri e presentato in febbraio. Diverse le novità e le modifiche che vengono introdotte: viene riconosciuto il principio del legittimo affidamento; è previsto un adeguato periodo transitorio per le concessioni assegnate entro il 31 dicembre 2009; viene riconosciuto il valore commerciale dell’impresa; vengono salvaguardati i livelli occupazionali; vengono valorizzate le peculiarità territoriali, le forme di gestione integrata dei beni e delle attività aziendali e le professionalità acquisite, sia dai concessionari sia dai gestori. Durante il periodo transitorio, infine, è prevista la regolamentazione degli aspetti giuridici degli atti di pianificazione territoriale e dei relativi strumenti di programmazione negoziata stipulati ai fini del miglioramento dell’offerta turistica e della riqualificazione dei beni demaniali tra le amministrazioni competenti e le associazioni maggiormente rappresentative delle imprese del settore a livello nazionale».
Andrea Mazziotti (Civici e innovatori), parla di «legge troppo timida» ma esprime comunque il suo consenso e invita all’immediata approvazione in Senato: «Oggi abbiamo approvato una legge che, pur essendo troppo timida, porta finalmente più concorrenza e, grazie a un mio emendamento, più trasparenza nel settore delle concessioni balneari (Mazziotti si riferisce all’obbligo di pubblicare l’entità del canone sul proprio sito web, NdR). Il lavoro è comunque a metà, perché senza l’ok del Senato entro la fine della legislatura il rischio di una nuova procedura di infrazione europea è molto alto, dopo la durissima sentenza della Corte di giustizia del 2016. Governo e maggioranza applichino dunque la stessa urgenza e determinazione usate per la legge elettorale e approvino subito questo provvedimento, superando le resistenze di Forza Italia e di un centrodestra contrario a ogni liberalizzazione, privatizzazione e gara. È ora di riformare un settore pieno di situazioni paradossali: proroghe delle concessioni fino al 2020, mercato bloccato e canoni così bassi da far incassare allo Stato solo 103 milioni l’anno, corrispondenti a 6 euro al metro quadro, per le spiagge che appartengono ai contribuenti».
Aggiornamento del 27/10/2017: Gli esponenti di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord hanno tenuto una conferenza stampa a Montecitorio subito dopo l’approvazione del disegno di legge per illustrare le ragioni della loro opposizione. Abbiamo riportato le loro dichiarazioni in questo articolo.
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