Attualità

Spiagge all’asta e canoni alle stelle: il piano del governo Renzi

Tariffe in aumento dal +100 al +1500 per cento e nessuna tutela per le attuali imprese balneari. L'approvazione entro fine anno.

di Alex Giuzio

Sarà divulgato entro metà dicembre il ddl Spiagge, che rivoluzionerà la normativa sulle concessioni demaniali marittime a uso turistico-ricreativo. Ma il governo non ha ancora sottoposto la bozza di legge alle associazioni degli imprenditori balneari, come invece aveva promesso. Anche perché il ddl fissa inequivocabilmente le evidenze pubbliche per tutte le concessioni balneari, comprese quelle su cui insistono imprese sorte sulla base del rinnovo automatico delle concessioni, abrogato senza pietà dal governo Monti. E intende farlo a partire dal 1° gennaio 2015.

Nel frattempo, si susseguono le indiscrezioni sui contenuti del disegno di legge, i cui responsabili sono i sottosegretari Pier Paolo Baretta (economia), Sandro Gozi (affari europei) e Maria Carmela Lanzetta (turismo). L’agenzia Public Policy, in tre note diramate ieri, afferma di avere preso visione dell’ultima versione della bozza, la cui entrata in vigore è fissata per il 1° gennaio 2015. Mondo Balneare aveva già pubblicato tale bozza in esclusiva lo scorso 24 novembre: si tratta di un testo datato 5 novembre 2014, ricevuto da autorevole fonte governativa (vedi allegato in fondo all’articolo). Siamo al corrente di un’altra bozza datata 11 novembre, con contenuti pressoché identici alla precedente e solo qualche lieve modifica.

Spiagge all’asta. Imprese balneari comprese

A spaventare gli imprenditori balneari è l’istituzione delle evidenze pubbliche per le concessioni demaniali, con la completa assenza di tutele per le loro imprese. Le assicurazioni provenienti dagli esponenti del governo (ultimo in ordine di tempo, il senatore Pd Vito Vattuone intervenuto ieri all’assemblea dei balneari liguri) affermano che le evidenze riguarderanno solo le nuove concessioni demaniali, ma nella bozza di legge non è presente alcun riferimento su questa distinzione. Anzi, il ddl Spiagge definisce già l’indennizzo per il concessionario uscente, peraltro poco soddisfacente: si parla solo di una perizia tecnica dei beni da realizzare a carico del concessionario uscente e degli investimenti in base al piano di ammortamento.

La durata delle nuove concessioni è fissata tra i 6 e i 25 anni, con affidamento all’ "offerta economicamente più vantaggiosa sulla base di un piano economico-finanziario di copertura degli investimenti e della connessa gestione per l’arco temporale oggetto della concessione". Tra i criteri al centro della valutazione, figurano gli investimenti da realizzare, gli strumenti di finanziamento, gli standard qualitativi, il rispetto dell’accessibilità e il basso impatto ambientale. La professionalità acquisita vale solo il 20% del punteggio, mentre per quanto riguarda la tutela da organizzazioni malavitose, il ddl stabilisce di fissare un non meglio definito "rating di legalità" da stabilire entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge.

Canoni, tariffe moltiplicate da +100% a +1500%

Tra i punti critici del ddl c’è inoltre il notevole aumento dei canoni: all’articolo 6 si afferma che "il canone minimo per concessioni con finalità turistico-ricreative di aree, pertinenze demaniali, impianti di facile o di difficile rimozione e specchi acquei non può essere in nessun caso inferiore a euro 3.000,00/anno", anziché 359,27 euro come ha previsto l’ultimo aggiornamento entrato in vigore il 1° gennaio 2014. La bozza di ddl revisiona tutti i canoni ed elimina la categoria C (uso pubblico a minore valenza turistica), lasciando dunque solo le categorie A e B relative ad aree, pertinenze e specchi acquei concessi per utilizzazioni a uso pubblico rispettivamente ad alta o a normale valenza turistica. Con cifre che aumentano vertiginosamente: in caso di area scoperta, la tariffa è di 5,2 euro al metro quadrato per la categoria A e 2,6 euro al metro quadrato per la categoria B (oggi il prezzo è 2,6 euro per la A e 1,3 per la B; dunque tariffe più che raddoppiate); per le aree occupate con impianti di facile o di difficile rimozione, comprese le pertinenze demaniali, 28 euro al metro quadrato per la categoria A di superficie utile lorda e 16,80 euro al metro quadrato per la categoria B di superficie utile lorda (oggi le tariffe sono distinte tra facile rimozione e difficile rimozione, con tariffa minima di 2,1 euro e massima di 5,7 euro). Vale sempre il principio secondo cui i nuovi canoni dovranno essere rideterminati di anno in anno sulla base degli indici Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Inoltre, viene stabilito che l’ente gestore può incrementare il canone dovuto "di un coefficiente moltiplicatore compreso tra un minimo di 0,05 ed un massimo di 0,1. Il maggior gettito generato dall’applicazione del predetto coefficiente è introitato dall’Ente gestore".

Confermata, almeno, la riduzione del 50% del canone in caso di eventi calamitosi, come più volte chiesto dalle associazioni balneari in seguito alla disastrosa estate 2014 su cui è caduto un grave maltempo, con trombe d’aria che hanno distrutto intere aziende soprattutto in Toscana e Liguria.

Ma nell’incremento dei canoni non rientrano alcune categorie: il dimezzamento del canone è previsto anche "nel caso di concessioni demaniali marittime assentite alle società sportive dilettantistiche senza scopo di lucro affiliate alle Federazioni sportive nazionali", mentre un maxi sconto del 90% è riservato agli enti pubblici o privati che operano per fini di beneficenza o per altri fini di pubblico interesse.

Sconto del 50% per i pertinenziali

Per quanto riguarda i pertinenziali (i canoni di circa 300 imprese balneari schizzati alle stelle a causa dell’applicazione dei valori OMI), è previsto il pagamento del 50% del dovuto: "Le posizioni debitorie nei confronti dell’erario, relative alle somme non corrisposte alla data del 1° gennaio 2015 per l’utilizzo dei beni demaniali marittimi, possono essere integralmente estinte a domanda da parte del soggetto interessato, mediante il versamento diretto in un’unica soluzione di un importo pari al 50% delle somme medesime". La domanda di estinzione dovrà essere presentata agli enti gestori ed all’Agenzia del demanio, entro e non oltre 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge. "L’estinzione si perfeziona con il versamento dell’importo entro e non oltre il termine di tre mesi dall’inoltro della relativa istanza – si legge – In caso di credito iscritto a ruolo la relativa procedura esecutiva è sospesa nelle more dell’estinzione della posizione debitoria secondo le modalità ed i termini previsti".

La bozza di legge: il testo

Mondo Balneare aveva pubblicato lo scorso 24 novembre l’anticipazione esclusiva del ddl Spiagge riassunta in questo articolo.

  • Ddl Spiagge del 5 novembre 2014: clicca qui.
  • Notizia "Spiagge all’asta, il governo Renzi lavora all’oscuro" del 24 novembre 2014: clicca qui.

I punti critici e il fango mediatico

Sono molti i dubbi degli imprenditori balneari davanti a questa bozza. Innanzitutto, occorre che il governo chiarisca per iscritto che le evidenze pubbliche saranno istituite solo per le nuove concessioni, stabilendo un congruo periodo transitorio per le imprese esistenti, come richiesto dai sindacati di categoria. Inoltre, sembrano folli i tempi definiti dalla legge: anche se si riuscisse a farla approvare entro fine anno (e si immagina che le resistenze saranno molte), sembra difficile garantire che le amministrazioni locali possano determinare entro 30 giorni le modalità di espletamento delle procedure di evidenza pubblica e i criteri di partecipazione, come stabilisce l’articolo 4 al comma 3. Per non parlare della sdemanializzazione degli stabilimenti balneari, riservata solo a chi ha costruito senza una regolare autorizzazione (!).

In questo panorama preoccupante, non mancano le solite campagne denigratorie della stampa generalista, tra cui il Fatto Quotidiano che come di consueto si scaglia contro la cosiddetta "lobby dei balneari" senza essere bene informato sulla questione, e anzi divulgando informazioni false. In un articolo pubblicato ieri (clicca qui per leggerlo) si afferma che le concessioni in essere scadranno a fine 2017 anziché a fine 2020: in realtà questa misura era stata solo inizialmente prevista dal ddl Spiagge, ma è stata poi cancellata, come è evidente dalla bozza che abbiamo pubblicato. Ma ancora più grave è il titolo della notizia ("Concessioni sulle spiagge, il governo si accontenta del 50% del canone di affitto"), che come al solito fa passare gli imprenditori balneari come privilegiati ed evasori. In realtà, come abbiamo già spiegato, il pagamento del 50% del canone è riservato alle 300 imprese pertinenziali, che non hanno potuto sostenere l’ingiustificata impennata dei canoni a causa dei valori OMI, andando sull’orlo del fallimento. Al contrario, il governo intende aumentare non di poco i canoni per le imprese balneari. Ma queste, naturalmente, sono notizie che non interessano all’opinione pubblica: più importante sembra gettare fango sui gestori degli stabilimenti balneari, presi di mira da anni senza considerare la delicata situazione di 30 mila famiglie che stanno perdendo la loro azienda in mezzo all’indifferenza generale.

si ringrazia l’agenzia Public Policy

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