Attualità

Sindacati balneari irremovibili: ‘Proroga di almeno 30 anni’

Una nuova lettera al ministro Franceschini ribadisce i punti fermi della trattativa sulla riforma delle concessioni demaniali marittime

Dopo l’assemblea unitaria delle associazioni di categoria svoltasi a Carrara il 24 febbraio scorso (leggi notizia), i sindacati balneari tornano a chiedere al governo la riforma immediata sulle concessioni e sui canoni delle spiagge, ribadendo l’esigenza di una proroga di almeno 30 anni.

Questo il testo di una lettera inviata ieri al ministro del turismo Dario Franceschini, firmata da Riccardo Borgo (presidente Sib-Confcommercio), Vincenzo Lardinelli (Fiba-Confesercenti), Cristiano Tomei (Cna Balneatori), Fabrizio Licordari (Assobalneari-Confindustria) e Giorgio Mussoni (Oasi-Confartigianato). Per leggere l’originale, clicca qui.

all’on.le Dario Franceschini

Premesso che:

  • le 30.000 imprese turistiche italiane che operano nel settore della balneazione (stabilimenti balneari, camping, alberghi, ristoranti, ecc.) si trovano in uno stato di profondo malessere per la condizione di precarietà dovuta al venir meno delle norme (come il cd. diritto di insistenza in sede di rinnovo delle concessioni demaniali) che hanno, per decenni, garantito la continuità delle aziende insieme alla crescita dell’intero settore;
  • tale condizione ha da tempo paralizzato ogni nuovo investimento indispensabile per conservare il livello di eccellenza raggiunto dalla balneazione attrezzata italiana;
  • si aggiunga il grave rischio di perdere definitivamente significative porzioni del mercato internazionale delle vacanze per l’evidente svantaggio competitivo rispetto alle imprese concorrenti ubicate in Paesi nostri diretti “Competitors” (ove, per esempio, la durata delle concessioni è di gran lunga superiore alla nostra come la Spagna ed il Portogallo);
  • la necessità e l’urgenza di una riforma dell’assetto normativo del settore è stata da molto tempo avvertita e preannunciata sia dal Parlamento nazionale che dalle Regioni;
  • la proroga della scadenza dei titoli concessori al 31 dicembre 2020 effettuata con l’articolo 34 duodecies della legge 17 dicembre 2012, n. 221, non costituisce, in alcun modo, la soluzione al problema. Scadenza che, per di più, rischia di essere messa in forse dalle prossime sentenze della Corte di Giustizia europea chiamata dal TAR Lombardia prima e dal TAR Sardegna dopo, e che ci vede e ci vedrà coinvolti direttamente come rappresentanze di categoria;
  • nei due incontri avuti con il Governo si è positivamente avviato un metodo di lavoro, ma gli elementi qualificanti contenuti nel Documento unitario di Rimini del 24 ottobre 2014, che costituisce la nostra piattaforma, non sono stati recepiti o lo sano stati in maniera insufficiente nell’ultima bozza di ddl che peraltro riteniamo più giusto catalogare come "documento di lavoro" sul quale proseguire il confronto;
  • per promuovere il turismo sostenibile, responsabile e di qualità, gli imprenditori hanno bisogno di stabilità e certezza per il futuro delle loro attività. Il “caso” italiano potrebbe essere considerato un modello dagli altri Paesi. L’Italia, con 7.548 chilometri di costa, è uno dei Paesi turistici costieri più 2 importanti d’Europa. Nonostante ciò, circa 30.000 famiglie, coinvolte in attività turistiche costiere, rischiano concretamente di dover chiudere le loro imprese.

Nel riconfermare di ritenere irrinunciabile:

  • una diversa più lunga durata delle concessioni demaniali marittime nel minimo pari almeno a 30 anni da assicurare, in ossequio ai principi costituzionali di eguaglianza e parità di trattamento, anche alle imprese attualmente operanti al fine di salvaguardare la peculiare caratteristica di gestione familiare della balneazione italiana attraverso la preminenza del fattore "lavoro" su quello del "capitale investito";
  • l’alienazione con diritto di opzione in favore dei concessionari delle porzioni di demanio marittimo che da tempo hanno perso le caratteriste della demanialità e della destinazione ai pubblici usi del mare;
  • il riconoscimento del valore commerciale dell’azienda balneare da trasformarsi in ristoro a favore del concessionario nel caso di una cessione coattiva in favore di terzi;
  • la modifica dei criteri di determinazione dei canoni demaniali marittimi ex art 1, comma 251, legge 27 dicembre 2006, n. 296 che li renda ragionevoli, equi e sostenibili;

le scriventi Organizzazioni sollecitano il Governo:

  • a riconvocare, con urgenza, il tavolo tecnico di confronto per proseguire quel lavoro di analisi e di approfondimento al quale siamo pronti a portare il nostro qualificato contributo a sostegno delle richieste più sopra indicate e ottenerne il recepimento, con l’obiettivo di consentire al Parlamento di trasformare entro il 2015 il disegno di legge del governo in legge dello Stato.
  • a continuare con energia, e più di quanto sia stato fatto in passato, ad evidenziare in Europa le ricadute negative della direttiva servizi sul settore balneare, peraltro in più occasioni denunciate da molteplici risoluzioni e interrogazioni sia nel Parlamento italiano che europeo, e ribadire la necessità di attenuarne radicalmente l’impatto al fine di salvaguardare la storia, la tradizione e la specificità del turismo balneare italiano.

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In particolare, per quanto riguarda la riforma dei canoni, i sindacati balneari hanno sottoposto al ministro Franceschini un secondo documento contenente una proposta di riordino in maniera più equa, comprendendo l’immediata soluzione dei canoni pertinenziali che hanno mandato circa 250 imprese sull’orlo del fallimento a causa dell’errata applicazione dei valori Omi.

Per leggere questo secondo documento sui canoni pertinenziali, clicca qui.

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