L’anomalia sui bassissimi canoni balneari riscossi dalla Regione Sicilia potrebbe presto avere una fine. La Corte dei conti ha infatti aperto nei giorni scorsi un’indagine sulla riscossione dei canoni demaniali marittimi nell’isola, che ha portato due giorni fa la Guardia di finanza e la Capitanearia di porto a recarsi presso la Ragioneria generale della Regione e l’assessorato all’ambiente per acquisire documenti sulla gestione delle spiagge siciliane.
L’indagine tende a stabilire eventuali responsabilità amministrative e contabili sulla riscossione dei canoni balneari e gli investigatori hanno già acquisito diversi faldoni, tuttavia l’operazione è ancora in corso ed è prematuro annunciarne l’esito.
Nel frattempo, però, una nota della Fiba-Confesercenti Sicilia commenta questo primo passo effettuato dalla procura contabile: «Più volte abbiamo denunciato quanto non funziona sulla gestione dei canoni demaniali marittimi», dichiara il presidente di Fiba Sicilia Alessandro Cilano. «Mancano almeno 40 milioni di euro l’anno di introiti nelle casse regionali. Come sempre anche in Sicilia vengono tutelati i furbi, quelli che hanno la gestione delle spiagge e non sono conosciuti dagli uffici regionali. La gestione della Capitaneria aveva un costo minimo rispetto ai costi della Regione, il passaggio è stato un fallimento».
«Lo abbiamo ribadito più volte in questi ultimi mesi all’assessore al territorio Totò Cordaro: serve un’inversione di marcia – aggiunge Cilano -. La materia è complessa e deve essere affidata a chi la conosce. Finora, soprattutto con le ultime decisioni prese dai governi passati, è stato un caos con gravi danni per l’intera categoria. È assolutamente normale che la Corte dei conti batta cassa. Le perdite sono state consistenti, almeno 40 milioni di euro».
© Riproduzione Riservata