Con la rinuncia del premier incaricato Giuseppe Conte, sfuma l’ipotesi di un governo giallo-verde e restano in sospeso i disegni di legge sulle concessioni balneari presentati dalle forze di centrodestra, con la strada che si fa dunque più difficile.
La scorsa settimana Forza Italia aveva depositato una proposta per escludere le spiagge dalla direttiva Bolkestein, seguita da Fratelli d’Italia che stava lavorando su una proroga di 75 anni, mentre la Lega aveva annunciato l’imminente presentazione di un ddl. Ma senza la maggioranza che il leader della coalizione Matteo Salvini stava tentando di costruire con il Movimento 5 Stelle, tutto potrebbe slittare di parecchi mesi.
Gli scenari possibili al momento sono due: nuove elezioni a ottobre oppure un governo tecnico. Verso la seconda ipotesi pare stia andando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, avendo convocato per domani al Quirinale l’economista Carlo Cottarelli, che ha avuto ruoli di primo piano durante i governi Letta e Renzi come commissario straordinario per la riduzione della spesa pubblica, e che nei giorni scorsi ha espresso posizioni molto critiche nei confronti del contratto Di Maio-Salvini. Ma essendo molto difficile che un premier tecnico possa raccogliere una maggioranza politica in una situazione di profonda spaccatura in parlamento come quella attuale, l’ipotesi del ritorno alle urne sembra la più probabile, con Cottarelli che sarà comunque chiamato da Mattarella a guidare un esecutivo apolitico, ma solo per l’ordinaria amministrazione e la gestione dei conti.
Per i balneari, il timore è che un governo tecnico possa riportare ai tempi di Mario Monti, il premier iper-conforme alle imposizioni dell’Europa, che sulle concessioni balneari – con il suo ministro al turismo Piero Gnudi – aveva tentato di istituire le evidenze pubbliche senza alcuna garanzia per gli attuali concessionari. In caso di nuove elezioni, invece, si ritornerà senz’altro agli accesi dibattiti sul tema delle spiagge che già nella scorsa campagna elettorale hanno occupato una parte di rilievo per gli operatori del settore – e allora i balneari dovranno di nuovo scegliere la proposta che più li convince.
Tuttavia, i tempi sono ancora prematuri per immaginare cosa potrà succedere a Roma: per il momento non resta che aspettare di sapere come questa difficile matassa sarà sbrogliata, sperando che si agisca più in fretta possibile, data la vicina scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2020. Ma questo rimane solo uno dei tanti problemi che affliggono il nostro paese in questo momento di incertezza.
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