Abbiamo incontrato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari, per proseguire il nostro ciclo di interviste estive ai rappresentanti delle associazioni di categoria. Con Capacchione ci siamo soprattutto confrontati sui contenuti della bozza di legge di riordino delle concessioni balneari, uscita a sorpresa nei giorni scorsi, e che intende istituire le evidenze pubbliche delle spiagge (vedi notizia). Sotto al video è possibile leggere la versione scritta.
Vedi anche la precedente intervista a Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba-Confesercenti: clicca qui.
Antonio Capacchione, ci incontriamo all’inaugurazione di una mostra a Fano su 50 anni di cinema balneare. A questo proposito, il Sib-Confcommercio sta portando avanti un’operazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sul concetto generale di “made in Italy”, che include anche il settore balneare. Quali sono le ragioni di questa strategia?
«Stiamo cercando di ricordare all’opinione pubblica, senza perdere nessuna occasione, il ruolo e la funzione degli stabilimenti balneari italiani che sono un pezzo importante dell’identità del nostro paese. Per l’intero popolo italiano la balneazione rappresenta un momento di gioia, felicità e serenità; dunque è importante non solo dal punto di vista economico, ma anche culturale e identitario. Ecco perché questo settore va salvaguardato e tutelato».
I problemi degli stabilimenti purtroppo sono ancora numerosi, nonostante l’estensione di quindici anni disposta dal governo. I balneari attendono una riforma organica, i cui contenuti sono stati anticipati dalla stampa solo pochi giorni fa. Qual è l’opinione del Sib in merito a queste prime indiscrezioni?
«Prima di tutto occorre sottolineare che i quindici anni non sono un risultato raggiunto, bensì un obiettivo ancora da conquistare. Infatti la quasi totalità dei Comuni costieri italiani non ha ancora applicato la legge e questo è vergognoso. Finché i quindici anni non saranno trasformati in provvedimento amministrativo, sarà come se non ci fossero e dunque la priorità resta quella di renderli effettivi.
Poi c’è il decreto di riforma, per il quale ci era stato assicurato il coinvolgimento delle associazioni di categoria. Tuttavia ciò non è avvenuto, e questa non è una critica ma una constatazione. Siamo venuti a conoscere i contenuti del provvedimento dai giornali e – pur aspettando di leggere il testo definitivo per esprimere un giudizio compiuto – quello che a prima vista osservo è da una parte il positivo tentativo del governo di evitare la procedura di infrazione europea, ma dall’altra parte l’errata natura del percorso stesso, che in quanto provvedimento amministrativo non è in grado di effettuare i cambiamenti necessari per il settore. Inoltre manca un coinvolgimento del Consiglio di Stato, il cui parere è molto più indispensabile rispetto a quello dell’Europa, in quanto andrebbe a evitare quelle singolari interpretazioni dell’autorità giudiziaria che abbiamo visto di recente – mi riferisco ai recenti fatti di Genova (vedi articolo, NdR).
Lo ribadisco: l’obiettivo del Sib è evitare le gare e superare la Bolkestein. Da questo obiettivo non recederemo».
A proposito dei fatti di Genova, dove un giudice ha fatto sequestrare uno stabilimento ritenendo che la sua concessione fosse scaduta, qual è il rischio che questo esempio rappresenta per tutta la categoria dei balneari?
«Si è trattato di un’iniziativa impropria da parte di un pubblico magistrato, su cui dovrà esprimersi la Cassazione dal momento che il titolare dello stabilimento ha presentato ricorso. Ciò che più ci preoccupa e sconcerta è che, pur essendo la materia delle concessioni demaniali di competenza del giudice amministrativo e non del giudice penale, in questo caso il pm, avvalendosi di un articolo del Codice della navigazione che solo a causa di una svista non è stato depenalizzato, ha fatto sequestrare una concessione. Siamo nel mezzo di un conflitto di giurisdizioni: nel giugno scorso il Consiglio di Stato ha ritenuto valida la proroga al 2020 e al contempo un giudice penale si orienta in maniera diversa. Questo non deve più accadere, gli operatori del settore hanno bisogno di certezze e di orientamenti univoci».
Tornando alla bozza di riforma del governo, in caso ci siano degli aspetti della legge da rivedere, quali azioni siete pronti a mettere in campo?
«Auspichiamo un’interlocuzione con il governo e con il parlamento e un’azione più unitaria possibile, in linea con la tradizione del Sindacato italiano balneari. Le rotture e le divisioni tra associazioni di categoria sono state un elemento di freno; il Sib continua a cercare la collaborazione e l’unità di tutti al fine di aiutare l’intero settore. Cercheremo di produrre un documento unitario da presentare all’esecutivo affinché si elimino una volta per tutte i rischi delle gare e della Bolkestein. E questo potremo ottenerlo solo se saremo più unitari possibile».
Oltre alle questioni normative e burocratiche, per i balneari ci sono anche molti problemi ambientali, dall’erosione costiera che minaccia la scomparsa delle spiagge, fino alle normative sul “plastic free” che hanno messo in difficoltà molti stabilimenti…
«Per quanto riguarda il superamento della plastica, l’impegno dei balneari non può essere sufficiente, ma occorre un’azione corale di tutte le imprese. Abbiamo registrato un grande ritardo da parte del settore dell’imbottigliamento e riteniamo indispensabile il ripristino del vuoto a rendere e l’incentivo del riciclo.
Sull’erosione, invece, le ultime mareggiate ci hanno nuovamente dimostrato la gravità del problema, per il quale occorrono una regia nazionale e risorse adeguate da parte del governo, alla pari di quelle impiegate per il dissesto idrogeologico.
Sul tema ambientale voglio infine sottolineare il tema dei rifiuti spiaggiati, che rappresentano un costo aggiuntivo per i balneari, costretti a sopportarlo in completa solitudine. La Tari ha degli importi insopportabili e in contrasto con il principio europeo del “chi inquina paga”, dunque occorre una revisione di questo ambito per evitare che ci sia chi paga troppo e chi paga poco. Insomma, c’è tanto da fare e potremo farcela solo se saremo uniti e compiremo le nostre azioni sindacali con la dovuta intelligenza».
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