Continua la battaglia politica sulla riforma delle concessioni balneari, con Forza Italia che chiede di ritirare il disegno di legge del governo e le forze di maggioranza che invece appoggiano il testo in discussione in questi giorni alla Camera. Dopo l’appello della deputata forzista Deborah Bergamini che esige lo stralcio del ddl, è infatti arrivato il feroce attacco di Andrea Mazziotti di Scelta civica, il partito di Mario Monti, che ha addirittura lanciato una campagna intitolata “Spiagge trasparenti” per attaccare quella che definisce come “lobby dei balneari”. E in mezzo a questi fuochi c’è l’ex ministro agli affari regionali Enrico Costa – firmatario del provvedimento – che dopo le sue dimissioni e il suo allontanamento da Ap-Ncd per confluire nel partito di Berlusconi, ora si ritrova stretto tra la paternità di un testo che apre alle evidenze pubbliche degli stabilimenti balneari e l’avvicinamento a un partito che invece rifiuta questa strada e chiede che il provvedimento venga stralciato.
A 24 ore dalle dimissioni di Costa che hanno fatto ipotizzare un possibile stop del ddl (vedi notizia), il relatore Tiziano Arlotti (Pd) si è affrettato a informare che la Camera dei deputati andrà comunque avanti con l’approvazione del testo che intende istituire le evidenze pubbliche degli stabilimenti balneari, dopo un periodo transitorio ancora da definire e garantendo il riconoscimento del valore commerciale e della professionalità acquisita, al fine di adeguarsi alla direttiva europea Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi. «Entro mercoledì – ha assicurato Arlotti – le commissioni congiunte inizieranno a votare gli emendamenti» (leggi la dichiarazione completa).
Alla riunione delle commissioni VI e X tenutasi due giorni fa, a quanto ci risulta, sarebbe intervenuto anche il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta in rappresentanza del governo, proprio per difendere il disegno di legge come iniziativa collegiale dell’intero governo e non solo dell’ex ministro Costa che lo ha firmato, confermando dunque la volontà di andare avanti con l’approvazione del testo.
Ma a questa strada si oppone Deborah Bergamini, che attacca: «Da sempre sostengo, insieme ai colleghi di Forza Italia, che il riordino della disciplina delle concessioni demaniali marittime non debba essere fatto per decreto. Le nostre imprese balneari, 30mila aziende italiane per lo più a conduzione familiare, meritano davvero più rispetto e tutta l’attenzione del parlamento. A maggior ragione dopo che il ministro proponente il disegno di legge delega, Enrico Costa, si è dimesso, peraltro dichiarandosi in dissenso con molte iniziative del governo. Per questo, ancora una volta, ho chiesto in commissione che il provvedimento fosse ritirato. Anche perché, ricordo, altri paesi europei hanno scelto soluzioni che prevedono lunghe proroghe delle concessioni senza incorrere nella censura della Commissione europea. Spiace che, ancora una volta, il governo si sia dimostrato sordo di fronte a una richiesta sensata. Siamo d’accordo sulla necessità di un riordino complessivo della materia, ma chiediamo che venga aperto un tavolo tecnico aperto a tutte le forze politiche e i ministeri competenti per raggiungere un testo di legge concordato».
Tali parole – oltre agli emendamenti proposti dalla stessa Bergamini, che chiedono proroghe fino al 2080 o lo stralcio totale del ddl – hanno fatto infuriare il liberale Andrea Mazziotti, presidente della commissione Affari costituzionali, che ha addirittura attaccato la “lobby dei balneari“: «L’on. Bergamini di Forza Italia ha proposto una proroga delle concessioni balneari di 63 anni! Qui non si vuole tutelare i concessionari, e neppure i loro figli, ma i loro nipotini. Una vera e propria rivoluzione liberale in salsa berlusconiana che ben conosciamo purtroppo: ovvero libertà per le lobby, libertà dalle gare e dalla trasparenza, libertà di pagare canoni ridicoli, libertà di lucrare sui beni pubblici. Insomma, una posizione ridicola ma che non sorprende, visto quel che i liberali veri hanno dovuto tollerare in passato».
«Il testo che riforma le concessioni demaniali deve essere approvato velocemente – prosegue Mazziotti – essendo l’occasione per introdurre un po’ di concorrenza e trasparenza nel settore, chiedere canoni decenti ai concessionari che usano suolo pubblico per le loro attività economiche e soprattutto obbligare gli stabilimenti a esporre un cartello con l’importo del canone di concessione che pagano allo Stato. All’onorevole Bergamini voglio ricordare che lo Stato incassa 103 milioni da 23mila concessioni (neanche 5000 euro in media). Questa riforma non è solo una risposta a una sentenza europea di un anno fa. È un’operazione di giustizia nei confronti di chi vuole aprire uno stabilimento e non può farlo, è un’operazione di correttezza nei confronti di chi va al mare e paga 20 euro al giorno per un ombrellone a chi invece versa allo Stato 6 euro all’anno a metro quadrato di spiaggia. Il governo Berlusconi ha fallito sul tema e il governo Gentiloni può finalmente dare un segnale di cambiamento. Anche per questo con alcuni emendamenti ho chiesto che si riducano i tempi di delega e che si proceda con i decreti legislativi entro la fine della legislatura».
Mazziotti – ennesimo politico che riesuma la vecchia storia dei canoni bassi, dimenticandosi che esistono differenze notevoli tra i vari stabilimenti (compresi i pertinenziali che al contrario pagano cifre elevatissime), che le stesse associazioni di categoria chiedono da tempo un riequilibrio delle tariffe, e soprattutto che i canoni non solo l’unica imposta pagata dai concessionari balneari – ha addirittura lanciato la campagna “Spiagge trasparenti” che chiede «concorrenza e trasparenza per gli stabilimenti balneari». La pagina della campagna, per chi fosse interessato, è disponibile cliccando qui.
L’attacco di Mazziotti non è ovviamente passato inosservato alla deputata Bergamini, che ha replicato così: «All’onorevole Mazziotti, entrato in parlamento col partito di Mario Monti, che mi accusa di difendere 30mila aziende familiari italiane che non hanno acluna colpa se non quella di avere delle concessioni demaniali marittime nel rispetto della normativa vigente e di guadagnarsi così da vivere, rispondo solo che sì, le difendo e le difenderò finché posso. Evidentemente a lui, tanto stizzito dal mio intento, è più congeniale la difesa di altri comparti, a cominciare da quelli delle banche e delle assicurazioni. Certo, difendere le famiglie italiane è molto meno da fighetti, ma è un compito che ci assumiamo con orgoglio».
Il dibattito politico sulla riforma delle concessioni balneari si preannuncia insomma ancora lungo e infuocato, e si può immaginare che in Senato – dove la maggioranza è più risicata rispetto alla Camera – l’approvazione del testo potrebbe essere messa ancora più in difficoltà.
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