«L’apertura del mercato è una cosa giusta se l’operazione non rischia, a causa delle specificità, di far perire il mercato stesso che si vorrebbe rendere concorrenziale». Così Nunzio Bevilacqua (nella foto), giurista esperto economico, intervenuto nella puntata nell’ultima puntata della trasmissione di RaiUno LineaBlu, sulla liberalizzazione degli stabilimenti balneari.
«Il settore balneare, con oltre 30.000 mila imprese di matrice pmi, che in Italia è stato sempre caratterizzato da un profondo radicamento territoriale con indotto non marginale legato alle attività, ha fatto affidamento incolpevole su leggi dello Stato che hanno previsto il rinnovo automatico, che ha portato negli ultimi anni a un’accelerazione in investimenti; gli stessi che sarebbero dovuti servire per renderci più competitivi rispetto alle altre località europee e che avevano un senso solo in un’ottica di piani pluriennali di rientro, e a un’esposizione crescente nei confronti delle banche che oggi può determinare la vera ‘crisi totale’ del comparto», spiega Bevilacqua.
«La concorrenza non può essere fine a se stessa, non è il fine ma deve rappresentare il mezzo per raggiungere una ottimizzazione del servizio a un prezzo più contenuto per l’usufruitore finale; inoltre dovrebbe muovere l’economia rendendola più dinamica e non far passare una situazione da territoriale, con ricadute positive sull’economia reale, a una oligopolistica», continua Bevilacqua.
In questo quadro, «è indifferibile e urgente scongiurare il pericolo di una ‘apertura non adattata’ alle peculiarità della nostra economia costiera correndo il rischio concreto, a seguito di chiusure a effetto domino, di vanificare i sacrifici e gli investimenti di nuclei familiari che da anni hanno avviato piccole atti sulle nostre spiagge e che si troverebbero spogliati di tutto ma ereditieri, probabilmente, di un persistente indebitamento».
Il giurista insiste: «Non si deve ignorare ciò che dice l’Europa, lo si deve solo correttamente interpretare dopo aver concorso, magari, come fanno molti Stati, alla formazione di una norma non penalizzante esclusivamente il nostro Paese. La partita per il settore balneare è stata fin qui giocata tra aspettative deluse, false partenze e tentativi un po’ improvvisati di rimediare con una proroga interna, giuridicamente non pacifica e per giunta di risibile durata; tutto ciò un risultato lo ha già portato ed è un crollo della fiducia sul futuro della categoria e un consequenziale blocco degli investimenti».
Bevilacqua conclude: «ogni decisione, tra cui anche forme di ‘civiltà giuridica’ come l’indennizzo, per evitare rischi di riapertura della procedura di infrazione, che molto cara costerebbe all’Italia, andrebbe presa preferibilmente in e con l’Europa, utilizzando all’ultimo miglio il semestre europeo a guida italiana, e solo nel caso non si riuscisse per la via preferibile, trovare modalità interne di parziale sdemanializzazione degli arenili che consentano, comunque, la persecuzione delle attività degli attuali concessionari; dobbiamo ragionare fuori da preconcetti perché in un economia in recessione come la nostra non possiamo permetterci di perdere ulteriori comparti e gettito fiscale».
fonte: Adnkronos
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