Quarto appuntamento con le nostre interviste di agosto ai presidenti nazionali delle associazioni balneari. Oggi è il turno di Giuseppe Ricci, presidente Itb Italia (nella foto).
Abbiamo sottoposto cinque domande uguali per tutti, al fine di confrontare le posizioni e fare il punto della situazione. Queste sono le precedenti uscite: Vincenzo Lardinelli di Fiba-Confesercenti (leggi), Cristiano Tomei di Cna Balneatori (leggi), Antonio Capacchione di Sib-Confcommercio (leggi).
Il nuovo governo è composto da due forze politiche che in campagna elettorale hanno avanzato proposte molto diverse per riformare le concessioni balneari: la Lega si è opposta alle evidenze pubbliche, mentre il Movimento 5 Stelle le ha accettate. Ora che i due partiti dovranno per forza accordarsi per scrivere una legge, cosa si aspetta che succederà nei prossimi 18-24 mesi?
«Siamo oramai al settimo governo che in dodici anni abbiamo avuto in Italia e le nostre richieste restano le stesse, se si vuole davvero risolvere il problema della direttiva Bolkestein. Le nostre proposte sono le uniche che fino a oggi hanno avuto un credito tale da essere discusse al Ministero dell’economia e delle finanze con il coinvolgimento di tutte le componenti politiche e sindacali. Tutti hanno riconosciuto la validità della proposta sostenuta da Itb Italia della sdemanializzazione delle aree dove insistono le strutture balneari regolarmente assentite e sviluppate secondo le regole previste nei piani regolatori di spiaggia o in analoghi strumenti urbanistici e similari avvalorata dall’articolo 37 del Codice della navigazione e dalla legge 88/2001. In alternativa noi proponiamo comunque un lungo periodo di diritto di superficie con la possibilità nel tempo di esercitare il riscatto da parte dell’attuale imprenditore turistico balneare.
La nostra speranza è quella di avere un governo in grado di ascoltare e comprendere l’importanza del settore balneare e le problematiche di migliaia di imprese a carattere famigliare che con il loro lavoro, i loro sacrifici e i loro investimenti hanno creato sviluppo e ricchezza per interi territori altrimenti abbandonati dall’incuria amministrativa e dalla cattiva politica. Ribadiamo pertanto il nostro “no alla Bolkestein” per le imprese balneari e chiediamo il ripristino dell’articolo 37 del Codice della navigazione e dell’articolo 10 della legge 88/2001, tornando immediatamente al regime previsto dalla legge n. 494/93 ed eliminando il comma 251 della legge finanziaria del 2007 per salvare dal tracollo i nostri colleghi pertinenziali. Abbiamo un solo e grande obiettivo: normalizzare definitivamente il settore turistico balneare concedendo finalmente le imprese ai legittimi proprietari».
Se fosse lei a dover scrivere la riforma delle concessioni, quali sarebbero le tre priorità da convertire in legge?
«Come abbiamo già detto, si deve utilizzare al più presto – entro il 2020 – lo strumento che permette di attuare la sdemanializzazione secondo i criteri proposti da Itb Italia che, oltre a dare le necessarie certezze all’imprenditore turistico balneare, risolverebbe immediatamente il contenzioso dei canoni Omi applicati alle strutture balneari pertinenziali e di quelle oltretutto erroneamente acquisite allo Stato. Occorre inoltre una legge nazionale che detti le regole sull’utilizzazione delle spiagge libere e in concessione, che sono sempre più compromesse nell’immagine e nel decoro e soprattutto per gli aspetti di ordine pubblico (per carenza di regole certe e di vigilanza specifica). Servono regole unitarie e coerenti sullo sviluppo dei piani regolatori di spiaggia e dei piani di utilizzazione in grado di incentivare e sviluppare l’offerta turistica ormai ferma da 12 anni. È altresì necessario dare ampio respiro all’utilizzazione degli spazi in concessione, ascoltando le proposte degli imprenditori balneari, oggi marginalmente valorizzati per estenuanti e farraginosi iter burocratici locali spesso anche diversi pur tra Comuni limitrofi».
Quanto ritiene importante un ritorno alla completa unità tra associazioni di categoria per risolvere l’annosa questione balneare? E quanto è disposto a lavorare in questa direzione?
«Sicuramente un punto fondamentale è quello di ripartire da noi stessi e da tutti quelli che hanno creduto nel settore turistico balneare. Diciamo no agli speculatori e ai voltagabbana opportunisti che nulla hanno a che fare con noi balneari. Sono certo che uniti avremmo già vinto la nostra battaglia e per questo rinnovo l’invito ad associarsi a Itb Italia e condividere le nostre proposte per affermare i nostri diritti che da sempre (e magari controvento) abbiamo sempre sostenuto e continueremo a sostenere.
Nell’invitare tutti a collaborare e soprattutto a partecipare alle prossime iniziative che saranno necessarie per affermare i nostri diritti, faccio una raccomandazione: non chiedete più proroghe o addirittura indennizzi, battetevi per le vostre e le nostre imprese perché siano per sempre».
Un altro problema che minaccia la scomparsa delle imprese balneari è l’erosione costiera, diventata un’emergenza nazionale e dunque non più gestibile solo dalle amministrazioni comunali e regionali come fatto finora. Cosa dovrebbe fare secondo lei il governo per contrastare il fenomeno?
«La nostra cura per l’ambiente e l’ecologia, l’attenzione costante e puntuale del territorio, l’impegno che mettiamo per conservare il nostro patrimonio naturale che appartiene a tutti e che è costituito dalle spiagge e dall’ambiente costiero e marino, è fondamentale. Siamo noi a prendercene cura, anche di fronte anche a eventi naturali e meteorologici, spesso da soli e senza nessun aiuto dalle istituzioni. Ho sempre affermato che bisognava trovare soluzioni alternative alle semplici scogliere frangiflutti, ma ormai l’ambiente è talmente devastato – come i corsi dei fiumi quasi completamente cementificati e i litorali interrotti da infrastrutture, pennelli, porti turistici e commerciali – che non consente ai pochi granelli di sabbia trasportati in modo naturale dai fiumi di alimentare le nostre spiagge e ciò rende molto spesso vano ogni intervento di riporti di sabbia compatibili. Rimangono solo le scogliere emerse, con i pro e i contro che tutti noi conosciamo, ma che sono necessarie per salvaguardare la ricettività rimasta sulle nostre spiagge.
Servirebbe urgentemente un’autorità nazionale che superi le burocrazie e le divergenze locali e che abbia il compito di adottare un piano nazionale di contrasto all’erosione costiera, mettendo in cantiere progetti di intervento davvero risolutivi e compatibili con le altre istanze ambientali (tutela del paesaggio, contrasto al dissesto idrogeologico, eccetera). E servono investimenti certi e per un numero adeguato di anni».
Mettiamo da parte per un attimo i problemi e pensiamo al futuro del settore. Nonostante il blocco degli investimenti, non mancano le aziende che stanno proponendo innovazioni sulla spiaggia, soprattutto nel campo della tecnologia. Come si immagina che saranno cambiati gli stabilimenti balneari tra 10-20 anni, una volta risolta la situazione normativa?
«Per il futuro vedo una spiaggia sempre più rispettosa dell’ambiente ed ecocompatibile, ricca di servizi per i cittadini e tecnologicamente avanzata, magari però con un ritorno al passato per quanto riguarda la cura e il soggiorno. Perché io sono sicuro che il ruolo della balneazione è quello che ci compete, e non certo quello di essere manager dello sballo notturno e del divertimento senza limiti che oggi coinvolge tanti giovani preda di avvoltoi senza scrupoli».
intervista a cura di Alex Giuzio
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