di Cristiano Tomei
Grande, grandissima partecipazione dei balneatori abruzzesi alla manifestazione tenutasi stamane a Pescara per protestare contro il decreto Gnudi che, se dovesse venire presentato e approvato in consiglio dei ministri, manderebbe a evidenza pubblica trentamila imprese balneari italiane, di cui oltre seicento presenti in Abruzzo, demolendo un sistema economico costiero unico in Europa.
Ad aprire il corteo, a cui hanno aderito oltre mille persone, vi erano i sindaci, con la fascia tricolore, di tutti comuni rivieraschi abruzzesi – in primis il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia e il primo cittadino di Pineto Luciano Monticelli, delegato nazionale Anci al demanio marittimo –, i presidenti delle province costiere e diversi esponenti del consiglio regionale. Unico rappresentante del parlamento, il deputato Amedeo Ciccanti (Udc).
Coloratissimo il corteo, tutto giallo e rosso con i colori nazionali della bandiera della Spagna, per simboleggiare il provvedimento del governo di quello Stato che addirittura ha esteso a ben 75 anni la durata delle concessioni marittime che insistono sul suolo demaniale spagnolo. Centinaia di bandiere con lo stemma dei quattro regni storici della penisola iberica hanno inondato con i colori rojo e amarillo la centralissima corso Umberto di Pescara.
Far valere le proprie ragioni in Europa, così come ha fatto la Spagna, ed evitare che le nostre leggi siano scritte sotto dettatura di Bruxelles: questo è ciò che chiedono unitariamente al governo i quattro presidenti regionali di Sib Confcommercio, Cna Balneatori, Fiba Confesercenti e Assobalneari Confindustria, con la piena approvazione dei manifestanti e delle autorità locali.
In piazza Italia, durante la prima sosta lunga di fronte alla sede della Provincia e del Comune, sono intervenuti il sindaco di Pescara Mascia e il presidente della Provincia Guerino Testa, e poi anche i rappresentanti sindacali. Le parole sembravano essere le stesse: sindacati e istituzioni uniti da uno stesso modo di sentire il problema.
Le imprese balneari sono un’importante realtà socio-economica tipica del settore del turismo italiano e dei comuni non solo costieri, che nel corso ormai centenario della loro attività hanno garantito un elevato livello di accoglienza e di servizi a favore dei cittadini e della clientela turistica nazionale e internazionale. Gli stabilimenti balneari presenti sulle coste della nostra penisola hanno raggiunto livelli di significatività economica paragonabile a quella di veri e propri distretti produttivi, e hanno forte rilevanza anche dal punto di vista occupazionale.
Gravissimo il danno che si creerebbe per l’economia della nostra nazione e dei nostri comuni costieri con la scomparsa dal mondo produttivo di così tanti piccoli imprenditori e delle relative famiglie, andando a creare un vero e proprio problema sociale.
Il risultato? Non vedersi remunerare i capitali investiti, vedere dissolta l’attività peculiare e creativa che essi hanno realizzato e con cui hanno contribuito a costituire e conservare un patrimonio culturale e sociale tipico delle coste italiane.
Per queste imprese, che non possono fare a meno dei beni pubblici del demanio marittimo dove sono nate e perciò sono prive di qualsiasi mobilità territoriale, perdere la concessione demaniale significherebbe perdere la propria azienda, nei suoi fattori materiali e immateriali, e quindi non poter più svolgere la propria attività.
I balneari sono concessionari di beni e non di servizi, e non esiste il requisito della scarsità delle risorse naturali inesattamente utilizzato per motivare e proporre la procedura d’infrazione, in quanto appena il 25% degli arenili della nostra penisola sono occupati da concessioni demaniali, che svolgono attività connesse con l’esercizio di pubblici poteri, compresi quelli di carattere sanitario. E, soprattutto, non hanno nessuna attinenza con il concetto di diritto stabilimento indicato dal trattato europeo.
Dopo questi discorsi, un sentito momento di commozione si è vissuto quando il corteo dei manifestanti si è fermato in piazza della Marina, antistante la Direzione marittima e alla presenza del comandante Luciano Pozzolano e dei suoi ufficiali, esprimento solidarietà ai due marò detenuti impropriamente in India.
In piazza Unione, sotto la sede della giunta regionale, il corteo dei manifestanti ha terminato la sua sfilata, e sono iniziati gli interventi conclusivi aperti da Enrico di Giuseppantonio, presidente della provincia di Chieti.
Forte, anzi fortissimo è l’appello dei sindacati, raccolto da Luciano Monticelli e dal coordinatore degli assessori regioniali al turismo Mauro Di Dalmazio, che hanno dichiarato di aver già avanzato – in rappresentanza di comuni e regioni – la richiesta al governo di far parte della delegazione che si recherà, con ogni probabilità la prossima settimana, a Bruxelles:
il decreto Gnudi va accantonato definitivamente, mentre in Europa bisogna chiedere l’esclusione per i concessionari balneari dall’applicazione della direttiva Bolkestein!
Cristiano Tomei (coordinatore nazionale Cna Balneatori)
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