Attualità

Nasce la Federazione degli imprenditori balneari europei

Intervista esclusiva a Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia, che insieme alle associazioni degli imprenditori balneari di Francia, Spagna e Portogallo ha siglato l'accordo che porterà alla nascita di una federazione che rappresenterà a Bruxelles la voce forte e unitaria della categoria.

di Alex Giuzio

È stato siglato lo scorso 5 marzo l’accordo tra Assobalneari Italia-Federturismo-Confindustria e la Federazione delle spiagge e ristoranti della Francia per la costituzione di un’associazione europea che porterà a Bruxelles le rivendicazioni degli imprenditori balneari di tutta Europa. La Federazione degli imprenditori balneari europei era già stata annunciata alla fiera Balnearia di Carrara da Andreino Croce, rappresentante di Assobalneari Italia-Federturismo-Confindustria (vedi notizia precedente). Ma oggi è Fabrizio Licordari, presidente della medesima associazione, che ci racconta in un’intervista esclusiva la gestazione di questo nuovo progetto e gli intenti che hanno portato Assobalneari Italia a fondarla insieme alle associazioni nazionali balneari di Francia, Spagna e Portogallo.

Se gli imprenditori balneari si trovano in difficoltà a causa di una direttiva europea che vuole mandare a evidenza pubblica le loro concessioni, è anche perché finora è mancata una forte rappresentanza che a Bruxelles rivendicasse i diritti di chi da anni lavora e investe sulla spiaggia.

Ma dato che la Bolkestein e il trattato europeo sono solo le prime di una serie di normative che centralizzano le decisioni sul demanio marittimo (la prossima riguarderà probabilmente la gestione specifica delle coste, vedi notizia), le associazioni in questione si sono attivate per dare vita a un grande organismo che rappresenti, davanti alla comunità europea, gli interessi delle migliaia di imprenditori che in tutto il vecchio continente sviluppano un sistema fondamentale per l’economia turistica.

Presidente Licordari, perché avete pensato di dare vita a una Federazione degli imprenditori balneari europei?

L’autorevolezza di un solo grande organismo che dialoghi con la Commissione europea, portando avanti le istanze degli imprenditori di un intero continente, è nettamente maggiore rispetto al sistema esistente, con le singole associazioni nazionali che interloquivano a Bruxelles in maniera frammentaria. L’Unione europea è un ente talmente elevato che non può che prendere decisioni generalizzate e, come è avvenuto nel nostro settore, repressive per i singoli imprenditori. Con la Federazione dei balneari europei vogliamo porci a livello internazionale nei confronti dell’Ue, presentandoci in maniera uniforme per avere una voce più importante nei processi decisionali che influenzeranno il nostro futuro. Non meno determinanti sono poi la condivisione e lo scambio di informazioni che metteremo in atto a livello di federazione, confrontandoci su come avviene la gestione del demanio nei singoli paesi, individuando gli esempi migliori e cercando di applicarli su scala comunitaria. In questo senso l’Italia ha sicuramente qualcosa da dire, vista la grande tradizione balneare che annovera. Ricordiamo infatti che il primo stabilimento balneare italiano nacque a Livorno nel 1781 per iniziativa del console del Regno di Sardegna Paolo Baretti, il quale darà il nome al primo insediamento da bagni della penisola.

Come è avvenuto il processo che vi ha portato a fondare la federazione europea?

L’idea è nata a gennaio 2012. Passeggiando sulla Croisette a Cannes, mi fermai a scambiare due parole con un concessionario vicino al palazzo del Festival, Gérard Grizzetti, domandandogli quali fossero le problematiche che incontravano nella gestione delle spiagge in Francia. Da lì, stabilito poi il contatto con il presidente della Fédération nationale des plages e restaurants René Colomban, sono stato invitato il 6 marzo 2012 a partecipare ai lavori della loro assemblea per iniziare a scambiare le rispettive esperienze. Da quel momento ho pensato che, come nella comunità europea vengono portate avanti e discusse le posizioni degli Stati membri, anche noi imprenditori balneari dovevamo mettere insieme le nostre idee ed esperienze per costituire un fronte unico che difenda gli interessi della categoria. Ne parlai con la dottoressa Emma Marcegaglia, allora presidente di Confindustria, che mi sostenne immediatamente poiché era convinta che qualsiasi settore, quando può contare su una rappresentanza a livello europeo, ha maggiore potere di interlocuzione e di difesa delle proprie posizioni.

Immediatamente tra me e il presidente Colomban è partito uno scambio epistolare che ci ha portato, lo scorso gennaio, a un incontro svoltosi a Nizza durante il quale abbiamo capito che era giunto il momento di concretizzare questa idea coinvolgendo altre associazioni nazionali di imprenditori balneari. Gianfranco Dell’Alba, direttore di Confindustria Bruxelles, mi ha aiutato a interpellare la Federação portuguesa de concesionários de praia (Federazione portoghese di concessionari di spiaggia) e la spagnola Federación de empresarios de playas (Federazione di imprenditori di spiaggia). Lo scorso 5 marzo, in occasione della fiera di settore Sip Expo di La Grande Motte (Montpellier), alla presenza del presidente René Colomban e con l’adesione dei presidenti João Carreira (Portogallo) e Norberto Del Castillo (Spagna), abbiamo sottoscritto l’impegno per fondare la Federazione degli imprenditori balneari europei, che sarà ufficializzata entro due mesi e mezzo e avrà sede a Bruxelles.

Ci sono già importanti informazioni che i colleghi spagnoli, portoghesi e francesi hanno condiviso?

Abbiamo subito messo in comune i riferimenti degli europarlamentari che, per le rispettive nazioni, sono referenti a Bruxelles per la nostra vertenza. In questo modo anche i deputati potranno costituire un fronte comune. Pensiamo, in Italia, a quanto efficace sia stato il lavoro delle quattro associazioni balneari nel far dialogare gli esponenti politici di diversi partiti per ottenere una proposta di legge condivisa da tutto il parlamento che ci facesse ottenere una proroga alle concessioni demaniali. E pensiamo a quanto può essere potente un analogo lavoro a livello di europarlamentari di diverse nazioni per costruire un’unica voce che chieda e ottenga la tutela del nostro diritto di impresa.

Per quanto riguarda, invece, lo studio delle diverse norme di gestione del demanio marittimo e dei vari approcci al problema Bolkestein, siamo ancora in fase preliminare. Della Spagna sappiamo che la proroga di 75 anni, se approvata, rappresenterà una soluzione perfetta per tutelare le imprese balneari di questo Stato. I colleghi portoghesi hanno invece comunicato che proprio in questo periodo stanno lavorando sul rinnovo delle concessioni, le quali avranno una durata minima di 15 anni, ma con possibilità di avere periodi anche più lunghi in base agli investimenti proposti. Ho già chiesto di avere i titoli concessori e i testi di legge delle rispettive nazioni, per capire precisamente la differenza di approccio rispetto all’Italia. È facile rivendicare l’efficacia di soluzioni adottate da altri paesi – come è avvenuto per la Spagna – ma occorre non essere pressapochisti e conoscere bene la materia di cui si parla.

In Italia, Assobalneari è solo una delle associazioni che tutelano gli imprenditori di spiaggia. Anche gli altri rappresentanti di categoria potranno confluire nella federazione europea?

Il nuovo organismo sarà aperto a tutte le associazioni rappresentative a livello nazionale degli imprenditori che lavorano sulle coste. È auspicabile che tutti ne facciano parte per andare a costruire un’associazione europea molto forte. E non parlo solo dei titolari di stabilimenti balneari. Stiamo ad esempio lavorando perché anche le associazioni dei concessionari di porti, che sono allo stesso modo colpiti dalla Bolkestein, entrino nella nuova federazione.

La Bolkestein è il problema attualmente più urgente per gli imprenditori balneari di tutta Europa, ma non è certo l’unico. Ad esempio, l’Unione europea sta lavorando a una nuova direttiva che regolamenti e tuteli le coste intese come ambiente da salvaguardare. La Federazione degli imprenditori balneari europei sarà attiva solo per evitare le evidenze pubbliche delle imprese di spiaggia, o anche per altre questioni?

Abbiamo scritto uno statuto molto snello proprio perché intendiamo occuparci di tutte le materie che in qualche modo riguardano la costa europea e le sue imprese. La questione ambientale è di certo uno dei discorsi più importanti su cui resteremo vigili. Con i colleghi francesi, spagnoli e portoghesi ho già iniziato a condividere informazioni su come l’erosione costiera viene affrontata dai governi, dalle regioni e dai singoli concessionari, al fine di individuare le esperienze più positive. Riguardo alla bozza di direttiva europea sulla tutela delle coste, i colleghi francesi hanno già iniziato a monitorare i lavori e mi sono procurato il testo di questa proposta in lingua francese. Ho anche chiesto ai nostri eurodeputati di trasmetterci un testo in italiano riguardo i lavori in questione. Nella nuova direttiva gli imprenditori balneari saranno chiamati direttamente in causa, e non vogliamo arrivare quando le decisioni saranno già state prese, come è successo per la Bolkestein. Partiremo proprio dai lavori su questa nuova direttiva per far sentire il nostro peso di imprenditori davanti alla comunità europea. Discuteremo le proposte contenute nella nuova direttiva prima che vengano approvare, e porteremo il nostro contributo per tutelare i nostri interessi.

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Di seguito, un estratto in italiano della dichiarazione d’intenti firmata da Colomban e Licordari lo scorso 5 marzo a La Grande Motte.

[…] È apparso importante dare luogo a una struttura europea destinata a trasmettere e comunicare alle istituzioni europee le specificità degli imprenditori di spiaggia e del turismo balneare costiero, e questo al fine di avere una migliore visibilità e una migliore comunicazione di questa specificità particolare che conviene riconoscere, e naturalmente proteggere, regolamentandola a livello europeo, e questo naturalmente nell’ambito di uno stretto rispetto dell’economia, del lavoro e sicuramente dell’ambiente in particolare.

[…]

Si è dunque deciso tra le parti:

1) La creazione di una struttura europea, avente l’intento di raggruppare l’insieme delle associazioni del turismo balneare dell’Unione europea, che sarà precisamente formalizzata e creata entro tre mesi da questo giorno.

[…]

3) L’associazione in essere avrà la sua sede a Bruxelles, e avrà come vocazione espressa ed essenziale di comunicare […] la professione degli imprenditori di spiaggia, le loro specificità e il riconoscimento europeo di questa professione. Per fare ciò, [l’associazione] sarà fondata a realizzare le azioni di lobbying che saranno decise durante le assemblee generali future.

4) La presente associazione cominicherà molto frequentemente, e almeno due volte all’anno, a ciascuna delle associazioni coinvolte lo stato di avanzamento delle azioni intraprese.

qui sotto, le immagini dell’incontro dello scorso 5 marzo a La Grande Motte durante la firma dell’accordo per la nascita della Federazione degli imprenditori balneari europei

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