Un gruppo di stabilimenti balneari di Pescara sta portando avanti una difficile battaglia legale contro Stato, Comune e Agenzia del demanio per vedersi riconosciuto il giusto abbattimento del canone demaniale a causa di un grave fenomeno di inquinamento delle acque che ha portato a una riduzione della clientela. Il contenzioso sta andando avanti da ben quattro anni e ora i balneari si sono affidati al team di consulenti di Demanio Marittimo per vedersi riconosciuti i propri diritti. L’appello è che altri colleghi della stessa località si uniscano per avere più forza in tribunale: c’è tempo fino a mercoledì per aderire alla class action, basta contattare Demanio Marittimo cliccando qui.
«La spaventosa macchina burocratica messa in moto dal Comune su consiglio del Ministero delle infrastrutture, con decine di pareri, passaggi tra enti e richieste di documenti inutili, è collassata e si è aggrovigliata su se stessa – spiega una nota di Demanio Marittimo – come dimostra l’ultimo atto emesso dal Comune di sospensione di tutti i procedimenti amministrativi pendenti. La cristallina parola di legge prevede molto banalmente che un evento dannoso grave fa scattare il diritto a una riduzione del 50% con decisione presa dal Comune previo parere della Capitaneria. Ma la semplicità della norma ha innervosito la macchina amministrativa, la quale, per complicare la questione, ha ideato un ginepraio burocratico dove intervengono una moltitudine di enti a tutti i livelli, nel quale non si comprende a chi spetti la competenza, e che può portare a riduzioni anche inferiori alla soglia specificata dal legislatore».
«Lo zombie è stato creato riesumando una norma che per lo scopo turistico-ricreativo non si utilizza più da 10 anni», prosegue Demanio Marittimo. «In questo magma di carte ci si è intrecciati persino sul significato dell’ ”evento dannoso di eccezionale gravità” e sulla sua capacità di “ridurre l’utilizzazione del bene concesso”, quando anche un bambino comprenderebbe immediatamente che quattro anni di fila caratterizzati da inquinamento massivo, con un isterico susseguirsi di ordinanze di divieto e riapertura alla balneazione, hanno allontanato le utenze da quel tratto di spiaggia e indotto un “minore utilizzo” della stessa.
«Abbiamo lavorato giorno e notte per costruire la relazione ambientale – illustrano i consulenti – che costituisce il Sacro Graal di questa missione e che dimostra, al di là di ogni pazza interpretazione, che l’inquinamento esiste e che sta creando danni inimmaginabili in termini di minore utilizzazione dei beni demaniali concessi. Siamo finalmente giunti al momento della verità, dove bisogna combattere l’ultima battaglia armati sino ai denti. Mercoledì prossimo è la deadline per gli altri imprenditori ubicati nella zona inquinata per uscire allo scoperto, farsi avanti e supportare l’azione collettiva intrapresa dai quattro coraggiosi. Se a Pescara esiste davvero una classe di imprenditori balneari che ha a cuore la categoria, è giunto il momento di tirare fuori un po’ di carattere».
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