Ieri l’associazione Imprenditori Turistici Balneari (Itb Italia) ha organizzato, a San Benedetto del Tronto, una partecipata assemblea dal titolo ‘Il turismo balneare e la stagione dei diritti‘, che ha visto la partecipazione di centinaia di balneari preoccupati per le loro imprese, oltre che di numerose autorità.
GIUSEPPE RICCI (presidente Itb Italia): Stiamo predisponendo dei pullman per andare a Roma il 23 febbraio per incontrare i ministri. Loro vanno veloce, hanno il futuro assicurato, noi non ci faremo scippare il nostro futuro e il nostro lavoro. Ringrazio l’onorevole Fidanza, che a sostegno del nostro incontro ha mandato una e-mail di saluto: "Cari amici, in questo momento abbiamo il dovere della chiarezza. Le associazioni incontreranno il ministro Gnudi. L’impressione è che se il governo precedente ha peccato di attendismo, questo invece cerchi di affrettarsi nella direzione della direttiva Bolkestein. Mi convinco che aspettare cambi di rotta della politica non sia utile. Incontrerò Gnudi il 20 febbraio, e cercherò di convincerli di riaprire il negoziato sulla direttiva e con la Ue. L’unica proposta è quella di sdemanializzazione delle aree commerciali, con conseguente incasso immediato per lo stato e futuro certo per gli operatori". Ringrazio anche l’onorevole Claudio Morganti.
GIOVANNI BOTTA (Comitato Balneari Liguria): Mio bisnonno è stato il primo ad aprire uno stabilimento balneare in Liguria, nel 1887. Nessuno poteva pensare che adesso, sulla base di una direttiva europea, ci si voleva estromettere. Abbiamo approfondito un discorso e abbiamo capito che la Bolkestein è un cavallo di troia per toglierci gli stabilimenti, perché esistono in essa delle predisposizioni perché noi manteniamo gli stabilimenti. Abbiamo 8500 chilometri di costa e solo il 20% sono utilizzate. Non è vero che le risorse sono scarse. Volendo possiamo raddoppiare le concessioni balneari esistenti: tutte le cittadine balneari italiani ha avuto un impulso da queste attività: chi vuole, vada nelle zone meno urbanizzate. In realtà dietro questa cosa ci sono i poteri forti, ovvero gruppi che hanno grandi capitali da investire, e le mafie. Ho avuto due giorni fa un incontro a Varazze, con don Ciotti, che ci ha detto che le mafie hanno questi sistemi per utilizzare il loro denaro. Sono qui, in una riunione importante, perché l’Itb è l’unico sindacato serio, qualificato, attento ai problemi, che non accetta compromessi. Sono diventato amico con Ricci perché ho capito che Ricci dice le cose che io pensavo. Vi voglio pregare di portare fuori di qui questo messaggio: usciremo da questa situazione se saremo compatti e tutti presenti. Riteniamo che l’informazione sia un elemento fondamentali, ma dopo tre anni alle riunioni continuiamo a vedere sempre le stesse persone, quindi la maggior parte dei colleghi delle 30 mila aziende pensano che il problema si risolverà all’italiana, ma non sarà così, perché all’italiana ci porteranno via le concessioni. Dal 23 dobbiamo far capire al governo che siamo 30 mila aziende incazzate che vogliono difendere il loro lavoro, e rifarla ogni volta che sarà necessaria. Questo governo ha fatto molte cose, non ufficiali. C’era l’articolo 23 sul decreto liberalizzazioni, sicuramente contro la direttiva, poi l’hanno cancellato. Di solito mandano la polizia agli incontri di questo tipo, perché hanno preso coscienza che ci potranno essere disordini da questa situazione.
EZIO FILIPUCCI (Itb Rimini, presidente Associazione bar e ristoranti di spiaggia di Riccione): Bravi, perché questo è anche un titolo giusto. Deve essere chiaro che noi non stiamo facendo una sterile difesa di posizione, perché questa non si può chiamare Direttiva Servizi, perché dicono che non si può fare nulla. Non si chiama Direttiva Servizi ma 123/2006 e nelle prime dieci righe ci sono obiettivi ben precisi: crescita Pil, crescita occupazione, crescita concorrenza. La liberalizzazione dei servizi è solo uno strumento e deve essere usata con discrezione. All’articolo 11 c’è scritto che "la concessione prestata non ha durata limitata". All’articolo 12 si parla di aste in caso di "scarsità di bene ambientale". In Italia su 8000 km di costa solo 900 sono in concessione! Chi stravolge il senso di questa direttiva vuole effettuare un vero e proprio esproprio. Sia la direttiva che il Trattato Ue parlano di crescita. Noi il 23 dobbiamo chiedere a Gnudi il rigoroso rispetto degli obiettivi europei. La crescita è una questione economica e quindi matematica: facessero crescere il numero di aziende. Lo chiedono già per tassisti e farmacie: non mettere all’asta quelle esistenti, ma ampliare il numero delle licenze esistenti.
MARCO CALVARESI (presidente del consiglio comunale di San Benedetto del Tronto): Dobbiamo trovare una via non tanto per uscire dalla Bolkestein, ma perché non possiamo permettere che ci tolgano la nostra azienda. Ricci ci mette la faccia, non sempre le altre associazioni lottano come voi. C’è troppa gente che campa sul turismo senza lavorare sul turismo.
BRUNO BUCCIARELLI (presidente Confindustria Ascoli): Saremo al vostro fianco, non vi possono togliere le aziende, è inverosimile. Sono al vostro fianco.
GAETANO SORGE (Assoalbergatori San Benedetto del Tronto): In questi ultimi mesi la riflessione si sta facendo politica. Prima avevamo l’impressione che questo fosse un problema solo delle concessioni, negli ultimi mesi vediamo che il problema è ben più ampio, domani potrebbe toccare ad altri. Questa non è l’Europa di Schengen, della libertà, questa è l’Europa della finanza. La risposta è ben più ampia, e quindi dobbiamo coinvolgere chi non la pensi in maniera tanto piatta e terribile, questa è l’Europa della finanza, dobbiamo riflettere.
GIUSEPPE RICCI: Siamo qui oggi per decidere di fare il passo decisivo, un pool di avvocati che possano combattere a livello nazionale e sovranazionale. Qui ci sono leggi e provvedimenti retroattivi che penso non possano essere realizzati.
LAILA DI CARLO (avvocato): Sono un avvocato di Pescara, da un paio di anni mi occupo di questo argomento, parlerei di imprese e non di aziende, noi dobbiamo difendere le imprese esistenti. Mi trovo d’accordo con il rappresentante di Rimini e il presidente Calvaresi, quando dicono che occorre un grande supporto politico. Io dalla politica ho sempre ricevuto grande disponibilità, ma alla fine ci chiedevano una proposta normativa che abbia le gambe per stare in piedi, perché non si tratta di normativa nazionale, sono cambiati i parametri di riferimento. In commissione europea, due commissari, di cui uno tedesco, hanno spiegato che per l’Europa trovare delle mitigazioni o salvezze del settore non ci sono, e anzi che la direttiva intende avviare la libera circolazione dei servizi, quindi da qui possiamo avviare una procedura di difesa. Dal viaggio in Europa, all’interno della direttiva servizi, viene lasciato uno spazio agli spazi membri, di declinare a seconda delle proprie esigenze la normativa europea. Insomma, in presenza di predominanti motivi di interesse pubblico è possibile "mitigare e mantenere" dei criteri di applicazione per la salvaguardia del settore, tra cui "ambientale" e "sicurezza pubblica". Noi saremo tanti giovedì a Roma, e a differenza di altre sigle nazionali non adeguati e non pertinenti alla gravità del momento, l’Itb ha avuto coraggio. All’indomani dell’appuntamento concordato con la senatrice Granaiola che ha ottenuto l’incontro del 23 febbraio, con le associazioni sindacali "sciolte", e per risposta le 4 sigle principali italiani fanno richiesta di deroga senza però nessuna proposta normativa. Ieri a Milano alla domanda di un rappresentante del Sib il ministro Gnudi ha detto che aspetta delle proposte al tavolo del 23 febbraio prossimo. La delegazione dell’Itb sarebbe stata rappresentata da Giuseppe Ricci e l’avvocato Domenico Ricci, che ha lasciato il posto a me e lo ringrazio. Noi daremo un messaggio: vogliamo far parte del cambiamento, noi non abbiamo mai chiesto di andare contro legge, le leggi vanno applicate nell’ottica di un panorama economico esistente e non contro legge. Le nostre considerazioni le abbiamo presentate da un professore universitario di Pisa, per non apparire troppo unilaterali. La politica solitamente quando vuole valorizzare dei beni immobiliari, ha effettuato dei passaggi dai beni demaniali indisponibili a disponibili. Nel passato un bene demaniale marittimo è stato in Italia valorizzato dalla concessione. In Italia a mano a mano che si è urbanizzato delle aree, allora vi è stata una cessione dei beni demaniali, ovunque. Se questo governo ha voglia di non applicare una teoria economica in modo astratto, ma vuole applicare il modello economico della valorizzazione delle risorse indisponibili, può farlo se l’Italia è tutta bagnata dal mare e soltanto il 25% è in concessione, senza dimenticare che le nostre imprese non hanno depauperato il bene ambientale ma anzi lo hanno protetto e valorizzato grazie agli interessi economici. L’impresa balneare realizza il principio di sviluppo sostenibile, un principio carissimo all’Unione Europea. Noi il 23 saremo al cospetto dei supertecnici, non so se sapete che il ministro Moavero è stato membro della Corte di Giustizia europea. Non credo che in questo momento dobbiamo pensare ad azioni giudiziarie. Credo che abbiamo interlocutori, dal 23 in poi, in grado di capirci. Lo Stato ha una grande risorsa naturale che merita di essere tutelata, questo non significa che la risorsa naturale non possa essere valorizzata. Non possiamo andare all’asta perché un utilizzatore potrebbe non avere i requisiti tecnici di gestire il bene demaniale con i doveri che lo Stato si prefigge. La parola "liberalizzazione" ci ha fatto molto paura, ma la sua corretta liberalizzazione ci tutela, aprire al mercato non significa cancellare le imprese esistenti ma garantire ulteriori accessi, non in modo indiscriminato ma con la realizzazione di un quadro conoscitivo del demanio marittimo esistente e regolamento delle destinazioni marittime di zona (aree di battigia, aree di spiaggia, aree di arenili). Nell’arenile troviamo strutture commerciali, bar, ristoranti, discoteche, abitazioni. Il demanio marittimo non deve essere considerato come un altare intoccabile, ma valutato secondo le destinazioni stabilite dalle amministrazioni comunali. Il bene naturale deve essere preservato: noi non siamo propensi ad una liberalizzazione selvaggia, c’è tanto da aprire al mercato ma non in maniera indiscriminata. Voglio accennare al concetto di sdemanializzazione, avanzata da Itb, e abbracciata anche a Pescara, e qui abbiamo fatto un passo laterale sul concetto di arenile. Ora parlare di sdemanializzazione può essere inteso dai nostri detrattori come alla sottrazione al patrimonio nazionale della privatizzazione del demanio marittimo. Non è ovviamente così: noi abbiamo recepito le istanze di coloro che non fanno impresa balneare. Un esempio: in montagna, quando non nevica, si spara la neve artificiale, e quindi si dà vita ad impianti stilistici, questo non significa che se un ristorante è sul mare allo stesso modo sta svolgendo attività balneare. Quindi vogliamo proporre questa soluzione normativa.
DOMENICO RICCI (avvocato Itb): È vero che si può uscire dalla direttiva, ma è vero che se arriviamo a questo intento, abbiamo anche altri problemi, perché sono stati abrogati alcuni articoli che ci farebbero cadere in un vuoto normativo, e quindi dobbiamo recuperare una base. Il canone che paghiamo è un corrispettivo che paghiamo per l’uso della terra, e che non siamo una concessione di servizi, come definito dalle direttive europee del 2004, che non fanno rientrare nei servizi i servizi spiaggia. Tutto ciò ribadisce l’importanza del sistema balneare italiano, e infatti la Commissione europea è stata invitata a valutare l’impatto nelle piccole e medie imprese. Quindi ci sono diverse questioni per ottenere la deroga, ma a quel punto, nel dicembre scorso, in un incontro tra alcuni europarlamentari e il commissario Barnier, l’unica soluzione era di realizzare una legge che rientrasse all’interno dello Small Business Act e del market system act. Il Trattato di Maastricht stabiliva di considerare tutte le consuetudini interne agli stati. Lo Small Business Act per la maggior parte è stato recepito dallo Stato italiano, in considerazione "dell’importanza dello sviluppo rivestito dalle imprese della filiera turistica", le nostre.
IGNAZIO ABRIGNANI (deputato Pdl): Il primo compito che ho ricevuto, per così dire, da Ricci, è stato quello di far sentire la voce della vostra associazione. Per cui sono ben felice che il 23 a Roma anche l’Itb faccia sentire la propria voce. Io sono di Marsala, ho anche un sentimento affettivo per difendere una categoria che ha fatto vivere sempre il mare con gioia. È vero, noi abbiamo una direttiva che ci sta obbligando verso una certa strada, c’è una procedura di infrazione. È vero che dobbiamo difenderci a livello tecnico, ma c’è da far capire che la storia, l’ambiente, la cultura del nostro paese è rappresentata da una questione nella quale il demanio marittimo ha una valenza ben diversa rispetto al resto d’Europa. Lo dico con autocritica: noi non siamo stati in grado di spiegare che come altri paesi hanno tutelato, con deroghe, alcune questioni locali significative, noi dovevamo spiegare che la storia delle nostre coste va assolutamente tutelata. Certo, oggi non è facile, siamo in corsa, ma se tutte le associazioni unite e con questo governo e il Parlamento, che comunque è tutto su queste posizioni al di là di piccole posizioni personali, possiamo muoverci. Il governo ha dei tempi di intervento, certo adesso dobbiamo puntare alla cessione dei beni, perché queste proroghe non toglie quelle ansie e angosce e senso precario che vi apparterrebbe. Proviamoci, il momento potrebbe essere propizio, facciamo la proposta, diamo la possibilità di acquistarlo, naturalmente con certi paletti, ma magari anticipando il canone per trent’anni, in fondo voi lo curate e lo tenete a norma, il mio sogno è questo. Diamo la possibilità a chi vuole smettere di vivere in angoscia. Non lo dico solo come deputato ma anche come italiano, noi italiani amiamo il mare e ringrazio chi ce lo fa vivere con tanta professionalità.
GIUSEPPE RICCI: Questo ci dovranno dire i nostri governanti, che legiferano: cosa farà un giovane che si è indebitato con un mutuo per prendere uno stabilimento, e gli tolgono il lavoro e anche la casa data per ipoteteca!
AMEDEO CICCANTI (deputato Udc): Da cinque anni avete ricevuto solo chiacchiere. La direttiva Bolkestein è stata decisa dai capi di Stato e di governo, e recepita nel 2006 da tutti i gruppi parlamentari, al massimo qualcuno si è astenuto a titolo personale… L’audizione al Senato del ministro Bernini di qualche mese fa è stata chiara: il monitoraggio riguarda servizi esclusi, per includerli nella Bolkestein, e non per escludere quelli inclusi. Ed ora il nuovo ministro dice le stesse cose. Ha ragione il collega Abrignani, bisogna chiedere scusa. Io dico che bisogna chiedere scusa non una volta, ma due volte, tre volte. Ad esempio per la procedura di infrazione con la quale la Commissione europea ha messo in infrazione l’Italia, per due anni non ci sono state risposte. So che non siete ben visti dalle altre associazioni, perché sulla Bolkestein tenete una posizione forse accademica. Il 23, se ci andate sul comma 2 della legge delega che deve essere esercitata entro i 15 mesi prescritti dalla legge comunitaria, perché la scadenza è con il periodo delle votazioni del 2013, se questa salta è la vostra crisi, la proroga al 2015 è una cosa eccezionale. Perché il governo passerà poi la palla alle regioni, quindi arriveremo alla fine del 2014, e lì poi si faranno le aste (si interrompe per l’intervento di alcuni imprenditori: "Noi le aste non le faremo mai, il nostro bagno non lo regaliamo a nessuno, se la politica ha sbagliato deve rimediare, basta con il politichese, qui la tensione è altissima!", e poi c’è un intervento di un imprenditore romagnolo: "basta tirare il sasso e nascondere la mano!"). Poi vediamo come aggredire la questione: già ci sono delle attenuazioni in relazione all’ammontare degli investimenti, questo è un principio che non lascia a mani nude il concessionario. Bisogna prevedere i criteri e le modalità di affidamento, qui io sposo in pieno la teoria dell’avvocato Ricci che ripete che abbiamo una scappatoia, quando l’Europa ci dice di rispettare la Bolkestein ma ci dice anche di rispettare lo Small Business Act, se l’Europa mi dice che dobbiamo rispettare la microimprese, ne ho parlato col ministro Milanese e la proposta gli sembra interessante. Dovete fare pressing sugli assessori al turismo regionali perché facciano dilazione di questi termini. Occorre che le varie categorie si presentino con una proposta unitaria insieme alle Regioni. Secondo me invece la questione del diritto di superficie rischia di portarvi fuori strada, anche perché la concessione è certa e stabile rispetto all’autorizzazione. Io concludo: non sono d’accordo con il collega Abrignani sulla procedura della sdemanializzazione e la vendita, perché su quel terreno si alzarebbe l’Italia intera, la mia coscienza di italiano non riesce a seguirvi. Questa norma non sta in testa a nessuno se non una minoranza di persone come quella del mio collega Abrignani, del quale ho grande stima, ma ho anche una idea diversa.
SANTE DALL’ASTA (balneare di Rimini): Il Parlamentare Europeo Tajani ci enumera come "qualche centinaio", ma se uno è così incompetente da non sapere neanche il numero di persone che ha di fronte, se fosse in un’azienda privata sarebbe licenziato in tronco. Noi, caro onorevole, possiamo fare solo delle azioni legali. Facciamo che ci sono 29 mila azioni legali contro l’esproprio, noi siamo uno Stato di diritto.
FRANCO CAPRIOTTI (balneare di San Benedetto del Tronto): Sono felice che tutto sia registrato. Questo è un inizio, fra poco accadrà alle nostre industrie, questo è un problema minimo, ma dove sta scritto nelle liberalizzazioni dei tassisti si diceva "ve ne diamo multiple", a noi ce le tolgono. Io dico che se va così, e non può andare così, qualcosa deve accadere. Il criterio dell’Europa è: chi paga di più si prende l’azienda e ci caccia, grazie.
EZIO FILIPUCCI: Voglio chiarire qualcosa riguardo Ciccanti. Io ero Fiba, associato al Comitato Balneari Toscana. Solo Oasi non era per l’uscita dalla Bolkestein, adesso ha firmato il documento unico con tutti gli altri. Noi siamo qui per il rispetto dei principi comunitari: crescita, occupazione e reddito, non la Direttiva Bolkestein o Servizi, non si chiama così. Leggiamo la regola direttiva 123/06: "L’autorizzazione al prestatore non ha durata limitata". Nella Direttiva non si parla di aste, ma di evidenza pubblica, che è simile ma non è la stessa cosa. Noi siamo entrati in questo imbuto a causa di un errore del Parlamento italiano, la 123/06 noi l’abbiamo recepita con un anno e mezzo di ritardo, per quello siamo entrati in infrazione, nel 2010 ha fatto la legge e l’ha fatta male al che Barnier ha mandato l’infrazione, che non è una pistola puntata alla tempia ma "una semplice richiesta di osservazione di un paese". Il governo ora ha fatto passare due mesi, e quindi siamo ancora in infrazione. Qui avete chiesto scusa, a nome di diversi governi, Prodi, Berlusconi, e questo va bene, ma a noi le scuse non ci bastano, qui non avete pestato un piede, ma con questo errore state causando un problema al Paese Italia. Io ho un mutuo sulla mia casa di proprietà per riqualificare la mia impresa acquistata da mio padre trent’anni fa. Ora hanno tolto l’articolo 37 e i 6+6, ricordiamo che il commissario Barnier è stato già ripreso per errori su altre leggi. Noi siamo 30 mila, solo mille sono attivi? Beh spendiamo mille, duemila, diecimila euro che possiamo investire, sono milioni di euro, se il governo vuole noi investiamo domani per far ripartire questo paese. Qui si parla non di cavilli giuridici, ma della base delle volontà europee, ovvero sostenere delle aziende esistenti e farne partire di nuove, il resto sono solo scuse per un esproprio alle aziende esistenti che noi non accetteremo mai.
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