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L’ipotesi del governo balneare: riforma spiagge tra le priorità

Si fa strada lo scenario di un premier che duri appena una stagione estiva. E che dovrebbe avere come priorità il riordino delle concessioni demaniali marittime.

Dato che i partiti politici non si mettono d’accordo, ad amministrare l’Italia potrebbe essere un governo balneare. È proprio questa la definizione tecnica che si sta facendo strada tra i corridoi politici, a distanza di due mesi esatti dalle elezioni che non hanno decretato una maggioranza in grado di governare.

Per questo si sta parlando di “governo balneare“, intendendo cioè un governo che durerà appena una stagione estiva. E viste le profonde spaccature in parlamento, lo scenario è molto probabile.

Il primo esecutivo a essere definito “governo balneare” fu quello guidato da Giovanni Leone nel 1963. Dopo le elezioni politiche di maggio, l’allora presidente della Repubblica Antonio Segni affidò l’incarico di formare il governo ad Aldo Moro, ma l’accordo di coalizione con il Partito socialista viene bocciato dal comitato centrale, e così il leader della Democrazia cristiana fu costretto a rimettere il mandato. A quel punto il presidente della Camera Giovanni Leone formò un governo monocolore dc di transizione, con lo scopo dichiarato di approvare il bilancio dello Stato entro il termine del 31 ottobre. Il premier giurò nel solstizio d’estate (il 21 giugno) e rimase in carica fino al 4 dicembre, quando i tempi erano diventati maturi per un governo di centrosinistra organico a guida Moro con maggioranza Dc, Psi Psdi e Pri. Fu per questo che il governo Leone fu definito a posteriori “governo balneare“.

Tornando al giorno d’oggi, l’incognita è su chi potrebbe guidare questo governo ponte: il candidato del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, in quanto primo partito? O quello della Lega Matteo Salvini, in quanto leader della prima coalizione? O ancora, un governo tecnico guidato da un Gentiloni bis o da una personalità esterna come Mario Draghi o Antonio Tajani?

Le ipotesi sono innumerevoli, ma per i nostri lettori ciò che conta è una cosa soltanto: che il governo, anche se avrà durata breve, risolva la questione balneare. Le attuali concessioni sono infatti in scadenza il 31 dicembre 2020, ed è assolutamente necessario che il prossimo governo vari una riforma che dia certezze oltre tale data per sbloccare gli investimenti e far riprendere il settore. Soprattutto se sarà, appunto, un “governo balneare”.

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