I balneari francesi protestano contro le liberalizzazioni delle spiagge e ottengono l’appoggio di tutti i vip che frequentano la Costa Azzurra, da Robert De Niro a Jean-Paul Belmondo. Come in Italia, anche in Francia il governo ha varato un “décret plages” (decreto spiagge) che minaccia di far scomparire diverse decine di lidi attrezzati, scatenando le proteste degli attuali imprenditori. A segnalarlo, ieri, il quotidiano La Stampa, che spiega in un articolo firmato dall’inviato Andrea Fassione: «Un colpo di spugna chiamato “décret plages”, approvato dal governo francese nel 2006» (all’epoca il premier era Chirac), avrebbe lo scopo di «liberare gli arenili dal cemento e dall’occupazione perenne di ristoranti, lettini e ombrelloni».
Il decreto è stato approvato lo stesso anno della famigerata direttiva europea Bolkestein che tanti problemi ha causato anche in Italia, ma la protesta dei balneari francesi è scattata solo adesso che si sta avvicinando la scadenza prestabilita: «Entro il 2020 lo Stato deve tornare in possesso dell’80% delle spiagge naturali e del 50% di quelle artificiali», spiega La Stampa. Per “spiagge artificiali”, i cugini d’oltralpe intendono le coste realizzate dall’uomo nei tratti dove la spiaggia naturale è troppo corta, molto comuni in Costa Azzurra. Ed è proprio in questa regione, al confine con l’Italia, che l’economia balneare è più sviluppata e che si è concentrata la protesta degli imprenditori balneari, ottenendo l’appoggio delle numerose star che frequentano questi lidi. Tra questi, come detto, figurano Robert De Niro, affezionato cliente del Tetou a Golfe Juan, e Jean-Paul Belmondo, che passa le vacanze al Moorea Nui Plage di Juan les Pins. Ed è proprio il titolare del Moorea, intervistato dal giornalista de La Stampa, a illustrare la situazione: «Artisti internazionali che cercano la spiaggia defilata – dice Frederic Dijan – e che dall’oggi al domani rischiano di ritrovarsi fianco a fianco con chi si porta i panini nel frigo. Questa era la spiaggia di Pavarotti, è venuto a trovarci Bono degli U2 e hanno suonato da noi Elton John, Madonna e Mick Jagger coi Rolling Stones». Eppure a settembre, stando a quanto stabilirebbe il “décret plages”, le strutture fisse del Moorea devono scomparire per far posto a manufatti di facile rimozione di chi vincerà i bandi.
Dal punto di vista normativo, la situazione francese è lievemente diversa da quella italiana (in Francia le concessioni balneari avevano già una durata limitata a 12 anni con diritto di prelazione in favore dei Comuni), ma la novità dell’obbligo di smantellamento e sostituzione delle strutture ha fatto scatenare la protesta dei titolari, che avrebbero deciso di puntare su due strategie: farsi riconoscere la specificità territoriale (come previsto anche dalla direttiva Bolkestein) o, in alternativa, non partecipare in massa ai bandi in segno di protesta e intraprendere un serrato braccio di ferro col governo. A confermarlo è Bernard Matarasso, presidente dell’associazione balneare della Costa Azzurra, che spiega su La Stampa: «Si tratta di un’aberrazione per l’economia e di un dramma per i nostri impieghi». Ancora più drastico è Alan Palamiti, titolare della spiaggia “Les Pirates”: «Confido in un ripensamento. Ma se il decreto non sarà sospeso, sulle nostre spiagge si abbatterà uno tsunami».
E dall’Italia arriva la solidarietà dei colleghi tramite le parole di Alessandro Riccomini, presidente regionale di Cna Balneatori Liguria, bene informato sulla situazione dei vicini confini. Dice Riccomini in una nota diramata ieri: «Nella vicina Francia si sta consumando il dramma che da anni scongiuriamo. Migliaia di imprese balneari, che generano ricchezza e occupazione nel tessuto economico entro il quale sono inserite, condannate da un decreto legge. Il sistema balneare ligure e quello francese, non solo per una questione di prossimità territoriale, sono simili. Si tratta di un modo di offrire servizi alla clientela costruito in anni di esperienza da imprese storiche che, sulla base delle richieste avanzate nel tempo dagli avventori, hanno saputo creare un’eccellenza senza uguali in Europa e hanno garantito servizi di pubblica utilità per il mantenimento della pulizia degli arenili e con il servizio di salvataggio dei bagnanti».
«Dal momento che le concessioni demaniali marittime – prosegue Riccomini – sorte nel vigore dell’articolo 37 del codice di navigazione e dell’articolo numero 10 della legge numero 88 del 2001, debbono ritenersi contratti di durata pluriennale (indeterminata ovvero infinita), la tutela del legittimo affidamento impone, nell’aprire il mercato turistico balneare a nuovi operatori, di garantire la stabilità dei rapporti di quegli operatori, prudenti e accorti, che hanno fatto legittimamente affidamento sulla conservazione della situazione giuridica esistente».
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