di Alex Giuzio
Sono trentamila imprese a gestione familiare, e stanno vivendo il rischio di essere espropriate a causa dell’applicazione della direttiva Bolkestein, un testo europeo di stampo iperliberista che apre alla messa all’asta delle concessioni demaniali marittime. Ma i titolari degli stabilimenti balneari non ci stanno: il frutto di decenni di lavoro e investimenti non può essere messo all’asta con la leggerezza che aveva caratterizzato la proposta dell’ormai ex ministro al turismo Piero Gnudi.
Questa storia la raccontiamo ormai ogni giorno, da più di due anni, su Mondo Balneare. A ribadirla non sono solo i sindacati di categoria, ma anche i comitati spontanei di balneari nati in tutta Italia e, non da ultimo, le "Donne d’amare". Così si chiama un blog aperto di recente da Alessia Cepollina, Bettina Bolla e Vittoria Ratto, tre imprenditrici balneari liguri che hanno deciso di raccontare il disagio dei concessionari di spiaggia dal punto di vista femminile, col duplice ruolo imprenditoriale e familiare che le contraddistingue. Nel loro blog (donnedamare.wordpress.com, persino in versione inglese) si possono leggere decine di storie narrate in prima persona da famiglie che il turismo balneare lo hanno visto crescere e che ora rischiano di farselo portare via: c’è il bagno Pinuccia di Varazze (Liguria), sorto alla fine dell’800 come cabina temporanea per far spogliare un turista e attualmente gestito da Marta Piazza; c’è Mariagrazia Scartabelli la cui madre ha acquistato il bagno Arizona a Viareggio (Toscana) nel 1967 contro il volere del marito; ma c’è anche Stefania Matteini che ha comprato uno stabilimento a Lido Di Spina (Emilia-Romagna) nel 2006, proprio l’anno della direttiva Bolkestein, e che teme di non recuperare più il suo investimento.
Le "Donne d’amare", oltre a raccogliere decine di preziose testimonianze che ben raccontano la tradizione del turismo balneare italiano, hanno anche saputo portare avanti una serie di incontri con personalità importanti, come l’eurodeputato Lara Comi e il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti; quest’ultimo noto per le sue posizioni contrarie agli attuali imprenditori balneari. L’intensa attività delle "Donne d’amare" e l’efficacia comunicativa con cui hanno presentato il problema Bolkestein ha portato la stampa nazionale a interessarsi di questo gruppo, che si sta muovendo in tutta la penisola portandosi dietro una solida e sana immagine imprenditoriale, soprattutto dopo che, lo scorso 19 dicembre, ha organizzato un sit in davanti al Senato (nella foto) per ricordare il problema Bolkestein alla classe politica che aveva appena approvato una miniproroga delle concessioni fino al 2020, misura assolutamente insufficiente per assicurare il ritorno degli investimenti.
Ora le "Donne d’amare" stanno lavorando a una serie di convegni che porteranno la questione balneare nelle più importanti piazze italiane: la tenacia femminile, oltre che in famiglia e nell’attività lavorativa, si sta rivelando un punto di forza per il problema dei balneari italiani, che la categoria deve sfruttare il più possibile.
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